- Capitolo Tredici -

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La Casa del Waffle era un posto speciale per Olivia e i suoi amici. Dopo ogni festa si ritrovavano nel parcheggio, alle undici in punto del mattino, per rimpinzare i loro stomachi vuoti con le più disparate tipologie di waffle. Lo trovavano il cibo migliore per superare la peggiore delle sbornie. E poi, gli studenti avevano uno sconto del cinquanta percento se arrivavano prima dell'ora di pranzo.
Quando Olivia parcheggiò la sua jeep davanti al negozio ed entrò con il suo solito seguito, al tavolo erano già presenti la maggior parte dei ragazzi. Solitamente, a quell'incontro, partecipavano una decina di ragazzi fissi, spesso portandosi dietro le ultime conquiste o qualche nuovo amico passeggero. Perfino Noah non si era tirato indietro dai waffle mattutini, anche se questo stava a significare incontrare Olivia per certo.
E non era solo, si era portato dietro anche la sorella. Che avesse scoperto già qualcosa della sua vendetta? No, era impossibile. Non era così sveglio. E sopratutto, non le aveva viste allontanarsi da sole alla festa.
In fondo, non c'era nemmeno molto che lo avrebbe potuto rendere sospettoso. L'unica cosa che Olivia aveva fatto la sera precedente era stato chiedere ad Eryn di diventare la sua finta-fidanzata, con risultati che sarebbero potuti sembrare disarmanti, ma riuscendo tuttavia a recuperare il suo numero di telefono e finendo dritta dritta negli amici stretti sull'Instagram della ragazza. Era stato fin troppo facile, ma queste due cose potevano benissimo non star a significare nulla. Doveva ancora darle la sua risposta definitiva.
Quindi, invece che preoccuparsi, salutò tutti i presenti mentre prendeva posto fra Amelie e Zora, sedendosi sul divanetto che circondava il tavolo rotondo, finendo proprio davanti a Noah. A lui rivolse un sorriso ancora più grande.
E per i successivi dieci minuti fece finta di non aver notato la piccola Eryn al fianco del fratello. Olivia si mise a studiare il menù, come se non avesse fatto lo stesso ordine da due anni a quella parte. Tutto pur di non attirare l'attenzione di Noah. Non aveva alcun bisogno di far capire ad Eryn le cattive acque che scorrevano fra lei ed il fratello.
Così, invece di ascoltare la conversazione che Noah e Zack stavano imbastendo su qualche evento sportivo di quel weekend con gli altri ragazzi, cercò di concentrarsi solamente sulle voci delle sue amiche, la testa girata in ogni momento o a destra o a sinistra, ma mai dritto.
«Penso di aver incontrato l'amore della mia vita, ieri» stava dicendo Amelie con lo sguardo perso nel vuoto, intenta a fantasticare su qualche ragazzo sconosciuto ad Olivia. Ogni volta che pomiciava con qualcuno pensava di essere ad un passo dal matrimonio. Anche se era ovvio che la sua cotta per Zack non diminuisse mai con il passare del tempo. Ad Olivia faceva davvero pena. Essere così alla mercé degli uomini era qualcosa che non le invidiava affatto.
«Dici sempre così» la rimbeccò Zora. «Almeno ti ricordi il suo nome? O ti sei dimenticata di chiederglielo?»
La cameriera era già passata a scribacchiare su un block notes il loro ordine e sembrava essere già di ritorno con le prime bibite. Servire un tavolo così numeroso e rumoroso non doveva certo essere una missione facile per una sola impiegata, ma Olivia trovò comunque abbastanza scortese il fatto che lasciasse il gruppo di bicchieri a bordo del tavolo, invece che passarli ad ogni cliente. Così iniziarono i passaggi di bibite, di voci che chiedevano chi aveva preso una Coca Cola, di mani che si allungavano a prendere quello che gli aspettava. Olivia aspettò che tutto quel caos si fu calmato per redimere la sua tazza di caffè.
Si stava alzando, per potersi allungare fino alla tazza, quando la mano di Eryn la fece bloccare. La ragazza aveva preso il caffè e, con tanto di sorriso a trentadue denti, glielo stava passando. «Questo è tuo?»
«Sì» si limitò a replicare Olivia, prendendo la tazza dalle sue mani. Facendolo le loro dita si toccarono, in una specie di piccola carezza dalla minima durata. Ad Olivia sarebbe piaciuto dire che era tutto programmato, che quei due secondi in cui aveva indugiato in quel tocco fossero stati solamente una tattica per mandare un messaggio a Noah, ma in realtà lo aveva fatto senza nemmeno pensarci.
Dopo aver ripreso il suo posto, il caffè al sicuro davanti a lei, girò nuovamente la testa verso destra, cercando di tagliare fuori Eryn da qualsiasi cosa. Non sapeva se Noah avesse notato quella loro piccola interazione, magari non ne avrebbe pensato nulla se non che sua sorella stesse cercando di essere gentile, ma sperava tanto che le avesse viste e che il suo stomaco si stesse contorcendo proprio come quello di Olivia aveva fatto alla vista di Claire fra le sue braccia.
Olivia tornò a concentrarsi sulla voce di Amelie, la quale era stata interrotta dall'arrivo della cameriera. «So benissimo il suo nome. Si chiama Jackson, se proprio ci tieni a saperlo.»
Zora annuì. «Ci tenevo davvero tanto a saperlo, grazie.»
«E cosa ti ha fatto pensare che questo Jackson possa essere l'amore della tua vita?» continuò ad infierire Sophie. Ad un occhio estraneo la dinamica tra quelle quattro ragazze sarebbe potuta sembrare un po' troppo turbolenta, ma quello era il loro modo di tenersi al sicuro a vicenda. Il
fatto che nessuna avesse peli sulla lingua e che non si trattenessero mai dal dire quello che gli passava per la testa, faceva credere ad Olivia che nessuna di loro l'avrebbe mai potuta pugnalare alle spalle. E non avrebbe potuto chiedere altro da un gruppo di amiche. Quella era l'unica cosa di cui aveva bisogno: una vera e propria rete di sicurezza su cui poter contare sempre, senza la paura che si potesse rompere da un momento all'altro.
Amelie sospirò quasi con fare sognante, le mani chiuse in una specie di preghiera vicino alla guancia. «È stato davvero gentile con me, mi ha offerto la sua giacca quando ho detto di avere freddo. E poi mi ha portato in una stanza vuota e mi ha-»
«Okay, va bene, non c'è bisogno che tu ci dica tutti i dettagli, Amy» la bloccò Olivia. L'ultima cosa che aveva bisogno di sentire quella mattina era come quel Jackson avesse fatto avere il migliore orgasmo della sua vita ad Amelie. Voleva solamente mangiare i suoi waffle senza doversi immaginare quei due nudi, nel letto di qualcun altro.
Zora le fece un piccolo occhiolino. «Qualcuno qui è geloso.»
Una risata proruppe dall'altro lato del tavolo, proprio mentre le spalle di Olivia si stavano raddrizzando, preparandosi a replicare che non era affatto vero.
Eryn le stava guardando, estremamente divertita, come una bambina davanti alla vasca dei delfini all'acquario. Ma Olivia non ci trovava nulla di divertente in tutto quello.

La Vendetta Perfetta ❀ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora