- Capitolo Dieci -

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Dentro la casa le urla degli invitati arrivavano tutte ovattate. La maggior parte dei ragazzi si trovava attorno alla piscina, ma c'era anche chi aveva deciso di rimanere all'interno, per evitare tutto quel casino. Olivia si unì volentieri a loro, dirigendosi verso la cucina, alla ricerca di qualcosa di fresco da bere.
Ad un certo punto, più o meno quando si trovava a metà del salotto, sentì un forte tonfo provenire da fuori e un coro di ragazzi esultare. Probabilmente Daniel si era deciso a tuffarsi. O, molto più probabilmente, qualcuno lo aveva spinto giù dal tetto. Ad Olivia non importava nemmeno più di tanto, ma non avrebbe sopportato di vedere quella scena dispiegarsi davanti ai suoi occhi. Che gli altri stessero pure ad osservare quella pagliacciata, divertendosi nei loro modi macabri, lei non aveva certo tempo per quel tipo di sciocchezze.
La musica tornò, tutta d'un colpo. Probabilmente fuori Zack aveva fatto uno dei suoi soliti discorsi sul "tornare a fare festa" e a "divertirsi come se la notte non finisse più" prima di dare il via libera per riaccendere le casse, ma Olivia non lo aveva sentito. E non avrebbe certamente tenuto a farlo.
Certe volte, si sentiva un po' a disagio in quel gruppo di persone che le si era creato attorno. Partendo da Noah, fino a gente come Zack, tutti erano pressoché famosi nella loro scuola e i loro nomi venivano spesso associati con quello di Olivia. E a lei non faceva molto piacere.
Non era che si sentiva superiore a tutti loro, ma su un piano diverso a cui nessuno era mai stato in grado di accedere insieme a lei.
Non sapeva nemmeno come fosse finita nella cerchia di ragazzi popolari del liceo. Alla gente sembrava piacere a tutti e basta, senza che lei dovesse fare nulla. A lei, tuttavia, non era mai piaciuto nessuno.
Ma quello non era un problema per lei. Perché, come le piaceva ricordarsi ogni giorno, nella sua lista delle priorità non c'erano amici o fidanzate. Solo se stessa, la sua famiglia e il suo brillante futuro.
Per arrivare alla cucina, sarebbe dovuta passare dall'ingresso, ma proprio quando stava per entrarvici, qualcosa colse la sua attenzione. La porta era aperta e una coppia di ragazze stava parlottando sugli scalini d'ingresso. Olivia riconobbe subito l'amica con la frangetta oscena, quindi pensò che quella girata di spalle fosse proprio Eryn, anche se non ne poteva essere completamente sicura.
Si appoggiò ad un muro, dove poteva tenere ben d'occhio il portone di ingresso e aspettò pazientemente di poter sentire o vedere qualcosa di utile. Si era già dimenticata della cucina e del primo alcolico che avrebbe potuto trovarci.
Le voci erano troppo basse e concitate perché Olivia potesse sentire qualcosa, ma ad un certo punto qualcuno urlò un: «Okay, chi se ne frega, io me ne vado. Ma se tu proprio ci tieni resta pure qui.» Subito seguito da un rumore di passi che si allontanavo nel vialetto d'ingresso.
Poi Eryn comparve nell'atrio, il volto leggermente rabbuiato e le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Non vai via con la tua amica?» le chiese Olivia, staccandosi dal muro e dando un'ultima occhiata alle spalle di Eryn. La ragazza dai capelli corvini si stava muovendo come una furia lungo il marciapiede, dirigendosi chissà dove.
Eryn scosse la testa, rivolgendole un piccolo sorriso, facendo sparire qualsiasi traccia di disagio dal suo volto. «È già stanca, ma io non avevo ancora voglia di andarmene. E poi, devo aspettare mio fratello. È lui che mi porterà a casa.»
Quella frase non era stata buttata lì solamente per fare conversazione. Lo si capiva dal suo tono di voce che la menzione di Noah non era stata fatto a caso. Olivia, però, dubitava assai che Eryn sapesse qualcosa di Claire e Noah.
«Il mio nome è Eryn, comunque» continuò lei, porgendole una mano dalle dita lunghe ed affusolate. Olivia la strinse con delicatezza, sentendosi minuscola in confronto a quella ragazza così alta. Persino le loro mani erano di due grandezze completamente differenti. Non era affatto giusto che qualcuno più piccolo di lei potesse sembrare addirittura più adulta.
In realtà, Eryn non era poi così straordinariamente alta. Probabilmente arrivava alle stessa altezza di Zora, ma dal suo metro e cinquanta Olivia riusciva a sentire ogni centimetro di differenza.
«Io sono Olivia. Sei sorella di Noah, giusto?»
Le dita di Olivia esitarono qualche secondo a lasciare la presa intorno a quelle di Eryn. Le sfilò con lentezza, cercando di accarezzare ogni centimetro di pelle le fosse disponibile.
Non c'era alcun motivo per nascondere di conoscere la relazione sanguigna tra Noah e Eryn, quindi Olivia non si fece alcun problema a buttarlo subito in mezzo alla conversazione.
Eryn annuì, allungando un angolo della bocca verso l'alto, in un sorrisetto quasi divertito. «Sono proprio lei. Non avevo realizzato di essere così famosa tra gli amici di mio fratello.»
«È difficile non notare la somiglianza fra di voi. E poi, quale altra coppia di fratelli atleti c'è a scuola? Sia tu che lui siete quasi delle star, qui in città.»
Olivia stava un po' esagerando con i complimenti. Subito dopo aver finito di parlare si morse la lingua. Non era sicura che quella fosse la mossa sicura per ottenere l'attenzione e la disponibilità di Eryn.
Se qualcuno fosse venuto da lei, decantando le sue doti da corridore, Olivia non avrebbe certamente avuto una buona impressione di quella persona. Sarebbe sembrata solamente una qualche tipo di fan sfegatata che sarebbe in grado di seguirla ovunque. Era abbastanza inquietante.
Ma Eryn non ne sembrava troppo sconcertata. Si mise quasi a ridacchiare. «Se così vuoi definirci, immagino di sì.» Indicò la cucina, alzando un sopracciglio. «Perché non andiamo a prendere qualcosa da bere e continuiamo a parlare sedute da qualche parte?»
Olivia non stava aspettando e altro e non si fece ripetere due volte la domanda. «Certo che sì, stavo proprio per andare lì. Sono arrivata da un'ora ma non ho ancora toccato un bicchiere.»

La Vendetta Perfetta ❀ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora