- Capitolo Due -

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«Possiamo almeno parlarne? Da amico ad amico?»
Per tutta la mattinata Noah aveva seguito Olivia di corridoio in corridoio, di classe in classe, supplicandole udienza per i fatti della sera precedente.
Ogni volta che Olivia lo vedeva comparire da dietro l'angolo, non riusciva a dimenticarsi del suo petto nudo e delle mutande che uscivano in gran parte dai pantaloni. Al solo pensiero rabbrividiva. C'era qualcosa in quel suo fisico che le faceva ritorcere lo stomaco. Era in momenti come quello che ringraziava di essere lesbica e di non doversi mai avvicinare a degli uomini.
«Ti ho già ricordato molte volte che so dove abiti, Noah. Sai, non sono una persona che ama fermarsi alla sola minaccia, ormai dovresti saperlo» replicò Olivia, chiudendo l'armadietto con forza. Era arrivata l'ora di pranzo e l'ultima cosa che voleva fare era subirsi la voce di Noah nelle orecchie e la sua presenza al suo fianco. Le altre la stavano già aspettando in mensa e non avrebbero gradito nemmeno loro un ragazzo al loro tavolo. Sperava quindi che perdesse ogni speranza di redenzione in quei pochi minuti. Anche se, le era sempre sembrato un tipo alquanto tenace.
«Ma siamo amici, Liv! Non capisco proprio perché tu ti stia comportando in questo modo. Tua sorella era completamente cons-»
«Mia sorella è troppo piccola per dare il suo consenso in maniera oggettiva. Il solo fatto che sei più grande di lei l'avrà sicuramente messa in soggezione per dire di sì. E poi, è proprio perché siamo amici che non sono ancora andata alla polizia. Vuoi che vada alla polizia? Sarebbe proprio una grande storia da prima pagina per il giornale locale.» Olivia aveva iniziato ad incamminarsi verso la mensa, Noah che la seguiva come un cucciolo smarrito in cerca di un padrone accogliente. «Mi immagino già il titolo: la prossima stella di Queenport si rivela essere un maniaco che da caccia alle nostre più giovani pupille. Ti ritroverai i genitori con i forconi sotto casa in quattro e quattr'otto.»
Noah sbuffò, incredulo del comportamento di quella ragazza. Ma ancora non sapeva che quello sarebbe stato solamente l'inizio. «Tu non andrai alla polizia.»
«Ah, no? E che cosa mi fermerà dall'andare alla polizia? Sicuramente non tu» si limitò a replicare lei.
Le porte della mensa si trovavano a pochi passi da loro, così Olivia arrestò la sua camminata e si girò verso il ragazzo, portandosi le mani al petto. Il suo sguardo accusatorio lo studiò dalla testa ai piedi. «Senti, l'unica cosa che puoi fare al momento per calmare la mia ira è rimanere lontano da mia sorella. Il più lontano possibile. Cancella il suo numero, bloccala su Instagram e dimenticata il suo nome.»
«Ma ci stavamo solamente divertendo, Liv! Proprio non capisco cosa tu ci trovi di così strano. Facciamo parte dello stesso gruppo di amici da una vita, se non altro dovresti essere felice che tua sorella voglia stare con uno che consoci» continuò lui, imperterrito. Ma l'unica cosa che stava ottenendo era un gran mal di testa per Olivia. Quel ragazzo proprio non voleva capire. O forse non ci riusciva proprio di principio.
«Magari è proprio perché ti conosco e perché so di che pasta sei fatto che non voglio vederti ronzare intorno a lei» commentò acidamente Olivia. Il suo piede aveva iniziato a muoversi, sbattendo leggermente sul pavimento, assai impazientemente. Quella discussione era una totale perdita di tempo, per entrambi. Lui era così convinto di poterla far ragionare e lei era così convinta delle sue azioni che mai uno dei due avrebbe fatto un passo indietro per accettare un compromesso.
Noah alzò un sopracciglio. «Cosa stai cercando di insinuare con questo?»
«Io non sto insinuando proprio un bel nulla. Sappiamo entrambi - anzi, sa tutta la scuola - quanto tu salti di ragazza in ragazza senza troppi ripensamenti. Solamente negli ultimi mesi hai spezzato il cuore a metà della nostra classe di biologia. Tu non sei un tipo da relazione fissa, Noah. E io non lascerò mai che mia sorella venga toccata da un tuo solo dito ancora una volta.»
«Sto cercando di cambiare, Liv. So che non ho sempre avuto la migliore delle reputazioni, ma sto davvero cercando di mettere la testa a posto, in questi giorni. Penso che tua sorella mi stia aiutando, in questo» disse lui, una vena di tristezza nella sua voce a farlo sembrare quasi pentito sul serio. La sicurezza di Olivia, tuttavia, non vacillò nemmeno per un secondo. Sembrava sincero? Sì, sembrava estremamente sincero. Ma Olivia sapeva bene quando non fidarsi di qualcuno e non sarebbe cascata nella sua trappola.
Olivia aveva frequentato quel tipo di persona per tutta la sua vita. Il gruppo dei ragazzi popolari nella loro scuola si era formato attorno a lei, come una specie di alveare intorno alla proprio ape regina. Lei non aveva mai fatto nulla di speciale per ottenere quelle attenzioni, ma sembrava che tutti la seguissero al minimo cenno. Con gli anni aveva imparato che il suo posto, alla cima della catena alimentare scolastica, fosse più ambito di quanto si potesse mai aspettare. E i primi a pugnalarti le spalle erano sempre gli ultimi arrivati o gli amici di lunga data. Era per questo che, come cita il numero quattro della sua lista, bisognava tenersi vicine poche persone e non fidarsi nemmeno di loro.
Noah faceva parte del suo gruppo, era vero, ma non erano mai stati così vicini da poterlo considerare uno dei suoi amici. Quindi non avrebbe creduto nemmeno ad una parola che usciva da quella bocca.
«Beh, io non ho alcuna intenzione di lasciarti usare mia sorella solamente perché hai scoperto di essere un coglione e ora vuoi cambiare direzione per la tua vita. Sono sicura che potrai trovare qualcun'altra con cui vivere il tuo e "vissero per sempre felici e contenti"» concluse lei, tornando a muoversi e superando le porte della mensa. Da dentro la stanza proveniva già un brusio sommesso di voci e vassoi che venivano spostati.
Per lei quella conversazione era da considerarsi conclusa lì, non le importava se Noah avesse avuto ancora qualcosa da dirle.

La Vendetta Perfetta ❀ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora