Capitolo 62

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<<si?>> chiese Efesto rispondendo al citofono.
<<non c'è Venere?>>
<<No, è a lezione>>
<<Oh, ok...grazie comunque, non dirle che sono passato>>
<<chi sei?>>
<<Marco, suo fratello>>
<<vuoi salire lo stesso? È uscita ora la moka>>
<<se per te va bene, sì >>
<<dai Marco, sali e fammi compagnia>> rispose infine Efesto sorridendo.
Marco salì e si sedettero insieme sul divano di velluto rosso a parlare mentre bevevano il caffè appena uscito.

<<Allora, che succede? Sembri triste>> disse Efesto notando gli occhi marroni cupi di Marco.

Marco fisicamente era l'opposto di Venere. Lui era più alto, con i capelli lisci neri e gli occhi scuri. Somigliava più al suo papà, Venere invece aveva ripreso gli occhi e la sua bellezza da Maria, sua madre.

<<Mi costa ammetterlo, ma sì, mi manca un pochino avere mia sorella per casa che mi rimprovera come una mamma. Perché Venere sa essere una grandissima rompi cazzo, ma lo fa principalmente con le persone per cui darebbe via la sua stessa vita. È stata una seconda mamma per me. Solo che lei tutte queste cose non le sa, perché noi ci mostriamo il nostro affetto dandoci fastidio l'un l'altro, Venere non l'ho mai vista esternare dei sentimenti. >>
<<in che senso non sa esternare i sentimenti?>>
<<Lei non sa gestire le emozioni che prova, non è in grado perché è cresciuta con la mentalità che bisogna stare sempre bene e che non bisogna far trapelare al di fuori alcuna emozione; un po' per colpa di mio padre che non è stato sempre presente per via del lavoro e un po' per mia madre che non dava importanza alle emozioni o ciò che Venere le diceva. A quel punto lei ha cominciato a tenersi tutto dentro, e credo che non sappia distinguere un momento di felicità da quello di dolore. A volte mi sembra un automa. >>
<<e tu? Sei in grado di gestire le emozioni?>>
<<sì, perché avevo lei>> rispose con un sorriso amaro.
<<Venere però nonostante questo, ha un carattere da battagliera. Ti spiego: se avevo una discussione con i miei genitori di qualsiasi genere, Venere era sempre lì in ascolto e doveva dire la sua. Lei entra in modalità bersagliera quando sente parole o discorsi che non le quadrano. Deve dire la sua e proteggere chi è in difficoltà, e probabilmente lo fa perché nessuno lo aveva mai fatto con lei. >>
Efesto rimase in silenzio ad ascoltare, prendendo nuove conferme sulla ragazza che le era entrata nell'anima.
<<Sai, non so se te lo ha detto, ma lei è stata sempre la figlia scordata da tutti, quella che la etichettano come "la più intelligente o brava a scuola" solo perché mio padre non conosce altri aspetti intimi di Venere da poter elogiare agli altri. Ciò che sto provando a dirti, è che Venere è stata sempre criticata dalla sua famiglia per qualsiasi cosa essa faceva; dal mangiare, al vestirsi o al modo di portare i capelli.
Non essendo riuscita a sviluppare un hobby, si è rifugiata nei libri, ma a lei non piace studiare. Cioè sì, le piace conoscere nuove cose ma non le piace studiare, stare sempre lì incollata sui libri di scuola o dell'università. Lo fa perché tutti hanno delle aspettative su di lei, creatasi dai discorsi di suo padre. >>
<< E tu? Che etichetta hai addosso?>>
<<Quello bravo a calcio>>
<<E a te sta stretta questa definizione?>>
<<Sì, molto stretta. Perché nonostante mi piaccia il calcio, non è ciò che voglio fare nella vita. >>
<<Ma tutti hanno delle aspettative>>
<<Te invece? Voglio dire, sarai principe un giorno...>>
<<Tasto dolente -disse sorridendo amaramente- io mi sono allontanato da quel mondo, o meglio, sono stato allontanato da mio padre stesso>>
<<Perché?>>
<<Perché mi stavano stretti alcuni aspetti della vita "perfetta" che dovevo compiere e poi per via del mio aspetto fisico - disse alzandosi le maniche della felpa, per far vedere i tatuaggi- e di alcune azioni commesse da adolescente>>
<<Quindi non sarai un principe un giorno?>>
<<Mio padre mi ha chiamato l'altro giorno, dicendomi che devo iniziare a partecipare a ricevimenti, ad apparire dinanzi alle telecamere, perché "il futuro principe ha bisogno di trovare la sua principessa.">> disse imitandolo.
<<Ti ha trovato la moglie?>>
<<Sì, me lo ha detto mia madre in una seconda chiamata. Mio padre non ha avuto neanche il coraggio di dirmelo chiaro e tondo che mi ha organizzato un matrimonio del cazzo.>>
<<Venere sarebbe una principessa perfetta>>
<<Sì, lo sarebbe, ma tua sorella è stata molto chiara non vuole nulla di serio quindi ecco siamo solo...insomma...>>
<<scopate e basta, capisco, ho pur sempre diciannove anni, ho fatto sesso anch'io sai?>> disse ridendo.
<<È che, stavamo parlando di tua sorella e non volevo sembrare maleducato>> rispose Efesto imbarazzato.

Rimasero in silenzio entrambi a riflettere su ciò che si erano appena rivelati l'un l'altro. Finché Marco: <<Senti, secondo te ciò che abbiamo vissuto in passato io, Venere e te, ha definito o definirà il nostro futuro ?>>

<<Ciò che ci è successo nella nostra infanzia ci influenza oggi, c'è un filo continuo; dunque ciò che ci è successo questa mattina ci ha influenzato oggi pomeriggio, addirittura ciò che è successo tanti anni fa ci ha influenzato oggi pomeriggio; questa mattina e ieri.
Non è che ogni volta che spariamo i botti a capodanno si resetta tutto. Noi abbiamo questa illusione, ma non siamo così sciocchi da pensare: "speriamo che il 2000emai sia l'anno migliore, più ricco di quello che è finito ora", dobbiamo prendere coscienza che ciò che è stato ce lo portiamo dentro, bello o brutto che sia.
Mia mamma ,un giorno, mi disse: "le rughe non escono in un giorno" , non ci si sveglia una bella mattina con il viso segnato. Le rughe sono l'esito di un processo lungo, costante, di un accumulo. La nostra esperienza di vita, a prescindere dal fatto che facciamo, ad esempio, sport o stiamo a casa, è un cumulo di cose. E' un movimento continuo, un mutare incessante in cui non sono previsti salti, non si salta da uno stato d'animo all'altro.
Non si può dire dunque , che un evento causa necessariamente un altro evento.
Non si può dire che una mia azione sia determinata da una causa precisa, perché ogni mia azione è influenzata da tutto quello che noi abbiamo provato. A noi sembra che le nostre decisioni vengano prese razionalmente, ma non è così. Non è come diceva Kierkegaard che "noi siamo immersi nella dimensione della contingenza, dobbiamo sempre scegliere e questo genera in noi angoscia, perché dovremmo rinunciare a una serie di cose per sceglierne una", è assolutamente vero, ma una scelta non avviene mai in modo lucido, consapevole.
La direzione che noi intraprendiamo è influenzata da tutta la nostra storia.
E la maggior parte dei casi, le decisioni per quanto lucide ci sembrino, provengono tutte dalla pancia.
Perché è la nostra sfera emotiva che ci indirizza.>>

<<Mi piaci sai? Spero vivamente che Venere possa diventare un giorno la tua principessa. Tu saprai trattarla bene. Lei mi ha detto che tu "sei il sole" ed è così, perché mi sento già meglio dopo aver parlato con te oggi. Grazie Efesto, sul serio. So che non la deluderai esattamente come ha fatto Ares>>

<<Chi è Ares?>>

<<Lei dice che è stato il suo primo amore, ma io non credo ciò, perché Ares l'ha fatta più soffrire che ridere. Ha sempre pensato solo a se stesso e al suo dolore, quando era Venere che stava morendo dentro. Il suo primo amore, per me, è stata Dafne, ma questo lei non lo dirà mai. Per lei sarà Ares, perché è stato il suo primo in tutto; ecco perché crede di doverlo definire così. Perché è stato il primo a darle attenzioni e lei si sentiva speciale. Anche se di attenzioni io non le ho mai viste. Fatto sta che Venere ha gli occhi sorridenti, come non mai ora che ci sei tu. Grazie Efesto, sia per la chiacchierata con me, sia per Venere. Devi avere pazienza, lei non sa gestire le emozioni, ha bisogno di tempo per metabolizzarle.>> disse Marco alzandosi dal divano.
Efesto lo seguì a ruota.
<<Posso?>>
<<Certo>> rispose Efesto sorridendogli, così Marco lo abbracciò come un fratello.
Ed Efesto si sentì apprezzato e amato.












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I due uomini più importanti della vita di Venere si sono esposti l'un l'altro, che ne dite?
A presto, Giulietta.

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