- Capitolo Ventotto -

695 33 0
                                    

Quando finalmente Olivia riuscì a sdraiarsi sul proprio letto, sommersa nel piumone morbido e nei cinque diversi cuscini che vi teneva sopra solamente come decorazione, i messaggi che Eryn le aveva mandato erano ben tre. Ma non era stata l'unica a scriverle.
Per prima cosa aprì la chat che condivideva con le sue quattro amiche e mandò un breve messaggio di consenso. La mamma di Sophie stava organizzando un piccolo banchetto di biscotti per la sera del venticinque e avevano bisogno di più mani possibili per infornare tutto il necessario. Ogni ricavato sarebbe andato in beneficienza a qualche ente che Olivia non conosceva affatto, ma non per questo le avrebbe detto di no. Zora aveva già detto che ci sarebbe sicuramente stata, anche Amelie che non poteva partecipare per cause di forza maggiore si era detta triste della sua assenza, Olivia non poteva certo comportarsi come la pecora nera del quartetto. E inoltre, poteva essere una buona esperienza da cui poter trarre qualcosa per il suo tema da inviare alle Università.
Dopo di che, tornò sul contatto di Eryn.

Eryn:
Il posto in cui voglio andare è pienissimo nei weekend, stavo pensando di prenotare.

Sabato o domenica??

Un'ora particolare in cui sei impegnata??

Questa volta senza nessuna gif, notò Olivia.
Rispose anche a lei con velocità, ma senza scordarsi di infilare qualche emoticon carina di qua e di la, per non farle pensare che non le interessasse nulla di quella conversazione.
Non aveva nulla di pianificato per quel weekend, quindi sarebbe potuto andare bene qualsiasi giorno od orario, e fu proprio così che le disse. A fingersi piena di impegni non avrebbe certamente ricavato qualcosa.
Eryn stava di nuovo scrivendo, quando la loro conversazione fu di nuovo interrotta dalla famiglia di Olivia.
Senza nemmeno bussare, Claire entrò nella stanza di Olivia, spalancando la porta di legno scuro. La guardò per qualche secondo, studiandola attentamente, prima di socchiudere gli occhi e scuotere amaramente la testa. «Noi stiamo cercando di passare del buon tempo in famiglia e tu ti rintani in camera tua? Non è così che una sorella maggiore dovrebbe comportarsi, Liv.»
Olivia lasciò cadere il telefono sul letto con grande teatralità, facendolo rimbalzare, prima di alzarsi per risponderle a tono. Con uno sbuffo sonoro alzò lo sguardo al cielo. «Come se tu stessi facendo qualcosa per farmi sentire inclusa in questo splendido quadretto familiare. Sotto sotto non vorresti nemmeno che io mi trovassi in casa, non è vero?» chiese con acidità, per poi aggiungere: «Dimmi, è stata la mamma od è stato il papà a chiederti di venire a controllarmi?»
Comportarsi in quel modo non era affatto da lei. Non era una di quelle adolescenti che odiava il mondo intero, i genitori primi tra tutti. Aveva sempre amato la sua famiglia e aveva sempre fatto di tutto per loro. Quindi perché adesso provava tutto quel risentimento e quel rancore nei loro confronti? Perché erano uscite dalla sua bocca quelle parole piene di astio? Non se lo sapeva proprio spiegare.
Un sorriso sornione si aprì sulle labbra di Claire. Pensava di avere in mano le redini del gioco, in quel momento. Olivia avrebbe potuto scommetterci. «Nessuno dei due. Sono io che ho deciso di salire per chiamarti. Il pranzo è pronto, si da il caso. E poi dobbiamo andare dalla zia, non te lo scordare.»
«Beh, allora scendiamo se c'è da mangiare pronto» si limitò a replicare Olivia.
Parlare con Claire, la quale sembrava non essere per nulla grata alla sorella per tutto quello che stava facendo per lei, le faceva ribollire il sangue dentro le vene. Sapeva però che presto, quando il suo piano fosse andato a buon termine, Claire avrebbe cambiato idea su Noah e l'avrebbe ringraziata a dovere. Non vedeva l'ora di poterle dire "te lo avevo detto" con tutte le energie che aveva in corpo. Sarebbe stato uno dei momenti più soddisfacenti della sua vita.
Olivia la stava per sorpassare, uscendo sul corridoio, pronta a raggiungere i genitori, quando Claire allungò un braccio, appoggiando la mano contro lo stipite opposto della porta rispetto a quello dove si trovava e così bloccando il cammino della sorella.
Olivia alzò un sopracciglio, scivolando con lo sguardo sulla manica verde menta della felpa di Claire fino ad arrivare agli occhi scuri e feroci, specchio perfetto dei suoi. «Che cosa cavolo stai facendo? Metti giù la mano e lasciami passare.»
Claire fece schioccare la lingua. Sembrava che Claire pensasse che in quella mezza giornata che avevano passato distanti le dinamiche fra loro due fossero cambiate immensamente. Sembrava che Claire si sentisse la regina del mondo, con tutto il diritto di sottomettere la propria sorella maggiore e sorridendo a trentadue denti mentre lo faceva. Non si poteva sbagliare di più.
Olivia non si sarebbe dimenticata tanto facilmente di questo suo atteggiamento irriverente nei suoi confronti. Sopratutto quando sapevano benissimo entrambe che era Claire quella nel torto ed Olivia quella che andava ringraziata. Di comportarsi in quel modo nei suoi confronti non c'era alcun bisogno.
«Non mi hai ancora chiesto scusa per avermi rubato il telefono ed aver cancellato il numero di Noah dalla lista dei contatti» disse Claire, subito seguita da uno schiocco di lingua, scandendo con gran cura ogni parola di quella frase.«Rubare è una parola molto forte» commentò di rimando Olivia, la voce dura e la schiena dritta. Quella non era una battaglia che era disposta a perdere contro la sorella. «Io direi che l'ho preso in prestito per qualche secondo. Per fare una buona azione, per giunta.»
Claire proruppe in una risatina amara. «Sì, certo, continua a raccontare bugie a te stessa mentre mi rovini la vita credendo di starlo facendo per il mio bene. Sai, potrei odiarti per il resto della mia vita. All'inizio volevo limitarmi a quello. Ma sai, poi ho pensato, è molto più divertente far arrabbiare te.»
Olivia strinse i pugni lungo i fianchi, ferita da quelle parole più di quanto non avesse voluto ammettere. «Che cosa stai insinuando?»
«Sai, esiste Instagram» spiegò Claire, con il tono di voce più finto del mondo. «E lì non ho mai bloccato Noah. Mi è bastato chiedergli di nuovo il suo numero e ora ci stiamo sentendo di nuovo, come facevamo prima. Tutto qua.»

La Vendetta Perfetta ❀ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora