꧁𝙿𝙰𝚁𝚃 𝙵𝙸𝚅𝙴 • 𝚅𝙸𝙸꧂

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19 ottobre 1996
Hogsmeade


Il primo mese di scuola era già passato. Tra ore buca passate un pó a studiare e un pó a non fare nulla, il sesto anno procedeva a gonfie vele. O quasi.
<<Secondo voi, dov'è?>> domandò Harry, mentre facevano colazione in Sala Grande.
I quattro si voltarono verso il tavolo degli insegnanti, posando lo sguardo sulla poltrona vuota di Silente. Era da giorni che non si faceva vedere.
<<Forse è in missione per l'Ordine>> osservò Hermione.
<<Sarà sicuramente così>> confermò Kathleen.
Passò in rassegna i professori, seduti a fare colazione. La McGranit, Flitwich, Sprout, Sinistra, Lumacorno e Hagrid, che parlava amabilmente con il piccolo professore di Incantesimi.
Piton, non c'era. Anche lui come Silente non si faceva vedere molto spesso. Oltre al banchetto e alle lezioni sia mattutine che quelle private, Kathleen non lo intravedeva nei corridoi come una volta.
Che raggiungesse i Mangiamorte? Che fosse in contatto con Voldemort? E se avesse accettato la proposta di Silente solo per avere informazioni su di lei, in modo da avvertire il suo padrone? Kathleen non credeva che Piton non fosse più un Mangiamorte. Escludendo che fosse stato tratto in inganno con la Maledizione Imperius, Piton, aveva scelto e deciso di essere uno dei seguaci di Voldemort. Il Marchio che aveva sull'avambraccio sinistro ne era la prova.
Kathleen regolarmente, ogni sabato alle nove di sera, raggiungeva Piton nel suo ufficio. Dopo ogni lezione aveva continui giramenti di testa, dolore alla cicatrice e tremolio. Ogni volta sentiva quella voce nella testa che le ripeteva sempre la stessa parola. Non capiva cosa significasse e perché la sentisse, ma doveva comunque avere un senso.
Lo sguardo passò al tavolo di Serpeverde. Alcuni posti pieni altri vuoti. Intravide il gruppo dei Serpeverde più temuto di Hogwarts: Crabbe, Goyle, Blaise Zabini, Pansy Parkinston e Draco Malfoy. Un quintetto appassionate. Kathleen alzò gli occhi al cielo vedendo la Parkinston cinguettare per ammaliare Zabini.
Malfoy mangiava in silenzio di fianco a loro. Kathleen rimase a studiarlo. Sembrava su un altro pianeta. Il viso pallido fisso sul porridge che aveva nel piatto, e pensava. Malfoy alzò lo sguardo e gli occhi grigi, sempre spenti e con mai una scintilla di felicità, se non quando disturbava i più piccoli, guardarono quelli di Kathleen scuri, sempre brillanti.
Gli occhi di Malfoy erano uguali a quelli di Sirius, a quelli di Narcissa Malfoy, a quelli di Bellatrix Lestrange. A quelli di sua nonna. Il naso, Kathleen notò, era identico al suo.
Malfoy la guardò negli occhi, oltre alle numerose teste che li dividevano.
Una fitta alla cicatrice, fece scattare la mano sul collo. Malfoy non abbassò lo sguardo. Kathleen nemmeno. Non batté ciglio.
Malfoy, fece cadere la forchetta e abbassò la testa, portandosi una mano sull'avambraccio sinistro. Kathleen sussultò e si fece indietro sulla panca. Bevve il succo alla zucca per la gola secca e sospirò. Passò una mano tra i capelli e quando le guardò entrambe, tremavano. Lo stomaco si era chiuso e i toast che aveva nel piatto non erano più invitanti come lo erano stati qualche minuto prima.
Harry mise una mano sulla gamba di Kathleen, che si immobilizzò. La mano salí fino all'interno coscia dove si fermò. La sala divenne calda. Harry mosse il pollice sul tessuto di jeans che Kathleen indossava, continuando a mangiare. Kathleen aveva caldo, quando in realtà faceva freddo. I capelli si tinsero di verde smeraldo e rosa pastello. Il pollice di Harry continuava a muoversi sulla coscia di Kathleen che volle urlare dall'emozione. Il cuore premeva contro la gabbia toracica per uscire. Quando si sarebbe alzata e le gambe non avrebbero retto il suo peso, sapeva a cosa era dovuto.
Di nuovo quella vibrazione. Kathleen capí che proveniva da quella cosa che c'era tra le gambe.
Per Godric..., imprecò. Autocontrollo, Kathleen, autocontrollo!
Ma il cervello non rispondeva. Harry aveva disattivato qualsiasi pulsante capace di farla reagire. Kathleen non capiva niente. Non voleva capire niente. Voleva rimanere lì, in quel modo, per sempre. La presa si strinse un pó di più. Kathleen trattenne il respiro. Harry sapeva cosa le stava facendo?
Harry sperava di darle piacere. Sperava che non le desse fastidio. Sperava che, così facendo, avrebbe capito quello che lui provava per lei. Sperava che Kathleen lo ricambiasse.
«Mi dici perché la cicatrice ti ha fatto male?»
«Per Godric!»
Harry si voltò verso di lei e la guardò. Occhi sgranati, guance rosse, bocca socchiusa. I capelli verde smeraldo.
«Adoro il verde smeraldo su i tuoi capelli.»
«Oh, dio...»
«Ti senti bene?»
«Benissimo.»
La mano di Harry era sempre lì. Il pollice danzava lentamente sulla coscia di Kathleen che prese a tremare.
«Allora, mi dici perché la cicatrice ti ha fatto male?»
«Non lo so.»
«Credo tu lo sappia, invece.»
La stretta si fece più salda, il movimento ancora più lento.
«Mio dio... Cosa pensi di fare?»
«Perché lo chiedi, Kathleen?»
«Mi stai manipolando.»
«Non lo farei mai.»
Il caldo soffocava Kathleen. Il movimento si fece ancora più lento. La vibrazione alle gambe, all'interno coscia e altrove aumentò.
«Lo stai facendo.»
«In che modo, se posso?»
«Con quello che stai facendo...»
Harry alzò le sopracciglia e un ghigno si formò sul volto. Con quale coraggio aveva tutta quella intimità con Kathleen, per giunta in Sala Grande? Non lo sapeva, aveva seguito l'istinto e gli piaceva come cosa.
«Quindi, questo vuol dire, che ti piace, non è così?»
Kathleen chiuse il contatto, per evitare di rispondere. Una piccola fitta arrivò alla cicatrice di Harry che guardò Kathleen. Aveva esagerato?
Tolse la mano e Kathleen ritornò a respirare. Si sistemò sulla panca abbassandosi di poco il colletto della felpa.
Harry era diventato come suo padre in tutto e per tutto. Disinvolto, sarcastico e maledettamente attraente. Anche Harry era cresciuto. Aveva sviluppato un carattere forte e un'aspetto fisico da urlo. Era cresciuto ancora in altezza. Massa muscolare sempre più definita. Bicipiti, quacipiti, muscoli e qualche addominale. Molti. Kathleen aveva passato tutta l'estate ad osservarlo, ad ammirarlo, a contemplarlo.
Amava Harry sia fuori che dentro. I suoi occhi, i suoi capelli, la sua voce, il suo profumo, il suo corpo, il suo carattere, le attenzioni che le dava. Ne era follemente innamorata e ancora non capiva come Harry non l'avesse capito.

ᴛɪʟʟ ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ//ʜᴀʀʀʏ ᴊᴀᴍᴇs ᴘᴏᴛᴛᴇʀDove le storie prendono vita. Scoprilo ora