- Capitolo Ventinove -

739 34 0
                                    

Olivia non era stupida.
Ovviamente l'idea che Claire potesse rimettersi in contatto con Noah le aveva sfiorato la mente. Aveva messo a tacere quella vocina che aveva in testa, sperando che la sorella decidesse di non impegnarsi troppo per quel ragazzo, ma non sarebbe stato un problema. Anche se si scrivevano, anche se si chiamavano, anche se si dicevano di amarsi con tutto il loro cuore, Olivia avrebbe fatto in modo di provare il contrario. Avrebbe fatto vedere a tutti e due quanto una relazione fra un quasi-maggiorenne ed una minorenne fosse estremamente sbagliata.
Aveva solo bisogno di più tempo.
Ma il tempo era una cosa di cui non sembrava più disporre.
Se prima aveva pensato di prendersela comoda, andarci piano, senza passare di stadio in stadio troppo in fretta, ora era decisa a non farlo più. Sarebbe potuto essere un vero e proprio salto della fede, ma al suo appuntamento con Eryn avrebbe davvero dovuto mettere in moto quella relazione. In quel momento il weekend le sembrava troppo lontano.
Claire la stava ancora guardando, attendendo una qualche reazione da lei.
«Beh, mi fa piacere che tu almeno non sia stupida quanto sembri in questi giorni» disse infine Olivia. «Ora aspetto solamente che tu realizzi a che mostro di ragazzo stai correndo dietro.»
Per tutta la durata del pranzo e per l'intero viaggio in macchina verso la casa della zia, le due sorelle rimasero in completo silenzio, rivolgendo la parola solamente ai genitori e ignorando completamente la presenza l'una dell'altra. Se mamma e papà lo notarono non lo diedero a vedere. Sembrava che ai loro occhi non ci fosse nulla di sbagliato nel comportamento delle proprie figlie.
Una volta arrivati nella villetta a schiera in cui abitava la sorella della mamma con tutta la sua famiglia erano già passate le tre. Olivia aveva passato ogni minuto morto a scambiarsi messaggi con Eryn, parlando del più e del meno, di cosa le avrebbe aspettate quel weekend, di che cosa avrebbero voluto mangiare dopo l'attività che Eryn aveva scelto. Tuttavia, mentre sua mamma suonava al campanello e la zia li invitava ad entrare, tutta contenta, Olivia spense il telefono, infilandolo nella tasca posteriore dei jeans. Era una vecchia regola della loro famiglia quella di non usare i cellulari per tutta la durata degli incontri o delle cene ed era sempre meglio non avere tentazioni. Se la nonna l'avesse vista a chattare con un'altra ragazza, mandandosi messaggi amoreggianti, probabilmente le avrebbe dato un sonoro schiaffo e poi sarebbe svenuta per l'indecenza. Era vero che la nonna non c'era più e non avrebbe certo potuto fare nulla dal cielo, ma Olivia aveva sempre la sensazione che la osservasse dall'alto giudicando ogni sua più piccola mossa. Come se non ci fossero già state abbastanza persone in vita a farlo, aveva bisogno anche di un fantasma a tenerla d'occhio, pronta a rimproverarla ogni volta che commetteva uno sbaglio.
Un tempo, la nonna abitava fra i muri di quella piccola casa con solo due camere da letto, ma ora la zia e sua figlia erano rimaste da sole. Chae era sicuramente entusiasta di avere una stanza da letto tutta per sé, ma l'assenza della nonna, ancora troppo fresca per essere messa da parte, si faceva vedere anche in lei. Era la seconda volta che si incontravano per una festività dalla morte della nonna avvenuta solamente a febbraio dell'anno precedente, la prima in cui si ritrovavano in quella casa.
La famiglia del padre non era mai immigrata in America e la madre aveva solamente una sorella, i genitori ormai entrambi deceduti, quindi l'unica visita a parenti che dovevano fare durante le vacanze natalizie era proprio quella.
Dentro l'abitazione era compatta e accogliente, la zona giorno completamente aperta in un'unico spazio, combinando cucina, salotto e sala da pranzo in un largo rettangolo. Due porte si aprivano rispettivamente sul bagno e sul corridoio che portava alle camere. Tutto era decorato come se uscito da una rivista natalizia in cui si sponsorizzavano gli ultimi ornamenti alla moda per le cene di Natale in famiglia.
L'albero alto e brillante si stagliava in angolo della stanza, proprio vicino al mobile della tivù, incorniciato da ghirlande verdi e palline dorate. Al centro della tavola apparecchiata ed la cena una grande composizione di fiori rossi era circondata da un set di candele di diverse altezze. Il divano era stato ricoperto da una coperta a quadrati verdi e rossi, in tinta con la tovaglia e i cuscini sopra le sedie. Per quello sì che la nonna sarebbe potuta essere capace di rigirarsi nella tomba.
Perfino la zia, con i suoi capelli ormai ingrigiti raccolti in uno chignon, si era vestita tutta di rosso, così come Chae che portava un elegantissimo vestito verde ed oro che metteva in bella mostra le sue gambe snelle e lunghe. Olivia, che era solita essere la miglior vestita nel suo gruppo, si sentiva un po' a disagio nei suoi jeans e maglioncino color porpora, ma nessuno le aveva detto di vestirsi a tema.
Passarono il pomeriggio a scambiarsi regali e a raccontarsi come fosse passato l'anno e cosa avrebbero fatto l'anno a seguire. Ovviamente le domande riguardo l'università non tardarono ad arrivare, ma almeno Olivia ebbe tempo di respirare fino all'inizio della cena.
«Allora, Liv, tua mamma mi ha detto che stai già mandando domande a diverse università. Qualche posto in particolare in cui ti piacerebbe entrare?» le chiese la zia, non appena la conversazione si spostò in un punto morto, pronta ad intavolare un nuovo argomento mentre gli invitati si servivano da soli dai tanti piccoli piattini posizionati per la tavola.
Gli occhi dolci della zia la scrutavano sorridenti. Non aveva preso nulla dalla nonna o dalla mamma, non assomigliava a nessuna delle due. Era sempre stata gelosa di Chae anche per quello: a lei non avrebbero mai permesso di farsi dei tatuaggi come i suoi. Le si contorcevano su per tutte le braccia, due lunghi rovi di rose che si intricavano e districavano attorno alla pelle come se fosse un vero e proprio viticcio. Lo sapeva, anche se in quel momento erano coperti dalle lunghe maniche dell'abito. Sicuramente la aveva obbligata la zia per non dover discutere con la mamma.
«Sto ancora scrivendo i temi da mandare, non saranno ancora pronti per qualche settimana» si limitò a rispondere Olivia, cercando di rimanere sul vago. Non c'era alcun bisogno che sapessero come non avesse nemmeno deciso di cosa scrivere in nessuno di quei temi. All'inizio aveva pensato che proprio loro, la sua famiglia, sarebbero potuti essere un buono spunto di partenza, ma non ne era mai stata convinta. Aveva bisogno di qualcosa di più coinvolgente, ma sicuramente non avrebbe potuto dirgli che non erano abbastanza interessanti perché lei potesse scrivere un testo di seicento parole su di loro.
«Sta solamente facendo la timida. Sappiamo già che ha tutto sotto controllo e sta solo rimandando l'inevitabile per paura» la difese subito sua madre, come se ci fosse stato qualcosa di sbagliato nella risposta di Olivia.
«Ma sì, ma certo! Bisogna prendersi tutto il tempo di cui si ha bisogno» replicò subito la zia, le bacchette in aria mentre cercava di portarsi alla bocca un pezzo di kimchi. «È un passaggio importante quello dell'Università e deve usare tutto il tempo che le viene fornito. Ma tanto sappiamo già che entrerà ad Harvard come la mamma e il papà, no?»
I due annuirono con non poca enfasi.
Certo, quello era il sogno, quello era l'obiettivo. Lo era stato da sempre. Eppure ad Olivia non sembrava di esserci per nulla vicina.

La Vendetta Perfetta ❀ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora