Τό τῶν Θεῶν Άπόῤῥητον

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Il Segreto degli Dei


"Non farlo. Abbi pietà."

"È l'unico modo. Si è commesso un grosso sbaglio."

"Come puoi dire che questa creatura sia uno sbaglio!"

All'interno della sala principale della meravigliosa dimora di Zeus, vi erano due divinità che litigavano, prese dall'ansia e l'angoscia. Più discutevano più sentivano il senso di paura soffocare i loro polmoni; il senso di paura per l'inconveniente da loro commesso.

"Io non la ammazzo!" Esclamò la figura femminile, sbattendo il proprio piede su quello dell'altro.

"Se non erro, dovremmo essere nemici noi due. Cosa ti interessa di quella creatura bastarda?!" Controbattè il Dio.

"Sono stata io a crearla!"

Tutto ciò stava avvenendo davanti agli occhi scrutatori di Zeus, Padre degli Dei.
I due non avevano potuto nasconderlo a Zeus, non una cosa così grande. Egli non era certo felice dell'accaduto, ma non voleva neanche creare disordine tra gli Olimpi e tutte le creature divine. E, in fondo al suo cuore, non voleva neanche che le due divinità che gli stavano a cuore finissero nei guai con l'intero mondo.

Lì non solo c'era in gioco l'ordine politico e sociale dell'Universi, ma anche l'importanza che i due detenevano. Nessuno li avrebbe più rispettati, avrebbero perso importanza nella scala sociale delle divinità, ed alcuni avrebbero anche provato ad estirpare il loro ruolo di Olimpi. Il peggio che poteva immaginarsi era l'intera decadenza del suo regno in seguito a varie guerre divine o l'estinzione degli uomini del ferro, l'attuale genere umano.

Perciò, Zeus era lì, sul suo trono, a guardare ed ascoltare le due divinità urlare e litigare, mentre con la sua immensa forza divina impediva agli altri Olimpi di tornare alla dimora durante quel trambusto.

"Ok. Va bene! Se vuoi tienila come animale domestico. Ma almeno non mettermi in mezzo!" Sbottò il maggiore, perdendo completamente la pazienza.

"Sai meglio di me che prima o poi lo capiranno!"

"No! Se mentirai nessuno lo saprà!"

"Ma ti senti quando parli?! Non si mente! E poi, da dove sarebbe uscita?"

"Non so, magari se te ne andassi da Efesto, con cui hai già avuto un figlio, nessuno sospetterebbe!"

"No! Non se ne parla! Devo continuare a far valere il mio status di Vergine!"

"Sì, certo. Vergine per idea! Io ho anche una moglie! Secondo te come la prenderebbe se sapesse di tutto ciò?!"

"Mi hai stancata!"
"Mi hai stancato!"

Poi, una folgore d'energia esplosa nella stanza, e il silenzio calò fra loro.
Zeus si era alzato, e sembrava furente.

"Ho trovato la soluzione al vostro problema." Annunciò, avvicinandosi ai due con passo lento.

"Questa stessa notte, tu partorirai" Ordinò verso la donna. "Tu la farai partorire." Continuò verso l'altro, passandogli poi una lucente spada forgiata in oro e contornata da piccoli zaffiri.

"Padre! Lui mi ucciderà!"

"Se lo fa, avrà punizione ben peggiore, figlia mia." La rassicurò il Dio, guardando l'altro in sottecchi. "Bene, ho capito. Dopo? Che ce ne facciamo?"

"Non la vorrai uccidere, vero Padre?"

"No. La porterai dalla tua fedele umana più fidata. Questa creatura dovrà credere di non avere padre."

"Quindi... La devo abbandonare?" Chiese quasi disperatamente la Dea, per la prima volta con le lacrime agli occhi.

"Sì..."

Ella si rassegnò al destino. Il fato voleva ciò, e nemmeno gli dei avrebbero potuto andargli contro.
Si mise seduta su una sedia, guardando le due divinità con uno sguardo misto a coraggio e tristezza.

"Fallo. È questo il suo Destino."

La divinità si avvicinò piano, brandendo con entrambe le mani la lucente spada. Si posizionò, caricò, e fece per infliggere il colpo. Però, poco prima di toccare la lattea pelle di lei, fermò d'istinto i suoi movimenti.
Preso da un senso di pietà, accarezzò la pancia gonfia con una mano, per lasciarci un dolce bacio.
La figura femminile si aspettava di tutto, persino che le infliggesse i mali peggiori con quella spada divina. Ma certamente, non si sarebbe mai aspettata questo improvviso affetto nei suoi confronti, o meglio, in quelli della creatura.

Da lì, le lacrime erano presenti agli occhi di entrambi, un po' per l'emozione, un po' per la paura.
Stavano sfidando loro stessi, la loro storia, i loro cari.

Eppure, quella notte, nacque una nuova Dea; una bastarda per molti, un trattato di pace per altri, ed una vera creatura per pochi.
Da lì a pochi minuti, la madre l'avrebbe portata dalla sua più fedele sostenitrice, residente a Magdala.
Da lì a qualche minuto, ella avrebbe avuto impressi i segni dei propri genitori, il segno distintivo della sua illegalità, della sua provenienza. Ma, tutto tranne che della sua rovina.

"Ci rivedremo prima di quanto pensi, Magdalini, figlia mia..."

"

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Χαρμολύπη - Un Amore InvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora