α. Ή Άνθρώπεια

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L'Umana

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L'Umana

Durante le lezioni accadevano un sacco di cose, come rimproveri da parte delle professoresse, spiegazioni ambigue e battute poco formali da parte dei compagni più coraggiosi. Ma ciò su cui la ragazza si interrogava maggiormente era il fatto di dover studiare inglese.

Ella era molto brava con il greco, anche non essendo del luogo, ma non le andava giù l'inglese. Era strano, anche per lei, ma non lo riusciva a leggere; ogni qual volta, le lettere cambiavano di posto, si invertivano e giocavano con gli occhi della ragazza. Non era certamente facile per lei vivere durante le ore di quella materia, per sua sfortuna, obbligatoria. Nessuno sembrava prenderla troppo sul serio riguardo l'argomento, e ciò influiva anche sulla sua media comportamentale.

E ogni volta, durante quelle particolari ore di lezione, ella stava sempre a pensare alle sue sventure in quella classe, non accorgendosi neanche quando qualcuno la scuoteva per il braccio a cui si appoggiava la testa.

Un gran tonfo risuonò nella classe.
La ragazza, alzò la testa senza nemmeno aspettare di riprendersi dalla botta, portandola a provare un gran dolore al cranio.

"Cavolo... Perché l'hai fatto...?!" Esclamò, rivolgendo lo sguardo al suo vicino di banco. Lui ammiccò verso la cattedra, e vide la grossa e vecchia professoressa di inglese guardarla con disprezzo.

"Eh...?"

"Signorina, mi legga questa frase" Ordinò dura la donna, puntando il dito bitorzoluto verso la cattedra.
Allora, Magdalene, presa dal panico, voltò di nuovo lo sguardo verso l'amico, che però sembrava essere nella sua stessa situazione.
Presa dallo sconforto, provò ad affidarsi al proprio istinto.

"My... book... is..." Cominciò a leggere lei. Però, subito dopo le lettere cominciarono a mischiarsi, a ballare e rincorrersi, formando parole incomprensibili. Provò a continuare a leggere, a capire il significato di quelle parole, ma era impossibile per lei. Strizzò gli occhi, si sporse verso il banco, nel tentativo di guardare meglio, eppure l'unica cosa che ottenne fu un leggero mal di testa.

"Non continua, signorina Shapira?"

"Non... Riesco a leggere, prof..." Cercò di dire la studentessa, posandosi una mano sul capo.

"Si avvicini alla lavagna, allora"

"No, professoressa. Non riesco a capire le lettere. Cambiano di posto in continuazione, non riesco a capir-"

"Basta con le scuse, Shapira! Esca dalla classe se non vuole ammettere che dopo due anni non riesce ancora a leggere l'inglese!" Sbottò di colpo la professoressa, e la ragazza uscì dalla classe a sguardo alto. Dopotutto, non era colpa sua se aveva questo tipo di dislessia. Perché vergognarsene?

La porta dietro di lei sbatté violentemente, facendo vibrare i vecchi muri scrostati del liceo.
Magdalene sospirò, infastidita dalle parole della prof, anche se grata di non dover assistere un minuto di più a quella lezione più che noiosa. Così, si sedette sul pavimento di marmo, e l'ora restante passò velocemente.

E finalmente la campanella suonò, segnando la fine delle lezioni nella scuola superiore di Atene.
Magdalene non aspettò due secondi ad alzarsi e uscire immediatamente dall'edificio scolastico, pronta a buttarsi a peso morto sul suo letto una volta tornata a casa.

"Magdalene!" La richiamò qualcuno da dietro, e girandosi la ragazza incontrò lo sguardo del suo carissimo vicino di banco, che con una corsetta la raggiunse.

"Oh! Taeyong! Facciamo la strada insieme?" Chiese ella, guardando sorridente il suo unico amico. "Certo"

I minuti passavano, e i due amici se ne restavano in silenzio, quasi confortati dallo scalpiccìo dei loro passi. La loro relazione passava dai momenti più esilaranti nei quali non riuscivano a smettere di ridere, ai silenzi tombali che li avvolgevano indiscreti. E quest'ultimo succedeva specialmente dopo aver passato una giornata dura e difficile.

"Comunque, scusami se prima non ti ho aiutata. So che tu fai molta più fatica di me nel leggere quell'alfabeto" Si scusò d'un tratto il ragazzo, abbassando lo sguardo, ma Magdalene scrollò le spalle con indifferenza.

"Non fa niente, Taeyong. Non è colpa tua se quella poco di buono non capisce niente" Lo tranquillizzò Magdalene, avvolgendogli le spalle con un braccio, seppur ostacolata dalle loro altezze differenti.

"Dopotutto, questo è l'inizio del terzo anno. Ho ancora 8 mesi per recuperare!"

 Ho ancora 8 mesi per recuperare!"

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