Capitolo 38

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Una settimana prima

Da quando Ares era tornato a Malaga, aveva passato tutte le giornate nella vecchia casa di sua nonna Gabriella, circondato da tutti quei quadri sui muri, e da ettari di giardini.
Il sole spagnolo stava riscaldando il suo corpo e anche il suo cuore.

<<Buenos días campeón, hoy vienes a la oficina conmigo?>> [Buongiorno campione, oggi vieni in ufficio con me?] disse suo padre bussando alla porta chiusa .

<<Buenos dias, me cambio y llego. Espérame>> [Buongiorno, mi cambio e arrivo. Aspettami].

Sentiva la mancanza di Roma non poteva negarlo, anzi forse sentiva più la mancanza di un piccolo corpo possedente capelli ricci ramati e un viso con occhi azzurri e labbra rosse.

Eppure paradossalmente, si sentiva molto meglio a Malaga.
Casa era casa, e questo non poteva negarlo.

Con gli occhi socchiusi per il sonno, poiché tornato due ore prima da una serata con i Thiago e Matias, prese di corsa la maglia, che aveva lasciato sulla sedia dinanzi alla scrivania, e raccolse i levis azzurri caduti ai piedi del letto.
Le scarpe erano fuori al balcone.
Una volta sistemato l'abbigliamento, aprì l'anta dell'armadio e si controllò allo specchio a figura intera.

Che capelli di merda

Pensò Ares notando quell'ammasso di capelli neri lisci che erano diventati ingestibili.
Era abituato a portarli corti, ora invece erano talmente lunghi che poteva legarli in un mini codino.
Notò che doveva anche rifarsi la barba.

Una cosa buona questa mattina c'è?

Disse a mente Ares, mentre si legava i suoi capelli.
Ad un tratto sentì un essere peloso e morbido, sfiorargli il polpaccio.
Istintivamente abbassò lo sguardo: era Iago, il gatto di sua nonna Gabriella.

<<Iago, ¿por qué aquí? Tienes hambre, ¿eh?>> [Iago, come mai qui? Hai fame eh?].

Poi notò bene che Iago, aveva appeso alla sua coda grigia spumosa dei suoi boxer.

<<Pero, ¿de dónde los has sacado?>> [Ma dove li hai presi?] chiese ridendo.

<<Anoche hicimos un lío>> [stanotte abbiamo fatto un casino] annunciò una voce femminile dietro di lui.
Ares perse il battito, non ricordava di esser stato con una donna ieri notte.

Ricordava solo di essere uscito con degli amici di vecchia infanzia e di esser andato a bere con loro.
Forse aveva esagerato.
Sì voltò e si trovò di fronte mezza vestita una sua amica di famiglia d'infanzia.

<<Soledad, por favor dime que hicimos>> [Soledad, ti prego dimmi che abbiamo fatto].
La ragazza dai capelli lunghi biondi e lisci, li sciolse dalla coda disordinata e ricaddero sulle sue spalle nude.
Dopodiché tirò su le spalline del suo vestito bianco estivo a righe azzurre.
<<Ares, por muy guapo que seas, Eres como un hermano, te he visto el pene desde que eras un niño>> [Ares, per quanto tu sia un bel ragazzo, sei come un fratello, ti ho visto il pene da quando eri bambino]
Ares scoppiò a ridere di gusto.

Soledad, era la nipote della migliore amica di sua nonna Gabriella.
Erano nati e cresciuti insieme.
Soledad passava molti pomeriggi con lui, e avevano dormito molto spesso nello stesso letto.
Non c'era mai stata malizia, solo un profondo bene da entrambe le parti.
Non c'era neanche imbarazzo quando dovevano cambiarsi o farsi vedere senza intimo, abituati sin da bambini.

<<¿Cómo acabaste en mi cama rubia?>> [Come ci sei finita nel mio letto bionda?] chiese lui sorridendole.

<<Pero cómo, ¿ya no te duele el tobillo?>> [Ma come, non ti fa più male la caviglia?] chiese di rimando lei, impegnata a chiudere il laccetto dei suoi sandali, seduta sul letto sfatto.

Noi, vinti dall'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora