Capitolo 14

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Erano frequenti i pomeriggi in cui Ares e Venere stessero insieme o a casa di lui o a casa di lei a leggere ciascuno un libro in silenzio.

Per loro due bastava la presenza dell'altro.

Ares stava leggendo "Novecento", un monologo scritto da Alessandro Baricco, seduto tutto rannicchiato su una poltrona. Nel mentre Venere leggeva allungata a pancia in giù sul letto "una vita come tante" di Hanya Yanagihara. Venere amava le letture pesanti e soprattutto molto coinvolgenti.

Il sole delle 16:30 filtrava dalle tapparelle, era caldo e trasmetteva una luce tendente al rosso-arancio, il quale colore si replicava nella stanza da letto di Ares che essendo completamente bianca, sembrava che avessero acceso delle lampade colorate.

Venere alzò gli occhi dal suo libro e si fermò a guardare Ares.

Era bellissimo.

Il suo viso stava diventando da adulto. Aveva un filo di barba e i suoi capelli neri ora erano stati tagliati a zero perché diceva di aver troppo caldo.

Anche il suo fisico stava cambiando. Era molto più alto e le sue spalle si erano allargate. Per non parlare dei suoi bicipiti. Venere doveva ammettere che la palestra stava dando i suoi risultati.

Ares per quanto era attento nella lettura del monologo, non sentì la sua dea dell'amore uscire dalla camera.

Perché lei, aveva deciso, così, all'ultimo momento di preparare un dolcetto che si potesse cuocere al microonde.

Così, dopo dieci minuti, tornò in camera e ritrovò Ares nella stessa posizione con cui l'aveva lasciato. Si inginocchiò di fronte a lui e con una mano nascose il cupcake dietro la schiena e con l'altra abbassò il libro del suo Marte.

<<Ei mi diosa >> disse sorridendole, <<ho qualcosa per te>> annunciò Venere con un sorrisetto furbo.

Così Ares , poggiò il libro su un comodino che aveva accanto e poi si sistemò meglio sulla poltrona. <<Ok, sono pronto>>, Venere gli porse il dolce <<l'ho fatto ora per te...e giuro che ho anche ripulito la cucina>> Ares rimase colpito, avvicinò il viso di Venere al suo e le diede un bacio sul naso <<grazie mia bella Venere, avevo proprio bisogno di fare una pausa...però lo accetterò ad una condizione>> <<quale?>> <<che faremo a metà>> <<ovviamente. Secondo te, te lo lasciavo tutto? >> <<sei sempre la solita>> rispose ridendo di cuore Ares.

Così con un cucchiaio iniziò a mangiare il mini tortino al cioccolato, e Venere ne approfittò per recuperare là polaroid che stava sulla scrivania e ne scattò una. La foto ritraeva Ares, che sorrideva mentre aveva un cucchiaio in bocca e si vedevano le sue fossette.

                                  𓆝𓆞𓆟

Poggiò il libro a posto.

E tornò a girovagare per il salone, si riempii un bicchiere d'acqua e lo bevve seduto su una sedia poggiando i gomiti sull'isola della mini cucina.

Non aveva sonno.

La sua mente continuava a girovagare nei ricordi dolci e acri con la sua Venere.

Finché non sentì vibrare un telefono, proveniva dalla borsetta di Venere, che era poggiata sopra una sedia poco distante da lui.
Non voleva impicciarsi, ma la sua curiosità lo stava mangiando vivo. Così decise di prenderlo, e accese lo schermo.

Come sfondo aveva la luna, e Ares pensò a quanto fosse scontata. Poi vide che le erano arrivati tre messaggi; uno era di Riccardo, e risaliva alle 21:00 e le scrisse;
"Venere tutto ok?, quando sono tornato non ti ho più trovata...fammi sapere se stai bene, e ci riorganizziamo per un'altra uscita...buonanotte", povero sciocco.

Poi ci fu un messaggio di Efesto;
"Mia bella, sto per passare a casa tua, devo cercare il mio anello, non divertirti troppo con il povero Riccardino", coglione.

E infine un messaggio da Maria sua madre, le aveva inviato una foto della luna piena e luminosa di quella notte;
"Buonanotte amore mio, ti dedico questa bellissima luna che c'è stanotte. Hai visto come splende stasera? Non so perché, ma credo che promette qualcosa di veramente bello! Ci sentiamo domani mattina, un bacino", la dolce e buona Maria.

Una volta anche Ares era solito inviare foto della luna alla sua dea, perché sapeva quanto lei fosse innamorata di quel satellite e un giorno quando lèsse, per caso, su internet che l'autore Natsume Soseki, mentre stava insegnando inglese, avrebbe suggerito a un suo studente di non tradurre "ti amo" parola per parola, ma di preferire l'espressione: "la luna è bella, non è vero?", Ares si rese conto che inconsapevolmente era un suo modo per mostrarle l'amore che provava, perché lui non era mai stato in grado di esprimere i propri sentimenti o pensieri a voce. Per questo molto spesso veniva additato come "maleducato" o "scontroso" o semplicemente come una persona che sta sempre sulle sue. Quando in realtà restava in silenzio perché non era in grado di rappresentare ciò che provava.

L'unica che lo comprendeva era lei. La sua bellissima Venere.

Quanto avrebbe voluto gridare al mondo l'amore che provava per la sua diosa Venere, ma non poteva, per lo meno non ora.
C'era Carmen, ora, al suo fianco, e nonostante egli le voglia bene, come amica, non può farle questo.
Perché si è un vigliacco, per come si sta comportando con lei, ma non è un senza cuore.

Gli vibrò il cellulare.
Lo accese;

C: Buenas noches mi amor, esta noche por teléfono te sentí cansado, descansa por favor... te quiero todo de vuelta para cuando llegues a casa. Te echo de menos. Te quiero

[Buonanotte amore mio, stasera al telefono ti ho sentito stanco, riposati mi raccomando...ti rivoglio tutto intero per quando tornerai a casa. Mi manchi. Ti amo]

Subito dopo, c'era una foto di lei sul letto con Rojito.

Era decisamente una bellissima donna, che lo rispettava e che lo aveva sempre amato

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Era decisamente una bellissima donna, che lo rispettava e che lo aveva sempre amato.

Nonostante egli si comportasse da vero stronzo.

Perché c'erano giorni in cui sentiva talmente tanto la mancanza di Roma e della sua bella Venere che diveniva scontroso, ogni parola o azione era un pretesto per infuriarsi.
E Carmen lo sapeva benissimo che non era arrabbiato per lavoro, ma che c'era altro, ma siccome temeva di essere proprio lei stessa il problema, decideva di rimanere in silenzio e di subire. Perché avrebbe preferito averlo con sé anche se non la amava, piuttosto che vivere senza di lui.

A: Buenas noches
[Buonanotte]

Dopodiché spense il cellulare. E calò il buio ovunque.
Fuori la luna venne oscurata, si stava per avvicinare una tempesta.
E Ares, si chiese inconsciamente che conseguenze avrebbe portato nella sua vita.




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Buon inizio di settimana a tutti/e.
A presto, Giulietta

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