Capitolo 42

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Era sera, dopo aver iniziato a sistemare i primi vestiti nella valigia, Carlos, bussò alla porta della camera di Ares.

<<Ingresar>> [entra]

<<¿Quieres salir a cenar?>> [Ti va di andare a cena fuori?]

<<Sí, seguro, ¿como en los viejos tiempos? ¿Cena de hombres?>> [Sì, certo, come i vecchi tempi? Cena tra uomini?] Chiese Ares sorridendo.

<<Si, vamos a ese restaurante donde hacen espetos>> [Sì, andiamo in quel ristorante in cui fanno gli espetos] rispose Carlos con un sorriso tirato.

<<¿Está todo bien papá? ¿Hay algo mal?>> [Tutto ok papà? C'è qualcosa che non va?] Chiese Ares notando il tono di voce e il viso con un espressione totalmente turbata di suo padre.

<<Sí, solo quiero pasar tiempo con mi hijo a quien no he visto en mucho, mucho tiempo.>> [Sì, voglio solo passare del tempo con mio figlio che non vedo da tanto, troppo tempo.]

A quel punto, Carlos entrò nella stanza, dopo esser stato tutto il tempo della conversazione poggiato sullo stipite della porta, si avvicinò ad Ares e lo abbracciò a sé stretto.

<<Ares, te quiero mucho, recuerda eso siempre, ¿de acuerdo?>> [Ares, ti voglio tanto bene, ricordalo sempre, ok?] Gli sussurrò lasciandogli un bacio sulla testa.

<<Yo también te amo papá, mucho.>> [Ti voglio bene anch'io papà, tanto tanto.]

Interruppero l'abbraccio e si sorrisero.

<<Ahora prepárate, nos iremos pronto.>> [Ora preparati che tra poco usciamo] disse infine Carlos poco prima di richiudersi la porta alle spalle.

Così Ares, aprì l'anta dell'armadio e cercò qualcosa da vestire.
Tirò fuori una camicia nera e dei jeans baggy neri, le scarpe erano sempre le stesse: delle converse nere.
Inseguito si diresse allo specchio dentro l'armadio, dopo essersi analizzato dalla testa ai piedi, lasciò i suoi capelli lisci neri sciolti. La camicia, la lasciò aperta il giusto per far intravedere lo sterno e il petto liscio abbronzato. Prese poi il profumo Dior Sauvage, poggiato sul comò e come sempre fece due spruzzi sul collo, uno spruzzo sul polso sinistro che sfregò con il polso destro, e poi sul petto.
Prima di uscire controllò il cellulare, nessuna notifica di Soledad o di altri suoi amici.
(O di Venere)

Così uscì, e trovò suo padre, che camminava intorno al tavolo del salone mentre parlava al telefono: <<¿Cómo está?>> [Come sta?] chiese preoccupato, <<Por suerte, ¿está descansando ahora? ...Ok, está bien, avísame mañana por la mañana, buenas noches...>> [Menomale, ora sta riposando?...ok, va bene, fammi sapere domani mattina, buonanotte...] e subito dopo aver riattaccato fece un sospiro di sollievo.

Ares entrò nella stanza, e osservandolo di spalle, gli chiese: <<¿Todo bien? ¿Quién está enfermo?>> [Tutto ok? Chi sta male?] , Carlos a quel punto si girò verso suo figlio e rispose semplicemente: <<Un colega>> [una collega].
Dopodiché calò silenzio tra quei due, e si diressero in macchina per giungere al ristorante.
Anche una volta seduti al loro tavolo e aver preso le ordinazioni rimasero in silenzio ad osservarsi.

<<¿Cómo estás papá?>> [Come stai papà?] domandò Ares interrompendo il silenzio.
<<Estoy bien>> [Sto bene]
<<Entonces, ¿cuál es el problema?>> [Allora quale è il problema?]
<<De hecho... tengo que decirte una cosa, hace mucho tiempo que tengo que fremo para decirte todo>> [In effetti...io devo dirti una cosa, è da tanto tempo che fremo per dirti tutto].
<<Me estás haciendo preocupar>> [Mi stai facendo preoccupare]
<<Después de lo que te diré, nunca te juzgaré si estás enfadado. De todos modos, te querré.>> [Dopo ciò che ti dirò, non ti giudicherò mai se sarai arrabbiato. Ti vorrò comunque bene.] disse Carlos afferrando la mano di Ares nella sua e stringendola.

Ares rimase in silenzio ad ascoltarlo.

<<La razón por la que yo y la tuya...>> [Il motivo per cui io e tua...] ma la voce di Carlos venne disturbata da una suoneria del cellulare.

Era di Ares.

<<Sigue papá, ahora esto es más importante.>> [Continua papà, adesso è più importante questo.] , ma il cellulare continuava a suonare incessantemente.
<<Responder Ares, tal vez alguien te necesite>> [Rispondi Ares, magari qualcuno ha bisogno di te] disse Carlos allontanando la sua mano da quella di Ares, e prendendo un sorso di vino rosso dal suo calice.

A quel punto Ares recuperò il cellulare dalla sua tasca posteriore.
Era Alessandro, colui che lo stava chiamando.
Rispose immediatamente.

<<Pronto?>>

<<Ares...>> disse monocorde

<<Ale...che succede>>

A quel punto andò fuori dal locale.

<<Ale? Mi senti?>> e in quel momento sentì delle urla di qualcuno che piangeva.

<<Ares, io non so...Venere...>>
Ares si portò la mano sul cuore, lo sentiva battere troppo forte perché capì che c'era qualcosa che non andava.

<<Che cosa è successo a Venere ?>>

<<Matteo ha provato a stuprarla.>>

Ares cadde in ginocchio. Sentì tutto il suo mondo sgretolarsi.
La sua bellissima Venere violentata, toccata senza il suo consenso.
Non l'aveva protetta. Non era stato abbastanza.

Scoppiò a piangere, disperato a terra.
Degli sconosciuti che lo videro piangere in ginocchio al centro del piazzale, cercarono di tranquillizzarlo e di condurlo dentro il locale.
Lo fecero sedere su un divanetto, vicino all'entrata e dei camerieri gli portarono dell'acqua.
Intorno ad Ares, si era creata una folla, la quale venne divisa da suo padre Carlos.

<<Ares, campeón, ¿qué pasa?>> [Ares, campione, che succede?] chiese suo padre inginocchiandosi dinanzi a suo figlio che piangeva.
<<Estoy aquí, hablame>> [Sono qui, parlami] continuò il padre, mentre gli carezzava il viso.

<<Tengo que ir a Roma. Venere me necesita.>> [Devo andare a Roma. Venere ha bisogno di me.]

Dopo neanche due ore, Ares era in aeroporto e stava per tornare a Roma, dalla sua dea che era stata ferita e Ares, giurò vendetta, a colui che le fece del male, alla luna.

<<Hola Ares, nos vemos pronto>> [Ciao Ares, ci vediamo presto] disse Carlos, prima di lasciarlo andare.

<<Hola papá, te echaré mucho de menos, volveré pronto>> [Ciao papà, mi mancherai tantissimo, tornerò presto] rispose Ares abbracciando suo padre un'ultima volta.

<<Te quiero campeón>> [Ti voglio bene campione] sussurrò Carlos infine lasciandogli un bacio sulla fronte.

Ares si distaccò dalle braccia di suo padre e si avvicinò al suo gate.

Ma d'altronde il giorno prima di partire per la Spagna, Ares dentro di sé sapeva che sarebbe tornato solo per lei.

[...]

<<Credo sia giunto per me il momento di partire, credo che andrò in Spagna per qualche giorno. Ho bisogno di casa, ho bisogno del mio papà.>> sussurrò Ares.
Venere gli carezzò il viso con delicatezza e gli sorrise, <<ti aspetterò Ares, sarò qui per te. D'altronde è casa tua anche Roma.>>

Tornerò solo per te, mi hermosa diosa.

Questo pensò poco prima di lasciarla, perché lui in cuor suo già conosceva i suoi sentimenti.

[...]

Aveva bisogno di tornare a casa e guarire.
Sarebbe tornato solo quando sarebbe stato pronto a poter rivedere e vivere la sua Venere.
Voleva diventare forte per lei.

E così accadde, Ares era pronto, e sopratutto stava tornando solo per lei.























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Ci sono riprese dal capitolo 34, mentre dal prossimo si torna a Roma!
Chissà cosa nasconde Carlos.

Buon inizio di settimana a tutti/e
A presto, Giulietta

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