Giorgio, a cui Silvia aveva riferito il colloquio avuto con Marco, dopo aver meditato per alcuni giorni, vuotato e riempito la pipa varie volte, prese una risoluzione e richiamò la coppia in casa sua, nello studio privato. Li ricevette un sabato mattina, il giorno che dedicava agli affari di famiglia: il domestico portò loro un vassoio con una teiera fumante, cornetti alla crema e marmellata, fette tostate, burro, e poi li lasciò tranquilli.
«Ragazzi, vi ho chiamato per dirvi che ho soppesato la situazione; io direi di andare con calma perché le condizioni non sono ancora mature», l'avvocato prese la teiera, si versò una tazza, non mise zucchero ma si prese un cornetto.
«Cosa intendi per "mature", papà?», Andrea odiava il tè, lo trovava una bevanda inutile, ma da quando stava con Silvia aveva cominciato a berlo perché ne era un'avida consumatrice ed era per accontentarla che Giorgio l'aveva ordinato a Gianni; anch'egli se ne prese una tazza, vi mise tre zollette di zucchero per non sentire il sapore amaro e cominciò a girare.
«Mature nel senso di chiare, definite, Andrea», Giorgio posò il cornetto mangiato per un terzo, si pulì la bocca e la barba su cui alcune briciole si erano posate, «ora che Marco è fidanzato ufficialmente con Anna dobbiamo muoverci con cautela perché Luigi sta con gli occhi aperti, ovvio, vuole sia difendere sua figlia, ma anche Marco che è il suo pupillo visto che somiglia così tanto a Luca. Il mio piano per riuscire ha bisogno di un innesco e voi dovete stare solo attenti a come io preparo le cose; non rovinatemi i piani.»
«Signor Giorgio. . . ma cosa intende per "piano"?», Silvia era già alla seconda tazza di tè senza zucchero, non aveva preso alcun cornetto, aveva abbondato in fettine di limone, sgranocchiava una fetta di pane tostato senza burro tenendo la mano sotto al mento per non far cadere nessuna briciola.
«Silvia, perché lo chiedi?», l'avvocato la guardò confuso, pose la tazza, giunse le mani di fronte al viso e la squadrò: «Pensavo fosse chiaro fin dal principio; il piano è prenderci Emanuele.»
«Ma. . . in che senso? Non lo abbiamo già adesso? Ce lo siamo anche portati a Riccione. . . Ilaria non ha protestato.»
«"Prenderci" nel senso letterale della parola; prenderlo a Ilaria, averlo in casa noi e non lei», Giorgio riprese la tazza, guardò il figlio che sembrava annoiato, «Andrea, spiegaglielo tu.»
«Allora Silvia. . . », Andrea sospirò, era effettivamente annoiato dai discorsi legali del padre, prese una sigaretta per togliersi il sapore del tè, l'accese. Aspirò una boccata, «te l'ho chiesto tante volte: "tu vuoi essere mamma di Emanuele?"»
«Sì, certo. . . Andrea: io mi sento mamma di quel bambino.»
«No, Silvia, non ci siamo. . . », Andrea scosse il capo, accavallò le gambe , «non "sentire" mamma, "essere" mamma!»
«Essere. . . ma Andrea. . . », Silvia si agitò, posò la tazza, «in che senso? Non capisco. . . »
«Un attimo Andrea. . . », Giorgio si intromise, aveva finito di mangiare il cornetto e si concedette una fetta di pane, posò il coltello con il quale stava spalmando un poco di burro, «per quanto quello sia l'obiettivo di lungo periodo. . . bisogna stare calmi. Anche tu Silvia. . . », prese il coltello, la indicò: «ora io voglio la tua collaborazione; il mio piano, per riuscire, ha bisogno che abbassino un poco la guardia. Questo si ottiene in due modi: lasciando passare un po' di tempo prima dell'attacco e far sì che tu, Silvia, non venga più percepita come un pericolo.»
«Perché. . . sono un pericolo?»
«No, il pericolo sono io», Giorgio sorrise, posò il coltello, addentò un po' di pane, masticò con calma, pose la fetta: «ma tu sei percepita come un pericolo, e questo, ai nostri scopi di lungo periodo, non va bene. Se tu ti senti mamma di Emanuele comportati da mamma, ma non calcare troppo la mano, non subito perlomeno; ritorna a essere leggermente più amica di Ilaria, non la criticare, anche se magari fa delle cose che tu come mamma non faresti. Specialmente se è presente Anna evita di chiamarti "mamma" perché Anna poi lo va a dire a suo padre che controlla la situazione, anche Marco è da controllare, è immaturo ma non sciocco e riferirebbe tutto a Luigi. Se c'è solo Ilaria fa' come vuoi, ma se te la tieni amica per un po' di tempo è meglio; il mio piano deve ancora un po'aspettare.»
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Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)
General FictionSettima parte del romanzo "Dolore e Perdono" (nove in totale) Una storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rin...