Capitolo 18

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Erano le 8.30 di un sabato mattina. Venere si era appena alzata dal letto e decise di scrivere al suo Marte.

V: Ei Ares, oggi pomeriggio ci sei?

Ares, nel mentre, era in palestra da almeno un'ora.
E quando stava in palestra il cellulare non lo toccava minimamente.
Era come se entrava in una dimensione parallela, metafisica.

Tutto intorno a lui non esisteva più, la sua mente si spegneva.
Non pensava più a nulla, non vedeva più nulla.

Non sentiva più le parole "mi spiace Ares, ma non ti amo" dette dal vivo sotto il palazzo della sua ex fidanzata, che era stata la prima volta in tutto per lui.
La prima che gli aveva fatto battere il cuore immensamente, la prima che lo aveva baciato e la prima che lo aveva reso uomo, facendogli perdere la verginità.

Rachele Marconi.

Questo era il suo nome.

Il nome della sua rovina.

Egli le chiese che cosa fosse successo, e lei gli disse semplicemente "Ares non provo più piacere con te, sei noioso".
Quelle parole si scalfirono nella sua mente.
"Rachele, dimmi la verità, c'è qualcun altro non è così?".
"Sì"
"E chi è? Lo conosco?"
"Marco Loffredi"
Marco Loffredi era l'opposto di Ares, letteralmente, sembrava uno di quei principi che narrano le fiabe.
Biondo, occhi azzurri, con un fisico palestrato, e soprattutto era più grande di lui, stava già studiando all'università, era al secondo anno di ingegneria civile.
"Mi dispiace Ares, ma doveva finire così" gli disse semplicemente lasciandolo solo davanti al portone del suo palazzo.

Quella sera stessa quando tornò a casa sua, si chiuse nella sua stanza, si allungò sul letto e osservò il soffitto.

E pensò e ripensò che cosa non avesse in confronto a quel Marco.
Voleva capire il motivo per cui era stato definito noioso.

Ma ciò che gli fece ancora più male, era stato il fatto che egli, per Rachele aveva donato tutto se stesso, e in cambio aveva ottenuto solo parole di distruzione mentale.

Sì risvegliò da quello stato di trance quando sentì il suo cellulare vibrare.

Ale: Ma dove sei? Venere è in disparte e non parla con nessuno.

Solo allora Ares notò il messaggio che la sua dea, gli aveva lasciato quella mattina;

V: Ei Ares, oggi pomeriggio ci sei?

Sì sentì in colpa.

Perché dopo aver finito i suoi esercizi in palestra, aveva deciso di prendere la macchina e andare al mare. Rimase lì seduto sul suo scoglio preferito per tutto il pomeriggio. E non aveva avuto contatto con il mondo per tutto quel tempo. Dopo aver visto il sole tramontare decise di tornare a casa.
Ed ora, mentre era allungato sul letto dopo aver fatto la doccia, si ricordò dell'esistenza del suo cellulare.

A: Ei mi diosa...mi dispiace non averti risposto prima

Venere visualizzò il messaggio, ma non gli rispose.

A: Mi sento una merda, non ho risposto a Venere questa mattina.

Ale: Ares ti prego, non dirmi che è per quella insulsa di Rachele.

A: Dov'è ora Venere?

Ale: È fuori con Matteo.

A: Matteo?

Ale: Sì, è da tutta la sera che le sta appresso...

Ares non rispose.

Ale: Vai avanti Ares, volta pagina. Rachele non ti ha mai meritato e ora qui c'è una ragazza dai capelli ricci ramati, che con i suoi occhi cerulei cerca qualcuno che ha il cuore spezzato e che si è chiuso in sé stesso.

Spense il cellulare, spense la luce della stanza.
Chiuse gli occhi.
Tornò nella sua mente. L'unico posto in cui poteva essere libero.
Libero da tutto e tutti.
L'unico luogo in cui poteva vivere come e dove voleva.
L'unico luogo dove era al sicuro.
L'unico luogo in cui poteva essere Ares Moreno e nessuno lo avrebbe potuto giudicare.
Perché era a casa.

Era un inetto. L'incarnazione di uno degli eroi decadenti, che si sente escluso dalla vita che pulsa intorno a lui, che si può rifugiare solo nella sua mente, che si sente inaridito, isterilito per un eccesso di pensiero. Dal continuo autogiudicarsi, osservarsi e studiarsi blocca la sua azione.

Nella sua mente, in quel momento era su una spiaggia.
Lì con lui, allungata sulla sabbia c'era una donna, si girò per vederle il volto; era Rachele.
Rachele che gli sorrideva, ma poi notò qualcuno che lo chiamava dal mare.
Da quella distesa di blu infinito, c'era qualcuno che lo stava richiamando.
Si alzò dal suo asciugamano, <<dove vai? Resta qui con me>> gli disse Rachele tenendolo per un braccio.
Quasi quasi cedette alle sue parole, ma sentiva dentro di sé di dover andare lì, tra le onde. Perché sapeva che c'era qualcuno che lo stava aspettando.
<<Devo andare, mi spiace>> e poi iniziò a correre, si tuffò e nuotò finché non aveva più fiato.
Riemerse da quel manto blu e vide davanti a sé due occhi che gli promettevano amore.
<<Sei venuto>> gli disse Venere sorridendo.
Quanto era bella lì immersa nella sua natura.
<<Come potrei mai lasciarti?>> le disse prendendole le mani.
Si tenevano a galla l'un l'altro.
<<Ma lo stai facendo, mi stai lasciando andare tra le braccia di un bruto>> .
Non riusciva a togliere lo sguardo da quegli occhi, che colpiti dai raggi solari erano ancora più limpidi.
<<Mi dispiace Venere, perdonami.>>
<< È tutto ok, ora siamo qui.>> gli disse avvinghiandosi al suo corpo.
Lo strinse tra le sue esili braccia.
<<Siamo insieme>> gli sussurrò alle orecchie.
Ares chiuse gli occhi e poggiò il capo sulla spalla di lei.
Ares nuotava per entrambi.
Stava tenendo in vita entrambi.
<<Non mi lasciare mai.>>
A quelle parole smise di nuotare, ed iniziarono a sprofondare, avvinghiati l'un l'altro nel buio.
Erano insieme, nessuno avrebbe potuto fargli del male.
Erano al sicuro.
Per sempre insieme.

Ares si svegliò di soprassalto.
Respirava a fatica, si sentiva i polmoni pieni d'acqua.
Quel sogno sembrò così vivido.
Controllò l'orario alla sua sveglia; le 4:30 di mattina.
Andò in bagno, fece pipì e poi mentre si stava lavando le mani, il suo sguardo cadde lì, sul suo riflesso.
Provò disgusto nel vedersi. Riabbassò lo sguardo e si rinfrescò il viso con l'acqua ghiacciata.
Sì sentì rinato.
Dopodiché, tornò in camera, si allungò, accese lo schermo del cellulare; c'era un messaggio della sua bellissima dea.

V: Non mi lasciare mai.







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Che sia stato il sogno di Ares premonitore?
Buon inizio di settimana a tutti/tutte!

A presto, Giulietta.

Profilo TikTok; Authorgiulia

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