8. IL CAMPETTO DA CALCIO.

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Il vento accarezza il mio viso mentre sorrido come una bambina. Lo conosco solo da tre giorni eppure non vorrei essere da nessun'altra.
Chi è questa nuova ragazza?
Cos'è questa felicità improvvisa?
<<Dove stiamo andando?>> gli domando curiosa.
<<Al campetto da calcio.>>
Come?
<<Perché proprio lì?>>
Non capisco.
<<Fai troppe domande piccola ribelle.>> 
<<E tu smettila di fare il misterioso.>>
Sorride guardandomi dallo specchietto del motorino.
I suoi occhi chiari sono spettacolari, brillano anche al sole.
Ad un certo punto svolta a sinistra e ci fermiamo.
<<Ecco siamo arrivati.>>
Posiamo i caschi e c'incamminiamo verso il cancello.
<<Dobbiamo scavalcarlo.>>
<<Va bene...>> osservo il cancello <<aspetta, cosa?!>> domando incredula.
<<Ho detto che per entrare dobbiamo scavalcarlo.>> mi ripete.
<<Sei impazzito? È proprietà privata.>>
<<No piccola fifona, è abbandonato.>>
<<È inquietante lo sai vero? Potresti farmi del male.>>
<<Allora sei entrata in pieno nella mia trappola.>> afferma malizioso.
<<Ti credi simpatico, non è così?>>
<<Lo sono.>> 
Modesto.
<<Quanto sei convinto.>>
Ride.
Quella maledetta risata mi farà impazzire.
<<Bene, ora muoviamoci.>>
Scavalco con il suo aiuto e davanti a me c'è un grande campetto con foglie e rametti. Nell'insieme è ben curato, come se fosse già frequentato da qualcuno.
Da lui, penso.
<<Vieni spesso?>> 
<<Si, ogni giorno.>>
<<Capito.>>
Mi guarda perplesso.
<<Non mi chiedi il motivo?>>
Avanza piano verso di me e siamo di nuovo vicini.
Sento il rossore sulle mie guance.
<<N-no presumo sia personale.>>
Non sono una ragazza che fa tante domande, preferisco aspettare.
<<Lo è.>> mi guarda negli occhi.
Il suo corpo emana calore...
<<Perché mi hai portata qui?>>
Le mie guance sono ancora più rosse.
<<La verita?>> sospira <<non lo so neanch'io perché tu sia qui con me.>>
Non rispondo, mi limito a fissarlo imbarazzata.
<<Ma sai la parte buffa qual'è?>> continua <<che ti conosco solo da qualche giorno.>>
Ti capisco.
Ci guardiamo in silenzio, per un attimo il tempo si ferma e dentro di me sento solo un rumore: il mio cuore che batte forte;
<<Allora...ti va di giocare a calcio?>> mi domanda per stemperare il momento imbarazzante.
<<Si, va bene.>> ritorno a respirare.
<<Hai mai giocato?>>
<<No, però sarà divertente provarci.>>
<<Va bene, allora giochiamo.>>
Incominciamo a giocare, ridiamo e ci divertiamo come due bambini. Ho l'affanno, le ginocchia sbucciate per le cadute ma non m'importa perché mi sto benissimo.
Vorrei restare così per sempre ma purtroppo, le ore passano in fretta ed è già sera.
<<Brian, devo tornare a casa.>>
<<Hai ragione è tardi.>>
Così mi accompagna e dopo dieci minuti siamo sotto casa.
<<Ehm...è stata u-una bella giornata.>> affermo balbettando.
<<Si è vero. Mi hai fatto ridere, tanto.>>
Anche tu.
<<E tu sei stato poco arrogante.>>
<<È un complimento?>>
<<No, non lo è.>>
Sorride.
<<Adesso posso avere il tuo numero di telefono?>>
Non si arrende mai.
<<E va bene...ma non farti strane idee, mi raccomando.>>
<<No, mai.>> alza le mani.
Gli scrivo il numero sul suo cellulare e lo saluto mentre va via.
In che guaio ti sei cacciata, ingenua Ginevra?

QUELLA RISATA CHE MI HA RUBATO IL CUORE ♥️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora