- Capitolo Trentasette -

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«Ti manco così tanto da chiamarmi a quest'ora?»
Era già passata da tempo l'ora di cena quando Olivia aveva finalmente deciso di chiamare Eryn. Avrebbe voluto farlo prima. Anzi, avrebbe dovuto.
Sapeva che muoversi con velocità sarebbe stato un punto chiave per non lasciar fallire il suo piano, ma il tempo le era scivolato dalle dita come acqua di mare, trattenendosi per poco nella pozza delle sue mani.
Si era buttata sul letto e aveva lasciato la mente vagare, rimuginando su come, all'improvviso, il mondo avesse deciso di ritorcersi contro di lei, come la fortuna l'avesse improvvisamente abbandonata a se stessa. Non era ancora pronta ad avventurarsi in un mondo dove le sue amiche non erano pronte ad afferrarla ogni volta che inciampava, eppure non aveva esitato ad allontanarle non appena avevano dichiarato di non condividere i suoi metodi. Non era ancora pronta ad andare all'università, seguire il sogno dei suoi genitori, diventare un medico proprio come loro due, eppure si sentiva in dovere di muoversi a scrivere quel tema e presentare alla commissione il miglior scritto su cui avessero mai posato gli occhi. Non era ancora pronta ad arrendersi o ad ammettere che il suo piano aveva bisogno di qualche modifica.
Era come se una cupola fosse caduta sopra di lei, costringendola a rimanere dentro il confine di quel letto, senza mai cambiare posizione. Sapeva che doveva agire, in fretta possibilmente, eppure l'aria intorno a lei si era fatta rarefatta e i suoi muscoli si erano bloccati. Quasi come se fosse stata... spaventata. Ma Olivia Young non aveva mai paura. Non in casi come quello. Lei era superiore a tutto e a tutti, non si sarebbe fatta intimidire da Sophie.
Eppure non si era mai mossa per raggiungere il telefono.
Era rimasta in quello stato, persa nei suoi pensieri, nei suoi sbagli passati e futuri, finché la mamma non l'aveva chiamata per raggiungere lei e la sorella a cena. Papà era al lavoro, e presto sarebbe dovuta partire anche la madre, quindi avrebbero mangiato prima del solito. Capitava spesso quando i loro turni avevano orari astrusi come quel giorno.
Poi era dovuta rimanere in cucina a lavare i piatti, in quanto era il suo turno di fare le faccende di casa, mentre Claire avrebbe dovuto portare fuori Pumpkin e la spazzatura.
Tornata al piano di sopra, con le mani arrossate dal sapone per i piatti e la maglietta leggermente schizzata d'acqua, Olivia si era chiusa in bagno. Con la porta dietro la schiena, il pomello che le provocava un sentore di gelo contro la vita, si era decisa a tirare fuori il telefono dalla tasca posteriore dei jeans e a digitare il numero di Eryn.
Ora la voce dell'altra ragazza le arrivava lontana alle orecchie, come se la distanza fisica fra due loro stesse interferendo in quella comunicazione. Sapeva che non era così che funzionavano le chiamate dei cellulari, forse c'era qualcosa che non andava nelle casse del suo smartphone.
«Vorrei davvero dirti che è per questo che ti sto chiamando, però penso che potremmo avere un piccolo problema in arrivo.» Perfino alle sue orecchie Olivia suonava estremamente preoccupata.
Si passò una mano sulla faccia, cercando di calmarsi e cacciare quella fredda paura che le strisciava sulla schiena. Non c'era alcun bisogno di reagire più del dovuto, di dare di matto davanti ad Eryn, di farla preoccupare in quel modo.
«Che cosa è successo?»
Si sentì il rumore di qualcosa che si muoveva in sottofondo e all'improvviso la voce di Eryn fu più vicina al suo orecchio, come se fino ad allora l'udito di Olivia fosse stato otturato in precedenza da qualcosa. O come se fosse stata in viva voce fino a quel preciso istante.
Il panico trasudava in quelle poche parole, era chiaro che Eryn si stesse già aspettando il peggio. Ed, onestamente, Olivia non poteva immaginarsi uno scenario peggiore di quello. Nemmeno lei, che amava studiare ogni dettaglio di ogni sua mossa, aveva previsto una pugnalata alle spalle proprio da Sophie.
«Le mie amiche... Beh, loro hanno visto la storia che abbiamo messo su Instagram, no?» iniziò a spiegare Olivia.
«Ok. E allora?» replicò Eryn. «Abbiamo messo la foto apposta perché tutti potessero vederla, no? Hai detto che era il modo più efficace e veloce di rendere la cosa pubblica senza troppi drammi.»
«So che cosa ti ho detto. Il problema è che non l'hanno presa molto bene» continuò Olivia. Sapeva che girarci attorno avrebbe solamente ritardato l'inevitabile, ma era come se le parole le uscissero ad una ad una della bocca, con estrema lentezza, come se avesse dovuto tirarle singolarmente per poterle convincere a risuonare nell'aria.
All'improvviso il bagno intorno a lei sembrava essersi rimpicciolito, le pareti che si chiudevano intorno a lei, quasi a soffocarla in una mossa sempre più stretta.
Mentre parlava con Eryn si osservò allo specchio. La luce del lampadario penzolava gialla sopra di lei, creando lunghe ombre sotto i suoi occhi. Sembrava veramente spaventata.
Ma non doveva esserlo, continuò a ripetersi.
Tutto andava bene, si sarebbe risolto tutto.
«Non sapevano già da tempo che sei lesbica? Perché se la sono presa male?»
Olivia scosse la testa, anche se sapeva che Eryn non poteva vederla. «Non sono omofobe, non è questo il problema. A loro non importa niente se esco con delle ragazze, però non approvano che io esca con te.»
Eryn rimase in silenzio per qualche secondo, probabilmente ponderando la risposta successiva.
«E quindi? Se ne faranno una ragione,» prese un respiro, «prima o poi. Davvero non capisco perché tu sia così in ansia.» Un'altra pausa e poi si mise a ridacchiare. «Mi hai davvero fatto prendere un colpo, pensavo avessi ucciso qualcuno e mi stessi chiedendo di aiutarti con il corpo.»
«Eryn! Scherzare non è la cosa giusta da fare in questo momento» sbottò Olivia. «Sono davvero preoccupata. Probabilmente verranno a cercarti o cose del genere. E non possiamo dirgli che non stiamo veramente insieme.»
Olivia non riusciva a capacitarsi di come quella ragazza non riuscisse a guardare oltre la punta del suo naso. Era così stupida da non riuscire nemmeno a capire che si potevano benissimo considerare sull'orlo di un precipizio, Sophie pronta a spingerle nel vuoto?
Ma d'altronde lei non conosceva l'intera storia, non sapeva che stava facendo tutto quello per vendicarsi di suo fratello.
«Cosa posso fare per renderti meno preoccupata?» chiese infine Eryn, il tono di a chi sembrava davvero importare il benestare del suo interlocutore e non lo stesse dicendo solamente per pura cortesia. «Ti sentiresti meglio se ci vedessimo per parlare a quattr'occhi?»
«Sì, estremamente meglio.»

La Vendetta Perfetta ❀ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora