Capitolo 43 (I). Silvia Palestro, in Testino

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Dopo il fidanzamento Anna e Marco passarono giorni sereni; la certezza di un passo fatto (con la costante ripetizione della data del loro matrimonio per tutta la giornata) li faceva già ragionare praticamente come "marito e moglie" sebbene, in realtà, la loro vita di tutti i giorni non cambiò di una virgola: Marco continuò ad abitare in via Luccoli, Anna in villa e si vedevano solo alla sera, quando Anna poteva uscire dall'ospedale a un'ora decente, per cenare e stare un poco insieme e poi, per dormire, Anna ritornava a Sant'Ilario; nei fine settimana Marco (con Ilaria e Emanuele) la raggiungevano.

Per vari giorni amici di famiglia telefonarono in casa Tivoli per ancora congratularsi, salutare e, anche, un poco, spettegolare bonariamente raccontando aneddoti della giornata e cercando altre notizie; molti di loro avevano conosciuto Marco di persona solamente in quel giorno; sapevano solo genericamente che Anna stesse uscendo con un "bravo ragazzo", ma aver visto di persona e aver sentito dalla sua propria bocca la sua storia raccontata così bene, aver visto la calma che traspariva da quella coppia era qualcosa che aveva toccato i cuori di molti che conoscevano la tragedia di Anna e che si erano sempre augurati che trovasse un nuovo amore che la ripagasse di quella perdita. Persino i genitori di Luca, sebbene non presenti al fidanzamento, ma avvisati tramite la partecipazione, mandarono un biglietto di auguri ad Anna e, attraverso il conto corrente postale, fecero una generosa offerta alla sua associazione; Anna telefonò loro per ringraziarli e disse che li avrebbe poi voluti al matrimonio.

A proposito dell'associazione possiamo dire che la raccolta delle offerte andò meglio di ogni possibile previsione e, con i soldi raccolti, Anna poté comprare una scorta di latte in polvere, pannolini, alimenti da svezzamento bastante per vari mesi da distribuire a madri bisognose mentre, parallelamente a questo, continuava la raccolta di giochi e indumenti usati. Anche Ilaria, nel suo piccolo, contribuì dando ad Anna tutte le vecchie tutine di Emanuele che non gli andavano più come anche gli indumenti che gli aveva cucito per i primi mesi; del resto casa sua era piccola e sarebbe stato impossibile conservare per sempre i suoi vestiti anche solo per ricordo. 

Ma non tutto era purtroppo sereno. 

Già alla sera del giorno del fidanzamento, mettendosi a letto, Luigi, mentre si spogliava, parlò così alla moglie mentre, davanti alla toeletta, si stava dando la crema notte sul viso. 

«Sara, cosa ne pensi? È andata bene, meglio del previsto, no? Tutti si sono veramente meravigliati.»

«Luigi, che ti posso dire?», si guardò allo specchio attentamente, una nuova ruga sotto la palpebra le dava preoccupazione, prese l'antirughe e cominciò a svitarlo, «persino i miei genitori — che di solito non esprimono mai giudizi — questa volta mi han detto che Anna è in ottime mani e non avrebbe potuto scegliere di meglio. Insomma, il "tuo Marco" ha stregato anche loro, così come il Natale scorso, anzi, di più»

«Oh, Sara, ancora con questo mio Marco, io non lo dico mai Marco mio, non sono mica Ilaria!», Luigi sorrise, si era tolto la camicia e la mise, piegata, sopra la sedia; «è solo che so il suo valore; il suo rischio e il suo valore sono intimamente collegati Sara. E, non dirmelo. . . voglio indovinare:», la guardò nel riflesso nello specchio, «i tuoi genitori sono adesso più convinti su Marco e Anna che di quanto lo fossero su di me e te all'epoca.»

Sara vide che le stava facendo un sorriso un poco ironico e sbuffò un poco: «Beh, Luigi, sono anche quasi trent'anni più anziani!», spalmò un poco di antirughe sotto la palpebra, strizzò l'occhio, lo confrontò con l'altro, «Hanno un altro metro di giudizio e poi Anna è loro nipote, non figlia. Perché devi sempre rinvangare tutto? Poi ti hanno accolto alla fine, questo importa. Ora fammi guardare con attenzione. . . », stirò la pelle, cercò il modo migliore di far penetrare la crema, «c'è una ruga qui che. . . mi dà proprio noia, solo sul sinistro e non sul destro, dev'essere uscita in questi ultimi tempi; peccato che tu sia un cardiologo e non un chirurgo plastico, altrimenti ti avrei già chiesto il lifting.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora