- Capitolo Tre -

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Una volta entrata in mensa, Olivia non ebbe nemmeno il bisogno di cercare con lo sguardo il tavolo delle sue amiche. Si sedevano sempre al centro della stanza, proprio sopra lo stemma della scuola disegnato sul pavimento. Credevano fermamente che trovarsi al centro della stanza fosse una metafora per dire che fossero al centro della vita scolastica di qualunque alunno varcasse quelle porte. In effetti, alla Queenport High, o li odiavi o volevi essere loro, non c'era alcuna via di mezzo.
Prese un vassoio, riempiendolo con quello che la mensa scolastica aveva da offrire quel giorno - pasta in bianco e un qualche tipo di verdura bollita, con l'unica nota dolce di un budino pre-fatto. Non si azzardò nemmeno a prendere il pane, perché una volta una ragazzina del primo anno gli aveva dato un morso, solamente per scoprire dopo aver già ingoiato il boccone che l'interno era tutto ammuffito. Almeno sul budino c'era la data di scadenza e poteva essere sicura di non dover correre all'ospedale per un'intossicazione alimentare.
Lasciò cadere il vassoio al centro del tavolo delle sue amiche, facendo girare la testa di tutte quante. Erano un gruppo piccolo, solamente quattro ragazze, Olivia compresa, ma erano comunque abbastanza per potersi proteggere le spalle a vicenda e mettere in soggezione gli estranei ad esso.
«Sembri davvero incazzata» proruppe Sophie per prima. Lei era quella che Olivia piaceva considerare come la sua spalla sinistra. Probabilmente la più intelligente fra le quattro, con la sua chioma di boccoli rossi, avrebbe potuto spodestarla da ape regina in quattro e quattr'otto, tuttavia le mancava la volontà d'azione per mettersi in gioco in quel modo. Sembrava soddisfatta dov'era ed Olivia aveva proprio bisogno di persone come lei al suo fianco.
«Lo sono» si limitò a replicare lei, prendendo posto in mezzo a quel cerchio.
«Ma non mi dire, non lo avrei mai detto.» La voce dura di Zora lasciava sempre intendere tutta la sua schiettezza. Certe volte sembrava che non le importasse molto del gruppo, ma almeno non era il tipo da pugnalarti alle spalle. Con la sua pelle ambrata e i capelli che le uscivano a piccoli ricci fuori dall'hijab, era sempre pronta a dirti quello che pensava, senza giri di parole.
Amelie alzò un sopracciglio. Lo faceva sempre. Aveva svelato ad Olivia che si era esercitata per anni per riuscirci, pensava che i ragazzi lo trovassero irresistibile. Olivia credeva che con i suoi lunghi capelli biondi e gli occhi da cerbiatta che si ritrovava non avesse bisogno di quel trucchetto per far cadere qualcuno ai suoi piedi, e glielo aveva anche detto, ma Amelie non le credeva. «E perché mai?»
«Da oggi non voglio vedere nessuna fare l'oca con Noah. Non gli parlate nemmeno» sentenziò Olivia. Si mise una forchettata di pasta scotta in bocca prima di guardare una ad una il gruppo di ragazze intorno a lei.
Le altre si scambiarono uno sguardo preoccupato.
«È successo qualcosa di cui non siamo al corrente?» chiese Zora, spostandosi un lembo di stoffa dell'hijab dietro la spalla. «Sembri davvero tanto su di giri.»
Olivia non aveva alcuna voglia di addentrarsi nei dettagli, così si limitò a raccontare l'essenziale della vicenda: aveva trovato Noah a letto con sua sorella e questo non glielo avrebbe mai perdonato, nemmeno se fosse venuto a chiedere scusa in ginocchio.
«Non pensi di essere un po' troppo... perentoria?» domandò Sophie. I suoi occhi verdi si erano incollati a quelli di Olivia, senza sembrar volerli lasciar andare. «Di solito ci metti secoli per prendere una decisione, non credi di essere stata troppo avventata in questa?»
Era vero, Olivia Young non prendeva mai decisioni in tutta fretta. Passava ore, anche giorni, a ponderare quale sarebbe stata la scelta migliore, in quale scenario sarebbe uscita vincente, come avrebbe potuto mettere in atto al meglio la sua vendetta. Forse limitarsi ad escludere Noah dal loro gruppo non era una punizione abbastanza dolorosa. Forse avrebbe dovuto infliggergli un po' della sua stessa medicina.
Un'idea stava iniziando a formicolare nella mente di Olivia, prendendo forma poco a poco, mentre le altre ragazze continuavano a discutere di come sarebbe stato meglio riconsiderare il trattamento da riservare a Noah.
«Fa parte del gruppo da, boh, secoli, credo» stava borbottando Amelie. Ma la sua opinione in quel caso non sarebbe mai stata ascoltata da Olivia. Tutte sapevamo della cotta imbarazzante che Amelie aveva per il campione della scuola. Era del tutto di parte.
«Solo perché ha passato del tempo con noi non vuol dire che sia un tipo apposto» commentò Zora. Olivia amava quando Zora prendeva le sue parti in una discussione. Perché solitamente Zora aveva sempre ragione. «Anch'io mi arrabbierei se trovassi Noah nella stessa stanza di mia sorella, entrambi mezzi nudi.» Al solo pensiero la ragazza sembrò rabbrividire.
Anche Sophie si trovò d'accordo su quello. «Ma non toglie il fatto che bisogna essere molto caute in queste situazioni. La gente inizierà a farsi delle domande sul perché Noah non stia più nel gruppo e non credo che Olivia voglia far sapere a tutta la scuola il perché.»
Olivia scosse la testa con fare negativo. Ovviamente non voleva far sapere in giro che sua sorella era - quasi - andata a letto con un ragazzo di tre anni più grande di lei. Era appena uscita dalle medie, e se la voce fosse arrivata fino alle orecchie dei loro genitori avrebbero passato entrambe dei guai molto seri. Sua mamma e suo papà sapevano fin troppo bene chi fosse Noah, loro stessi avevano spinto Olivia a diventare sua amica e non avrebbero certo esitato a darle buona parte della colpa. Era logico pensare che fosse stata Olivia a farglielo conoscere, anche se quello non era decisamente il caso.
«No, Sophie non sbaglia. Forse mi sono fatta prendere un po' troppo dalla rabbia, ma non può certamente passarla liscia in questo modo.» Le dita di Olivia si erano strette intorno alla forchetta, facendole sbiancare le nocche.
«E cosa vorresti fare, quindi?» chiese Amelie, le labbra arricciate.
«Ho già qualche idea.»

La Vendetta Perfetta ❀ {GIRLxGIRL}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora