Capitolo 8

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Ares terminò la quarta sigaretta in giro di mezz'ora. Stava impazzendo, doveva parlare con Venere.

Tornò dentro in casa, e trovò la sua Afrodite sdraiata sul divano di velluto, con le gambe penzolanti fuori dal bracciolo e lo sguardo puntato sul soffitto, sul quale solo ora Ares notò che c'erano delle stelle che si illuminavano al buio.

Prese posto sulla poltrona posta dinanzi a lei.

Restarono in silenzio, lui che guardava lei, e lei che guardava le stelle.

<<Venere...parlami ti prego>>, la donna girò lo sguardo verso di lui, fece un sorriso triste <<è incredibile come in...non so...due ore, tu mi abbia di nuovo stravolto la vita. Ti odio, ti odio da morire Ares. Io avevo svoltato pagina, finalmente avevo trovato la stabilità e la fiducia in me stessa che avevo smarrito. Ero pronta a rimettermi in gioco e ad rinnamorarmi perché credo fortemente di meritare un pò d'amore. Ho accettato la triste realtà che tu non sei mai stato il mio per sempre. Anzi forse a dirla tutta, che tu non sia mai stato mio.>> <<Venere io...>> <<no, fammi finire. Dopo che te ne sei andato...io ho conosciuto una persona che mi ha fatta maturare e che mi ha aiutata a conoscermi, per lo meno in parte.

A questa persona devo davvero tanto.

Dopo che te ne sei andato via, lasciandomi sola senza alcuna spiegazione,  passai tre anni in solitudine, dedicandomi completamente allo studio e facendo sesso con qualche ragazzo che incontravo nei bar nel sabato sera.

Spesso finii anche a scoparmi più di tre ragazzi diversi in una sola notte e iniziai a fumare erba e ad ubriacarmi alla prima occasione di festa.

Perché pensavo di non dovermi meritare l'amore quello vero, quello giusto.

Infondo sia tu che Matteo, mi avevate lasciata sola e ferita.

Poi, però,in biblioteca conobbi la mia bella, bellissima Dafne. Lei aveva lunghi capelli rossi e mossi, due bellissimi occhi color nocciola e lentiggini che ricoprivano le sue gote e il naso all'insù.

All'inizio eravamo migliori amiche, ma con il passare del tempo ci eravamo rese conto che forse c'era qualcosa di più, eravamo fin troppo legate.
Così una notte nella mia vecchia casa ci baciammo.
Fu veramente magico.

Io, in realtà, capii di essermene innamorata due giorni prima del nostro primo bacio, quando mi portò a fare un tatuaggio dietro il collo, perché decisi di incidermi per sempre, il verbo "guarirai" . Io ero seduta su una sedia, davo le spalle al tatuatore, Dafne si inginocchiò di fronte a me, mi strinse la mano e mi disse "sono orgogliosa di te" e mi resi conto che tutto ciò di cui avevo bisogno era lei.
Inoltre le avevo raccontato ciò che avevo subito da Matteo...e conobbe anche la nostra...di storia, e con pazienza mi aveva aiutato ad uscire dal giro di fumo e alcool in cui ero entrata.

Con Dafne è stato un amore vero, puro e semplice.

Era la mia anima gemella, di questo ne sono fortemente convinta.

Finché un giorno, una macchina condotta da un drogato me la portò via.

Eravamo a Roma in Via Piccolomini, non riesco ancora a ritornarci e lasciare un girasole, il suo fiore preferito, nel luogo in cui è morta. Io sono viva per miracolo, lei era andata a controllare se avesse chiuso bene la sua smart nera, perché non era sicura, in realtà non era mai sicura -disse sorridendone del ricordo- , ogni volta che uscivamo insieme almeno tre minuti li passavamo a controllare se avesse chiuso tutto...cavolo- disse iniziando a sospirare pesantemente- la amavo così tanto.

-riprese fiato e continuò- Anche quel giorno aveva il dubbio di non aver chiuso la sua auto, non servirono a nulla le mie parole, lei voleva accertarsene. Era così testarda...perciò mi diede un rapido bacio sul naso e cominciò ad attraversare la strada sulle strisce pedonali, finché non arrivò una pegiot a tutta velocità che la fece balzare in aria, io assistetti a tutta la scena, vidi con i miei occhi il suo corpo così delicato ed etereo atterrare a terra bruscamente, lì ho perso il battito del mio cuore, perché mi resi conto di averla persa per sempre e fu così che mi accasciai sul ciglio della strada.

Piangevo a dirotto.

Svenni per il dolore.

Mi risvegliai in ospedale e non mangiai per circa un mese, andavo avanti attraverso delle flebo. In seguito iniziai a soffrire di attacchi di panico, ora li tengo sotto controllo grazie all'aiuto di una psicologa.

Ares- disse con le gote bagnate di lacrime- avevamo organizzato un viaggio per la Grecia, dovevamo partire due giorni dopo...voleva farmi conoscere sua nonna, la persona che l'aveva cresciuta.

Alla fine l'incontro con sua nonna c'è stato, ma la mia Dafne non c'era.

Entrai in depressione, e non ne sono ancora uscita del tutto. Ora sto meglio Ares, ma ogni tanto piango al solo pensiero della mia vita che si spezzò quel maledetto ventitré settembre.>>

Venere si sedette e guardò il suo dio della guerra negli occhi, il quale li aveva umidi.

<<Ares, se non puoi rimanere con me, se non mi ami più...vattene. Ti sto supplicando. Lasciami in pace, perché io non riesco a sopportare un altro dolore, non posso proprio.>> .








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A presto, Giulietta.

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