M: Hai più invitato Ares alla festa?
V: No, sono sette giorni che è sparito...credo ci sia qualcosa che non vada.
Erano passati altri tre giorni, dall'ultima volta che vide il suo dio della guerra poggiato ad una macchina a fumare.
Non voleva essere invadente e così decise che non gli doveva scrivere, voleva che fosse lui a sentirla una volta che sarebbe tornato a stare bene.M: Nessuno si salva da solo, mia piccola Venere.
M: Ha bisogno di te.
Ha bisogno di te, Venere in cuor suo sapeva che doveva intervenire, che doveva assicurarsi che stesse bene, che fosse tutto ok.
Lo doveva fare per lui, ma forse in fondo lo doveva fare anche per se stessa.
Per compensare tutte quelle volte che nessuno, c'era mai stato con lei.
Perché nessuno si era reso conto di nulla, ma Venere stava male.
Non si trattava di un male fisico, ma di un male interiore.
Un male, che con il tempo aveva imparato a gestire sola.
Non aveva mai ricevuto conforto né dalla sua famiglia, né dalle sue amiche, semplicemente perché Venere, era riuscita ad indossare una maschera, che le calzasse a pennello. Talmente tanto che riusciva a nascondere il dolore e il senso di insoddisfazione che provava nei confronti di sé stessa.Amava Ares, e non voleva lasciarlo solo.
Voleva essere la sua spalla su cui potersi poggiare.
Aveva mentito al suo dio della guerra quel giorno, seduti entrambi sulla panchina di un parco a Firenze.
Non era stata sua madre ad insegnarle la frase: "respira Venere, andrà tutto bene", l'aveva imparata da sola.
Era la stata la Venere dentro di sé che cercava di tranquillizzarla e di farla tornare alla normalità.
Aveva imparato sola a curarsi le ferite che le venivano inferte da cause esterne, anche se molto spesso, la carnefice del suo dolore: era lei stessa.Si preparò e si fece accompagnare sotto casa di Anna, la quale aveva avvertito con un messaggio:
V: Ei Anna, ho detto che avrei passato il pomeriggio da te, ma starò da Ares. Comprimi, per favore.
A: Poi mi racconti
Ora che aveva la protezione di Anna, una volta scesa dalla macchina della madre, aspettò che voltasse l'angolo la macchina, e poi attraversò la strada per dirigersi sotto casa di Ares.
Citofonò alla signora Mariella.
<<Sì?>> rispose la donna anziana dall'altro lato della cornetta, <<buon pomeriggio signora Mariella, sono Venere. Volevo fare una sorpresa ad Ares.>>, Venere sentì la signora ridere e poi si aprì il portone.
Non prese l'ascensore, salì tutte le scale di corsa.
Suonò al campanello: <<Venere>>.
<<Ares>>.
Dopo sette giorni si erano finalmente rivisti, Venere gli si gettò addosso e lo strinse a sé.
Ares era ricoperto di sudore, stava facendo gli esercizi in salone prima che arrivasse la sua hermosa diosa. Ma nonostante ciò, continuava a profumare di buono.
<<Mi sei mancato>> gli disse con la testa nascosta nell'incavo del suo collo.
Ares non rispose, semplicemente la strinse a sé e sorrise.Una volta entrata in casa, si sedette sul divano, esattamente come l'ultima volta in cui era stata lì tra quelle mura.
<<Stavo facendo i pesi>> provò a scusarsi per il disordine Ares.
<<Come stai?>> chiese lei guardandolo mentre lui sistemava i pesi in un angolo del salone.
<<Vuoi da bere?>> chiese lui dandole le spalle per poter andare in cucina, <<Ares...come stai?>> questa volta lui si voltò e vide che Venere aveva uno sguardo preoccupato.
<<Ei mi diosa, non sarai mica preoccupata per me vero?>> domandò Ares mettendo su un sorriso finto, <<non è il sorriso che conosco. Se non me ne vuoi parlare perché pensi che non sia la persona adatta...ok, posso capire, ma almeno parlane, non isolarti. Non va bene.>>
Ares si sedette a quel punto, su una poltrona posta dinanzi al divano, su cui giaceva Venere.Rimasero in silenzio, osservandosi l'un l'altro attentamente.
<<Qualsiasi cosa passi per la tua testa, ti prego non ascoltarla. La tua mente cercherà di annientarti lentamente se continui ad isolarti, a cercare di guarire da solo.>>
Calò di nuovo un silenzio pesante.
<<Mi dispiace>> disse lui guardando il pavimento.
<<Mi dispiace, ma non riesco a parlarne...è solo un periodo così, ma mi passerà>>.
<<Io li conosco bene questi "periodi", immagino che non sia la prima volta che ti succede...non è così?>>, Ares rimase in silenzio a fissare il pavimento. <<Prenderò il tuo silenzio come un sì.>> a quel punto Venere si alzò dal divano e si piegò in ginocchio di fronte al suo dio della guerra. Gli prese le mani e disse: <<respira Ares, andrà tutto bene>>.Solo allora lui sollevò lo sguardo verso la sua dea dell'amore, sulla sua bellissima Afrodite e le sorrise.
Ma era un sorriso malinconico, pieno di scuse per il suo essere stato così schivo in questi giorni.
<<Credo sia il giunto per me di partire, credo che andrò in Spagna per qualche giorno. Ho bisogno di casa, ho bisogno del mio papà.>> sussurrò Ares.
Venere gli carezzò il viso con delicatezza e gli sorrise, <<ti aspetterò Ares, sarò qui per te. D'altronde è casa tua anche Roma.>>Tornerò solo per te mi hermosa diosa.
E così fece.
Quella sera stessa, Ares si preparò la valigia.
La mattina dopo, alle quattro e mezza del mattino era all'aeroporto di Fiumicino, per prendere l'aereo che l'avrebbe riportato tra le braccia del suo eroe, del suo papà.
Aveva bisogno di tornare a casa e guarire.
Sarebbe tornato solo quando sarebbe stato pronto a poter rivedere e vivere la sua Venere.
Voleva diventare forte per lei.Dal canto suo Venere, sembrava contenta della decisione di Ares, ma dentro di sé...Dio quanto era triste.
Passò tutta la serata chiusa in camera, allungata sul suo letto a fissare il soffitto.
Non riusciva a ripassare storia per la verifica del giorno dopo, né a leggere il libro che aveva cominciato quel mese, e nemmeno a sentire la sua playlist preferita.
Talmente tanti erano i suoi pensieri sul suo Ares, che non riusciva a fare nient'altro.
Ripensava al suo viso mascolino ma dolce, che aveva perso quel luccichio.
Sì era spento.
Sapeva che doveva riprendersi.
E sapeva che la scelta di tornare in Spagna era la migliore che potesse prendere, ma egoisticamente, credeva che sarebbe rimasto e che avrebbe chiesto aiuto a lei.E sapeva anche che sarebbe stato un comportamento ipocrita da parte sua, perché era la prima a non chiedere aiuto agli altri.
Dunque sotto sotto, sapeva che doveva imparare dalla forza d'animo di Ares, che aveva capito di aver bisogno di tempo e di tornare al suo posto sicuro.
Doveva imparare ad essere più coraggiosa.
E lo avrebbe fatto in quei giorni in cui non ci sarebbe stato il suo bellissimo Ares. Così quando sarebbe tornato, avrebbe incontrato una Venere migliore.
Lo avrebbe fatto solo per lui.________________________________
Buon fine di settimana a tutti/e!
Volevo solo specificare che la "M" dei messaggi è Maya.
A presto, Giulietta
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Noi, vinti dall'amore
ChickLit⚠️COMPLETATA⚠️ Quando due anime sono destinate a stare insieme, non importa la distanza o il tempo. Un modo per ricongiungersi lo troveranno sempre, perché entrambe sono vinte dall'amore. Ma riusciranno a reggere i cambiamenti, la crescita e nuovi...