- Capitolo Sessanta -

584 33 6
                                    

«Ti ho detto di lasciarmi in pace!» urlò Calire, sempre più a disagio, la voce impaurita che rimbombava sulle pareti vuote.
Eryn aveva seguito i due fuori dalla palestra lungo uno dei bassi corridoi che portava agli spogliatoi. Claire doveva essere corsa attraverso la prima porta disponibile, senza fare caso a dove stesse andando. Quella era una strada senza uscita, non c'erano altri corridoi o porte che l'avrebbero portata all'esterno, così per Noah fu estremamente facile raggiungerla.
Quando Eryn li aveva trovati, Noah stava stringendo in una morsa stretta il polso di Claire. La ragazza aveva le spalle contro il muro, Noah che torreggiava sopra di lei con aria minacciosa. Ad Eryn corse un brivido gelido lungo tutta la schiena, svegliando ogni particella del suo corpo improvvisamente allerta.
«Voglio solamente parlarne» disse lui. «Se è per tua sorella non ti preoccupare, l'ho sistemata a dovere, non ci darà più alcun problema, puoi starne certa.»
Claire scosse la testa, gli occhi chiusi con forza. «Non volevo che facessi nulla del genere. Volevo che lei capisse che ci amassimo senza dover ricorrere a questo tipo di sotterfugio. L'hai denigrata davanti a tutta la scuola, le hai fatto paura. E fai paura anche a me. Io volevo solamente che mi vedesse felice e capisse che stare con te mi rendeva veramente contenta.»
Noah scosse la testa, facendo danzare i corti capelli scuri. «Tu non capisci. Non c'è alcun bisogno di aver paura. L'importante è che lei abbia capito chi comanda in questa situazione: d'ora in poi non ci darà più fastidio.»
«Ma è mia sorella! Io non volevo che non ci desse più fastidio, volevo solamente che capisse! Che fosse contenta per me! Perché non ti entra in testa?» La voce di Claire diventava sempre più alta ad ogni parola che pronunciava, la rabbia che usciva da ogni singola sillaba.
Tutto ad un tratto le mani di Noah scattarono verso l'alto, vicino alla faccia della ragazza. Per una frazione di secondo Eryn ebbe paura che il fratello avesse colpito Claire in faccia, ma poi si accorse che aveva fatto sbattere i palmi delle mani contro il muro, proprio di fianco alla testa di lei.
I due sembravano non essersi ancora accorti della presenza di Eryn, così lei percorse il pezzo di corridoio che li separava con lunghe falcate. Non poteva più starli a sentire in disparte, senza fare nulla. Si era trattenuta per dare lo spazio ad entrambi di poter esprimere i propri sentimenti e parlare di quello che stava succedendo come due normali esseri umani, ma ormai era ovvio che la situazione stava andando fuori controllo e c'era bisogno di un intervento esterno. Per quanto Eryn potesse essere non di parte.
«Noah!» urlò mentre si avvicinava. La testa del fratello scattò subito nella sua direzione, le guance e il collo tinti di rosso dalla rabbia, gli occhi iniettati di sangue. «Si può sapere che cavolo stai combinando?»
«Stiamo solamente parlando, Eryn» rispose secco lui, staccandosi dal muro e muovendo le mani nella sua direzione, come a far segno di andarsene. «E si da il caso che si tratti di una conversazione privata, quindi, se non ti dispiace, preferiremmo che tu ci lasciassi da soli.»
Le labbra di Eryn si mossero in un tic nervoso, arricciandosi verso destra. I suoi genitori le avevano sempre insegnato che doveva fidarsi di suo fratello, ma in quel momento non le sembrava affatto opportuno. Si sentiva strana a credere che Claire non sarebbe stata al sicuro se fosse rimasta da sola con Noah, ma era esattamente quello che stava provando in quel momento.
«A me non sembra che lei abbia molta voglia di parlare con te» disse Eryn. Prese Claire per un braccio, portandola dietro di sé, quasi a nasconderla da Noah. «Nonostante tutte le ragazze che tu hai avuto in vita tua non sembra che tu sappia capire quando una ragazza ha definitivamente chiuso con te e non vuole più sentire una parola uscire dalla tua bocca.»
Non c'era alcun bisogno di comportarsi in quel modo, di essere così perfida con lui, Eryn lo sapeva, ma in qualche modo sentiva di dover mettere suo fratello al suo posto. Si sentiva il capo del mondo, al di sopra di tutti quanti, quando la realtà dei fatti era assai diversa. Eryn si sentiva in dovere di farlo scendere da quel piedistallo che si era costruito da solo.
«Eryn, tu non hai idea di che cosa tu stia dicendo» ringhiò lui, le mani strette a pugno lungo i fianchi.
«Sembra proprio che nessuna di noi sia abbastanza intelligente da capire, eh? O, forse, sei tu quello che è un vero e proprio idiota» lo riprese Claire, sgusciando via dalla presa di Eryn e tornando a faccia a faccia con il ragazzo più grande. La sua faccia di puro disgusto dava l'impressione che gli stesse per sputare addosso.
«Voi tre!» si intromise una quarta voce alle spalle di Eryn, riuscendo a porre fine a quel finimondo che si era creato.
Olivia li aveva raggiunti, materializzandosi dal nulla.
Eryn la osservò mentre si avvicinava a Claire, mentre studiava la sorella con occhi preoccupati, mentre rivolgeva un'occhiata truce a Noah. Sembrava la stessa Olivia di sempre, fiera e piena di confidenza, con la testa alta e i vestiti perfetti. Non sembrava una ragazza al centro di un ciclone di accuse e voci di corridoio.
«Credo proprio che la questione sia da considerarsi conclusa qui» sibilò Olivia, passando lo sguardo su ognuno dei tre ragazzi presenti prima di fermarsi su Claire. «L'assemblea è finita, il tuo professore ti starà aspettando in classe, sbrigati o perderai il primo appello.»
Claire cercò di protestare qualcosa in risposta, ma Olivia fu veloce a zittirla e presto la ragazza se ne andò, non senza prima sottolineare nuovamente che lei, con Noah, non voleva più averci nulla a che fare.
Poi Olivia si rivolse a Noah, con voce ancora più dura. «E tu, il preside ti stava cercando, se non sbaglio vuole vederti nel suo ufficio.»

La Vendetta Perfetta ❀ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora