Capitolo 69

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⚠️scena di sesso⚠️


Era martedì, dunque era il giorno della settimana in cui Venere ed Efesto si sarebbero dovuti vedere. Ma Efesto era da più di due giorni che non si faceva sentire, era sparito nel nulla. Così Venere partì e si diresse a Montecarlo, voleva vederci chiaro e assicurarsi che suo marito stesse bene.
Suonò al citofono del palazzo di Efesto, <<Sì?>> <<Eliseo, non cerchi più il sole?>> Efesto sorrise, e di questo Venere se ne accorse dal respiro che lui fece. Le aprì il portone, e dopo aver preso l'ascensore, premendo il tasto quindici; giunse di fronte alla porta dell'attico di Efesto. Se lo ritrovò lì poggiato con il corpo allo stipite della porta, con le braccia conserte, i capelli legati in un man bun, vestito in tenuta da palestra.
<<Beh? Non mi aiuti con la valigie?>> chiese Venere interrompendo il silenzio, Efesto rise e si avvicinò alla sua bella, afferrando il trolley che aveva accanto: <<hai intenzione di fermarti qui?>> <<non mi vuoi?>> <<ti voglio sempre scema>> rispose dandole un buffetto sul naso.
Entrarono nell'appartamento di Efesto, e Venere notò subito come fosse tutto in disordine, e che aveva lasciato una sigaretta intera nel suo posacenere sul tavolinetto del soggiorno.
<<Vuoi qualcosa da bere?>> chiese lui dopo aver sistemato la valigia nella sua stanza da letto.
<<Sì, acqua naturale grazie>> rispose lei sedendosi sullo sgabello dell'isola della cucina. Lui prese un bicchiere dalla credenza e lo riempì con l'acqua poi glielo porse, lei ne bevve un sorso, mentre il riccioluto tornò a distendersi sul divano e recuperando ciò che ne rimaneva della sigaretta nel posacenere.
<<Quindi?>> chiese lei voltandosi verso di lui, <<scusami Venere, ma non mi va di scoparti>> disse portando la sigaretta tra le labbra, Venere sorrise amaramente: <<non intendevo questo...>> <<pensi che sia stupido? Pensi che non mi ero reso conto che non era ciò che mi stessi chiedendo?>>, a quel punto lei si alzò dallo sgabello e raggiunse il suo principe sul divano, si sedette a cavalcioni sopra di lui: <<lo sai, non ti sopporto quando eviti le mie domande...>> lui sorrise e poggiò una mano sul fianco di lei. <<Due giorni fa, un mio collaboratore mentre eravamo a bere, mi ha chiesto "ma tu non sei stufo di vivere ebbro di bellezza? Non vuoi mettere la testa apposto?", ho riso lì sul momento, ma dentro di me, volevo morire. Mi ha fatto riflettere molto quella frase, così, una volta tornato a casa, mi sono rifugiato nel filosofo Kierkegaard, nel testo diario di un seduttore , e mi sono reso conto di quanto effettivamente io sia Joannes.>> Venere prese la sigaretta tra le dita di lui e la accostò alle sue labbra: <<Ciò che secondo Kierkegaard caratterizza l'esistenza umana non è la necessità ma la possibilità>> disse lei buttando fuori una nube di catrame, <<e siccome l'uomo ha la libertà di scegliere, vuol dire che ciò che hai deciso della tua vita è la migliore possibilità che ti si è presentata ora.>> <<Ricorda mia bella, che ogni scelta genera angoscia, perché scegliere significa escludere altre possibilità.>> rispose riafferrando la cicca dalle dita di Venere, <<L'angoscia è il sentimento del possibile perché è generata dalla possibilità. È il sentimento della minaccia che grava sull'uomo. È la paura di peggiorare la propria situazione.  L'uomo deve scegliere e a seconda delle scelte si trova in uno stadio.  Dunque, prendiamo in esame lo stadio della vita estetica. 
La metafora dell'uomo che vive una vita di tipo estetico, è Don Giovanni, il seduttore che in Aut Aut, Kierkegaard chiama Joannes, ed è la vita di chi vive l'attimo che fugge, di chi vuole vivere l'irripetibile, con il sentimento e il trasporto. Prende tutto ciò di piacevole che la sua esistenza può dargli e vive ogni cosa come se fosse una poesia. Cerca di trarre senso estetico da un momento in cui tutto è insignificante: vive ubriaco di bellezza.
La vita estetica è la vita di chi vive le cose come una sorte di ebbrezza intellettuale fruendone senza noia. È la vita di chi reputa la quotidianità come banale e cerca di coglierne il senso vivendo a pieno gli aspetti che possono essere piacevoli. Poi magari sono anche futili, però il seduttore si annoia facilmente, perché passa di piacere in piacere. E se ci pensi è anche frustrante come condotta cercare sempre il piacere. Joannes è sempre alla ricerca sfrenata anche indiscriminata del piacere, e sceglie piacere più intensi, appaganti. Ma chiunque vive in modo estetico vive in modo disperato. Perché l'esteta ha un'ansia esistenziale di avere sempre di più, di cercare qualcosa di diverso che possa non annoiare, cerca un'alternativa qualcosa di più stimolante e intenso. Mozart, invece, con il suo Don Giovanni, parla di questo personaggio che può passare da una relazione ad un'altra perché ha questo sentimento di noia. >> aggiunse massaggiando il fianco di Venere, che, a sua volta, disse :<<Ma questo discorso si può estendere ad ogni ambito della vita. Kierkegaard dice che anche se noi ci lasciamo andare alla disperazione tuttavia abbiamo un'alternativa. Per scelta siamo caduti nella disperazione per aver vissuto un modello estetico. Ma si può scegliere di uscirne; ovvero la vita morale/etica>> Efesto sorrise, <<non so se la vita morale fa per me, la figura del padre di famiglia mi opprime, potrei veramente vivere male tutto.>> rispose guardando negli occhi Venere, <<allora andremo sempre d'accordo, perché io sono un padre di famiglia che cerca di essere un Joannes>> disse lei sorridendogli, <<siamo due scapestrati...>> <<perché non me ne hai parlato prima?>> <<perché mia madre mi ha sempre detto che quando ho una domanda o dei dubbi basta leggere libri di filosofia, lì troverò un punto d'approdo oppure più confusione di prima, ma fatto sta che in base al modo in cui leggi un filosofo, riesci a trovare una risposta.>> <<e tu ti sei rifugiato in Kierkegaard>> <<sì...comunque se non la smetti di muoverti in modo cadenzato sul mio cazzo finisce male.>> disse lui prendendole entrambi i fianchi e cercando di fermarla. Lei scoppiò a ridere di gusto, <<sai credevo fossi con un'altra>> Efesto si portò entrambe le mani dietro la testa e guardò Venere lì, sopra di lui:<<ieri ho incontrato Madeline>> <<ma perché proprio di tante ragazze, ti devi scopare lei?>> chiese con tono annoiato Venere, Efesto rise, perché se solo lei sapesse che in realtà non l'ha neanche sfiorata poiché aveva in mente solo i suoi capelli ricci non gli crederebbe e poi andrebbe a rovinare questo equilibrio che hanno trovato entrambi, <<e tu? Chi ti sei scopata?>> <<domenica Gioele si è presentato a casa, voleva che gli "spiegassi una lezione" di diritto penale>> disse facendo il gesto delle virgolette con le dita, <<e dimmi Gioele ti ha fatto godere quanto me?>> <<voi uomini e il vostro ego smisurato...>> <<non si tratta di ego, si tratta di andare a rassicurarsi che alla propria donna, sia piaciuto solo il tuo modo di toccarla.>> <<perché non me lo dimostri ora?>> chiese Venere abbassando il viso all'altezza di Efesto, per potergli sfiorare il naso. <<Tu sei malvagia, sul serio, malvagia.>> <<ti piaccio proprio per questo motivo>> rispose lei toccandogli le labbra con le sue, <<ok, l'hai voluto tu.>> disse lui prendendo la situazione in mano. La prese tra le braccia e la condusse in camera da letto.

Noi, vinti dall'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora