Capitolo 74

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<<Avanti!>> urlò Efesto da dentro il bagno.
Venere entrò e poggiò la schiena alla porta che richiuse dietro di sé .
Efesto era poggiato al lavandino, con le braccia incrociate.

<<Non so da dove iniziare>>

<<Non serve, ti avevo promesso io prima di sposarci che le nostre vite non sarebbero cambiate di una virgola, che tu potevi comunque vedere tutte le persone che volevi. >>

<<È questo il problema Sole, io non voglio vedere più nessun altro da un bel po' .>>

Efesto sorrise, poi tirò fuori un biglietto da dentro la tasca dei suoi pantaloni e lo porse a Venere.

Lei lo riconobbe subito, <<dove lo hai trovato?>>

<<sulle scale all'entrata del Louis XV – Alain Ducasse à l'Hôtel de Paris, eri bellissima lo sai?>>

<<mi dispiace per il casino che ho combinato>>

<<ho amato sia il calcio allo stinco ad Alain Bernard, un montato del cazzo, che la ginocchiata allo stomaco di Pierre il cameriere; ricordami di non farti mai incazzare>> disse ridendo.

<<Io, invece, non ho amato molto ciò che ho visto>>

<<Lo so, l'ho visto dalle telecamere>>

<<Stai frequentando quella ragazza? Sei andato avanti amore mio?>>

Efesto strabuzzò gli occhi e Venere si portò una mano davanti alla bocca dopo essersi resa conto di ciò che aveva appena detto.

<<Scusa io...>>

<<No, continua a dirlo, sempre >> disse Efesto avvicinandosi a Venere.

<<Quella sera, mia bellissima boccoli d'oro, stavo dicendo a Maria Vittoria che io sposerò un'altra donna e mi ha compreso, perché lei è innamorata di un altro che non può sposare.
Pensa ho parlato di te a mia madre e non vede l'ora di conoscerti.
Io voglio presentarti al popolo del principato di Monaco come mia futura sposa e principessa di Montecarlo.
Tu, Venere Maria Morelli, la principessa dai boccoli d'oro>>

Ad un tratto, Efesto si mise in ginocchio, le prese la mano sinistra, le sfilò l'anello con la pietra lunare e le disse: <<Venere Maria, vuoi sposarmi per la seconda volta?>>
<<Non voglio altro che questo.>>

Dopo quella sera però, gli impegni di Efesto aumentarono, tra la costruzione della casa -di cui Venere non ne era ancora a conoscenza e le cene di gala con gli uomini più importanti dal punto di vista economico di quasi tutto il mondo; necessariamente i loro incontri romantici iniziarono a diminuire, nonostante continuassero a telefonarsi e scriversi tutto il giorno tutti i giorni.
Venere dal canto suo, cominciò a studiare per i suoi due ultimi esami e nel scrivere la tesi.

Ares invece non si dava pace.
Non riusciva a concepire e ad accettare che Venere non lo amasse più, che non lo cercasse più, che non volesse vederlo, che non volesse baciarlo e che non volesse più parlare con lui.
Era diventata una questione di principio.
Doveva rivederla di nuovo, perché lei non poteva stare con quel fantoccio di Efesto, non era degno di essere il compagno di Venere.
Non era degno di poterla toccare, di poterla baciare, di poterla amare.

Quello era il compito di Ares e di nessun altro.

Lei che lo aveva capito, che lo aveva salvato da sé stesso.
Era giusta per lui. Non per Efesto.
Tutto ciò doveva saperlo anche lei.

Ma dopo undici mesi, Venere finalmente indossò la sua corona d'alloro.
Era bellissima, indossava un tailleur nero, i suoi ricci ramati erano sciolti.
Lì con lei c'erano la sua famiglia, Vincenzo, Julieta, Maya, Anna, Manu, Noemi, Vivienne, Aidan e la signora Mariella.
Efesto era a Dubai, per un incontro importante, con suo padre.
Stavano festeggiando tutti insieme in un parco lì vicino all'università con cibo fatto da Mariella che si era proposta di cucinare per la sua "bimba".
Era una festa intima, con le persone che più amava, anche se mancava quella più importante di tutte.

Noi, vinti dall'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora