Capitolo 11

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<<Efesto>> rispose con disprezzo l'uomo dagli occhi verdi.

<<Preferivo Ernesto>> .

<<Ares dai basta>> intervenne Venere poggiando la sua mano sulla spalla di Ares, il quale si voltò verso la sua dea e mollò la mano di Efesto.

<<Ciao Efesto, ci sentiamo domani>> aggiunse infine Venere indicando con il capo la porta a quell'intruso.

<<Bene...buonanotte mia bella, fai la brava>> disse infine quest'ultimo prima di uscire e sbattere il portone.

<<Coglione.>>

<<Ares smettila, ti prego>> disse Venere sedendosi sul divanetto, <<è il tuo scopamico Venere!>> <<e quindi? Qual è il tuo problema?>> <<spero che tu usi il preservativo...posso solo immaginare quante malattie veneree possa avere quel troglodita del cazzo. >> Venere scoppiò a ridere.

A quel suono Ares si fermò e la guardò...era da tanto tempo che non la faceva ridere.

<<Ares...mi fai morire dal ridere>> sospirò mentre cercava di riprendere fiato.

<<Echaba de menos oírte reír, mi diosa>>

<<Sai...dopo che tu mi hai lasciato ho seguito delle lezioni di spagnolo>>

<<Quindi, se ti dicessi che, si ese Ernesto intenta llamarte "mia bella" le cortaré las bolas primero y luego las manos?>>

<<Primero su nombre es Efesto y luego mantén a raya esas manos mi dios de la guerra, estás comprometido no lo olvides>> Ares sorrise soddisfatto <<sei così sexy quando parli la mia lingua>> <<Ricordati di Carmen, mio dolce Marte>> rispose infine iniziando a togliersi quei tacchi infernali.

<<Ma Efesto ti piace?>> chiese d'un tratto Ares sedendosi sul tavolinetto di fronte al divano.

<<Non è che sotto sotto vuoi rubarmi il mio scopamico?>> chiese ella sorridendo, <<Venere non sto scherzando. Devo saperlo. Quindi -disse mentre si accostò al viso della sua Afrodite- ti piace? Vorresti più di una scopamicizia ?>> lei rimase a guardarlo negli occhi, quegli occhi neri di cui si era innamorata da quando era ancora una bambina. Quegli occhi neri che amava tanto vederli al mattino, appena sveglia. Quegli occhi neri che ora a stento riconosceva. Erano tristi anzi avrebbe osato dire disperati.

<<Non riconosco i tuoi occhi Ares, che cosa ti ha fatto Carmen?>> domandò poggiando la sua fronte su quella del suo Marte.

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Era passata una settimana da quando Ares aveva lasciato alle spalle Roma, e purtroppo anche la sua bellissima Venere.

Aveva iniziato a lavorare per l'azienda di intimo della sua famiglia, poiché suo padre era morto all'improvviso. Ma questo non lo aveva detto alla sua dea.

Mascherava il dolore lavorando tutto il giorno.

Quella mattina egli si doveva incontrare con il proprietario di uno dei negozi, ai quali voleva proporre di rivendere la sua merce.

<<Buenos días, me gustaría hablar con el titular. >>disse avvicinandosi al bancone.

<< Buenos días, ¿quién es usted? >> rispose la commessa.

<<Soy Ares Moreno, el propietario de la empresa "Amor-eno".>>

<<Ahora la dueña está en la oficina, voy a llamarla, espero que no le importe si me alejo>> disse la ragazza allontanandosi.

Noi, vinti dall'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora