Era pomeriggio inoltrato, e Ares era disteso sul lettino del suo balcone privato della stanza da letto; stava riposando, perché Soledad era andata a fare la seconda visita e non voleva che lui venisse.
Finalmente poteva chiudere gli occhi, poiché per quanto era preoccupato per la salute della sua migliore amica non era riuscito a dormire.
Passò tutta la notte girato di fianco, ad osservare Soledad risposare. Ogni tanto controllava anche se continuava a respirare, e sapeva che era una cosa stupida da fare perché non stava morendo, ma per qualche ragione voleva essere sicuro che lei non lo abbandonasse. Era come una sorella.Ad un certo punto sentì la suoneria del suo cellulare, che si trovava sulla scrivania, dentro la stanza. A malincuore si alzò e raggiunse la fonte della sua frustrazione. Ma poi gli venne un sorriso sulle labbra: era la nonna di Achille.
<<Pronto?>>
<<Ciao Ares! Ti va di vederci e giocare con me?>>
Oh Achille...
<<Ei campione, oggi non posso venire a giocare con te...>> disse con voce triste.
<<Perché non puoi? Dai nonna ha preparato anche la crostata con la cioccolata per merenda>>
Anche la mia di nonna, preparava sempre la merenda per me e Soledad...
<<Sono in Spagna piccolo Achille, dal mio papà>>
<<E posso venire da te?>>
Ares rise di cuore.
<<No campione, è troppo distante, devi prendere l'aereo, è un po' complicato>>
<<E quando torni?>>
Quando torno...
<<Presto, anzi prestissimo>>
<<Prestissimissimissimo?>>
<<Achille non so neanche se esiste questa parola>> disse ridendo
<<Sì sì, lo dice sempre mamma quando deve andare a lavorare la mattina>>
<<Allora sicuramente esiste, ne sono sicuro.>>
<<Ares, quindi mi prometti che torni presto per giocare con me?>>
<<Te lo prometto campione.>>
<<Ciao Ares, ti voglio bene>>
<<Anch'io Achille, tanto tanto...ci vediamo prestissimissimissimo.>>
Dopodiché riattaccò.
E gli venne in mente subito un'idea. Cercò tra le vecchie scatole riposte nell'armadio, si perse tra le mille fotografie e disegni di quando aveva cinque, sei anni, finché non trovò ciò che stava cercando: la maschera e il mantello di Batman, il suo eroe preferito.
Il costume glielo aveva regalato suo padre per il compleanno, ricordava ancora alla perfezione l'emozione che provò nel scartare la busta e trovare la maschera del cavaliere oscuro.
E trovò anche la foto di egli stesso con il costume indossato. Sorrideva e sorrideva. Era quella la massima felicità che un bambino potesse provare: i regali di compleanno da scartare, fatti dai propri genitori. E ora voleva procurare lo stesso sorriso anche lui ad un bambino, che ricordava molto lui da piccolo, con i suoi occhioni marroni e i capelli lunghi lisci.
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Noi, vinti dall'amore
Literatura Feminina⚠️COMPLETATA⚠️ Quando due anime sono destinate a stare insieme, non importa la distanza o il tempo. Un modo per ricongiungersi lo troveranno sempre, perché entrambe sono vinte dall'amore. Ma riusciranno a reggere i cambiamenti, la crescita e nuovi...