Capitolo 41 (VI). Una voce

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«mmh, mmmh», il don sembrò approvare quest'ultima parte del discorso, non sollevò il capo, continuando a prendere qualche appunto al centro del foglio attorniato da scarabocchi a lato fatti mentre ascoltava.

«Eh, sì, prima che me lo chieda. . . », Marco cercò di prevenire cosa volesse sapere il don, «Anna sa anche questo e. . . non mi lascia. Gliel'ho detto, sa del mio amore per Ilaria. . . », dalla finestra non si sentiva più il pallone e si udirono al suo posto i primi accordi di chitarra e poi i versi di una canzone religiosa; Marco la conosceva, la cantava agli scout, si ricordò di quando la sentiva cantare da Ilaria mentre lui l'accompagnava: quei bei momenti quando, senza Anna, erano solo loro due; rimpianto, aveva detto bene, ecco la parola giusta della sua vita, ma il rimpianto di un qualcosa di impossibile si poteva veramente classificare come rimpianto o non era più, invece, ormai, un pensiero ossessivo su una fantasia irrealizzabile? «forse. . . ha ragione lei, non mi lascia perché la morte di Luca l'ha resa fragile; ma io. . . non voglio farle del male. Le ripeto, non posso smettere di amare Ilaria, ma non voglio fare neppure del male ad Anna», quella canzone era malinconica, gli venne da piangere ricordando quando la cantava Ilaria, quando sentiva la sua voce per casa, così melodiosa. . . si fermò a considerare quel che sarebbe potuto essere e non fu. . . cercò di trattenersi, ma in ogni caso si commosse, quel canto di Ilaria nel ricordo gli aveva dato la chiave, non c'erano amori diversi, in gradi diversi, c'era un unico amore, nel suo cuore, che si divideva in due: «amo entrambe don, va bene? Sì, amo entrambe! Ma non voglio fare del male a nessuna delle due.» 

Marco si sentì più leggero, aveva confessato; comunque fosse andata in ogni caso non aveva ingannato nessuno, stava avvisando tutti, il don continuava a scarabocchiare, pensieroso, aveva anche disegnato due cuori sul foglio, trafitti dalla freccia, «o Dio! l'ho detto!», si prese la testa fra le mani, leggero e nello stesso tempo consapevole della portata della sua confessione, «amo entrambe. . . è inutile girarci attorno», scosse la testa, «e adesso. . . micia. . . o Dio. . . », sospirò, «l'ho detto. . . »

Il don lo sentì tirar su con il naso e poi il suo silenzio, alzò lo sguardo, si lisciò la barba, guardò Marco prendere un fazzoletto dalla tasca e asciugarsi gli occhi. Dalla finestra arrivò l'ultimo accordo della canzone e poi ci fu una ragazza che probabilmente, dal tono di voce, cominciò a leggere una preghiera o un brano di Scrittura, troppo bassa per essere capita fin lassù; dopo un poco alzò il viso e si guardarono negli occhi:

«Io non ne capisco di queste cose religiose. . . », Marco non riuscì a decifrare l'aspetto del don, era ostile? Perché non parlava? Aveva già deciso? La leggerezza della confessione aveva lasciato il posto al magone, «se ci sono impedimenti per il matrimonio. . . faccia lei, annulli pure tutto.»

Marco vide che il don lo guardava ancora fisso; si aspettò un giudizio, anzi, una condanna; ma la accettò con rassegnazione, forse era giusto così: doveva pagare anche lui il prezzo di quell'amore fra fratelli, non solo Ilaria; Ilaria aveva sacrificato la possibilità di avere una vita tranquilla con Andrea, egli avrebbe dovuto sacrificare un futuro con Anna per mantenere l'amore per lei; non arrivò a pensare che quello fosse un Segno, ma quasi; capì che quella era la fine; in quel pomeriggio di giugno si stava concludendo la sua storia, tragicamente per mano sua; egli ne era stato l'involontario, ma non incolpevole, carnefice; avrebbe potuto mentire, perché quella voglia di sincerità? L'avrebbe pagata, sicuramente: dì lì a poco sarebbe sceso da quelle scale, avrebbe detto ad Anna: «mi dispiace, micia, il don non ci sposa più, gli ho detto tutto su me e Ilaria, abbi pazienza, dovevo dirglielo, non saremo mai marito e moglie».

«Ami entrambe, dunque? È questo che vuoi dirmi, Marco?», il don si lisciò la barba, riprese a scarabocchiare. Disegnò altri cuoricini, alcuni trafitti con la freccia di Cupido.

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora