Capitolo 45

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<<Ti presento Achille, il mio nuovo amico.>>

Venere sorridendo, si avvicinò ai due e strinse la mano al bambino.
<<Piacere Achille, io sono Venere>> , il piccolo Achille si imbarazzò e nascose il volto nell'incavo del collo di Ares.
<<Ei campione, non fare così, Venere è nostra amica>> disse Ares carezzandogli la schiena sorridendo.

E Venere capì di essersi innamorata definitivamente del suo bellissimo principe spagnolo, del suo dio della guerra:  Ares Moreno.

Era riuscita a vedere una vita con lui nel futuro.
In quel preciso istante erano andati semplicemente a riprendere il loro bambino da scuola, e sarebbero tornati a casa; fare merenda tutti insieme e poi sarebbero andati al parco giochi, e Ares sarebbe stato un padre meraviglioso, esattamente come era un meraviglioso amico per Achille.

<<Hai mantenuto la promessa, sei tornato prestissimissimissimo.>> disse Achille osservando il volto di Ares.
<<Sì. Mantengo sempre ciò che dico>> <<quindi ora puoi giocare con me e fare merenda a casa mia con la crostata al cioccolato di nonna?>> <<sì, però ad una condizione, cioè che oggi giocherai anche con Venere, perché devi sapere che lei è molto triste, quindi dobbiamo farla ridere tutto il tempo, ci stai?>> <<sì!>> urlò il bambino sorridendo prima di riabbracciare Ares forte.

Arrivati davanti all' a1 di Ares, Achille cominciò ad agitarsi tra le braccia del suo eroe :<<Ares che bella la tua macchina! Da grande voglio guidarla anche io!>> gridò continuando ad osservare meravigliato l'esterno dell'auto. <<Ti va di andare tra le braccia di Venere per un pochino?>> <<sì>> rispose il bambino.

Venere lo prese in braccio e Achille poggiò il capo sulla sua spalla, e iniziò a giocare con i ricci ramati di lei. <<Hai un buon profumo Venere>> lei sorrise e cominciò a carezzare la schiena del piccolo; nel mentre Ares aprì il portabagagli e tirò fuori un seggiolino, dopodiché aprì lo sportello posteriore di destra e lo sistemò con attenzione sui suoi sedili. <<Pronto?>> chiese Ares rivolgendo l'attenzione a Venere e Achille che erano rimasti alle sue spalle. Il piccolo Achille non rispose, così si avvicinò e gli carezzò la testa, si rese conto che si era addormentato.

<<Si è addormentato, come hai fatto?>> <<evidentemente non sono divertente come te e si è annoiato>> <<oppure gli hai trasmesso tranquillità e fiducia con le tue carezze, non essere pessimista, ad Achille piaci>> <<non ne sono ancora sicura ed ho paura, temo che potrei dire qualcosa o fare una mossa sbagliata e mi dispiacerebbe veramente tanto se il bambino non ricambiasse la simpatia>> Ares le sorrise e le carezzò la guancia <<stai andando bene Venere, emani luce a tutti, e i bambini se ne accorgono per primi.>> dopodiché prese Achille tra le sue braccia, e lo mise sul seggiolino con calma, così non rischiava di svegliarlo, e dopo avergli messo la cintura di sicurezza ed essersi assicurato che il seggiolino fosse messo in modo sicuro per la quindicesima volta, gli posò un bacio sulla fronte. Questo gesto non sfuggì a Venere, che sentì il suo cuore cominciare a battere fin troppo forte.

Erano fermi al semaforo, all'interno dell'auto era calato un piacevole silenzio, <<chi era quel ragazzo al bar?>> domandò a bruciapelo Ares, Venere si voltò, era rossa in viso: <<era il mio migliore amico...>> <<solo migliore amico?>> <<in realtà ecco...non so, forse io provavo qualcos'altro oltre che amicizia.>> <<ti eri innamorata?>> <<io non lo so Ares, non so cosa significa provare amore o essere innamorati>> <<secondo me, mi dulce diosa, dentro di te lo sai bene, solo che hai paura di esternare i tuoi sentimenti, ed io questo non lo comprendo minimamente>> <<o forse non so gestire i sentimenti, c'hai mai pensato? Nonostante siano passati anni da cui non ci parliamo più, quando ci vediamo rimaniamo solo così a fissarci, né una parola in più né una parola in meno, ed è strano sai? Perché prima ce ne erano tante di parole tra noi. L'altra settimana, quando stavamo passeggiando io e Maya, l'abbiamo visto seduto ad un tavolo di un bar, il mio umore era cambiato, perché io provo rabbia. Tanta rabbia, perché con lui ogni gesto, parola, sguardo era giusto.
I suoi abbracci erano diversi rispetto a quelli di altri miei amici: era lui diverso. Una volta ho pensato anche di volerlo baciare, e forse è andata meglio così che non l'ho fatto>> <<perché è andata meglio così?>> chiese lui inserendo la prima poiché era scattato il verde, <<perché ora si è perso, non lo riconosco più...non era il Simone che avevo conosciuto.>>, Ares rimase a pensare in silenzio, stava cercando le parole giuste, <<sai quando passo con la macchina di fronte a casa sua un pensiero glielo faccio ancora, mi chiedo se lui mi pensa, come sarebbero andate le cose se ci fossimo comportati diversamente entrambi>> aggiunse lei amareggiata, a quel punto lui trovò le parole: <<io credo che sia il tuo primo amore, e il primo amore davvero non lo lasci andare facilmente, magari un giorno riuscirai, quando ti sentirai più pronta e quando ci metterai una pietra sopra, quando capirai che se non è successo nulla - questo è quello che ti tormenta, il "chissà cosa poteva succedere", quando ti renderai conto che forse è stato meglio anche così>> disse continuando a guardare la strada dinanzi a sé, <<Però io questo mi chiedo, come è possibile che sia il mio primo amore se non ci siamo neanche mai baciati?>>, lui le sorrise, <<perché certi legami rimangono ugualmente . Perché l'amore non è solo baciarsi la persona che ti piace, di cui ti sei innamorato; l'amore è pensare a quella persona, volerla bene, fare di tutto per lei, anche per un solo abbraccio, l'amore è stare male per quella persona, perché sai che non può né toccarti né abbracciarti né sfiorarti. L'amore è una persona, è il sentimento che provi per quella determinata persona, è un sentimento che si consolida giorno dopo giorno, pure se non è successo nulla.>> e Ares tutto ciò lo aveva provato sulla sua stessa pelle con Rachele, <<Sono fregata>> rispose lei infine guardando fuori dal finestrino, <<che melodrammatica che sei, su su! Troverai qualcuno che ti farà battere il cuoricino più forte di lui, te lo garantisco io.>> disse con tono serio, perché paradossalmente è quello che stava accadendo a lui per merito della sua hermosa diosa, <<pensi che il tuo cuoricino spagnolo è pronto per battere di nuovo dopo Rachele?>> <<E' pronto già da un bel po'>> Venere sentì il suo volto infiammarsi, così per evitare un momento di imbarazzo si girò con la testa dietro, per vedere se Achille stesse dormendo, e lo beccò stiracchiarsi e stropicciarsi gli occhi: <<Ei piccolino, hai fame?>> chiese Venere sorridendogli. Achille annuì, nel mentre anche Ares guardando sempre avanti urlò: <<campione ben svegliato! Siamo quasi vicino al parco, facciamo merenda e poi ti do un regalino>> <<siiii! Voglio il regalino!>> urlò Achille ridendo. Venere si voltò verso il suo dio della guerra con il cuore che sorrideva.

I suoi due ometti.

Una volta scesi dalla macchina, Achille prese per mano Venere, e iniziò a correre per entrare dentro il parco; Ares, invece, era rimasto vicino alla macchina perché doveva tirare fuori dal portabagagli il regalo per il piccolo.
Così quando entrò nel cancello del parco, trovò Achille seduto su un altalena, davanti a lui Venere che lo spingeva piano piano e ridevano entrambi.

<<Ei voi due, non avete fame?>> chiese Ares avvicinandosi a loro.
<<Sì!>> risposero insieme Achille e Venere, <<d'accordo, ma prima ho un regalino per Achille>> disse Ares mostrando la busta che teneva nascosta dietro la schiena.
<<Venere, fammi scendere!>> gridò Achille, lei smise di dondolarlo e lo aiutò a scendere, e Achille si affrettò a raggiungere Ares: <<tieni, è per te campione>> gli disse dandogli il regalo.
Achille si sedette sul prato, e aprì in modo fin troppo aggressivo la busta per la fretta di scoprire cosa ci fosse all'interno, tanto che Ares e Venere scoppiarono a ridere.
Achille tirò fuori il contenuto e strillò esaltato: <<Batman!>>, <<ti piace?>> chiese Ares piegandosi con le ginocchia, <<sì! È il mio eroe preferito, dopo vieni tu>> rispose il bambino abbracciandolo, Ares lo strinse a sé e sorrise, perché gli sembrò di vivere un deja-vu.

Perché molti anni prima a venire, anche lui dopo aver aperto quel regalo, corse tra le braccia del suo eroe: il suo papà.

Venere rimase lì ad osservarli emozionata, finalmente era felice di nuovo.
Rivedeva il sole splendere grazie all'amore di Ares e Achille.














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Buon fine settimana a tutti/e!
Spero che possiate capire la mia scelta di introdurre Simone per due capitoli, è importante che si parli di "amori" passati in modo maturo, è sempre un mezzo di comunicazione e di conoscenza non solo di sé stessi, ma anche degli altri; e soprattutto non bisogna rinnegare il passato.
Siamo uomini, ed oltre ad essere degli animali sociali, abbiamo questo super potere di sentire e provare emozioni, è tutto naturale, ed è importante parlarne.

A presto, Giulietta.
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