Capitolo 50 (VII). La trappola

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Ilaria lasciò il foglio sul piano di lavoro e si soffermò sul protocollo: era scritto molto denso; ai suoi occhi, non abituati a tale genere di prosa legale, sembrò complesso da leggere e, diciamo, non era dell'umore adatto per soffermarsi troppo su ogni singola parola; tuttavia, scorrendo qua e là, riuscì a estrapolare queste frasi:

". . . il piccolo Emanuele da qualche tempo dimostra di voler stare con il padre e la moglie di quest'ultimo. . . "

". . . la moglie del padre si è dimostrata negli anni un'ottima madre e il minore la chiama "mamma Silvia" dimostrando un attaccamento sincero. . . "

". . . il bambino ha frequentato per tre anni la scuola materna delle suore Orsoline in corso Firenze 52 dimostrando un carattere aperto e radicandosi nell'ambiente facendosi molti amici con i quali ha instaurato costanti e frequenti contatti anche fuori dall'orario scolastico. . . "

". . . PQM il padre, consapevole del benessere che una continuità scolastica e di ambiente possa dare al proprio figlio, chiede che venga adottato il seguente nuovo regime . . . "

". . . affidamento e collocamento presso il padre, Andrea Testino, corso Firenze 24 . . . "

". . . potestà genitoriale esercitata da entrambi in modo disgiunto . . . "

". . . il padre rinuncia a qualsivoglia pretesa economica dalla madre . . . "

". . . la madre potrà prenderlo il sabato pomeriggio dalle 14 alle 18 o la domenica, alternativamente, dalle 10 alle 20.30 . . . "

". . . due settimane nel periodo estivo da concordarsi entro maggio . . . "

". . . il giorno 25 dicembre alternato . . . "

". . . sarà facoltà della madre portarlo e/o ritirarlo in settimana per attività ludiche o sportive accordandosi con il padre . . . "

***

Tutte quelle parole la confusero; improvvisamente la vista divenne un po' annebbiata e si sentì mancare; «Ilaria, che hai?», le chiese Nunziata che era alla postazione a fianco; «mi sento poco bene. . . », rispose, ma quasi non riuscì a proseguire, sbiancò e cominciò a perdere forze.

«Oddio, Ilaria, che c'è?», Nunziata fece in tempo ad alzarsi, sorreggerla e a depositarla a terra, senza che cadesse, «signora! Signora! Venga! Ilaria! Ilaria sta male!»

La padrona si spaventò, fece uscire in anticamera due clienti, mamma e figlia, con le quali stava osservando delle stoffe, andò di corsa da Ilaria e la fece stendere per terra, con i piedi in alto e mettendole sotto il capo un po' di ritagli per non sentire proprio il duro del pavimento; non sapeva dei suoi problemi con il figlio (per lei Emanuele era un bambino educato e simpatico che, ogni tanto, specialmente il sabato mattina, era stato in negozio e si era comportato bene, curiosando — come tutti i bambini — sulle varie macchine di taglio e cucito e, per il resto, colorando senza dar fastidio) e pensò solo a un capogiro dovuto a un momento di debolezza, fece aprire le finestre: era già caldo per essere maggio, le fece intanto aria con una squadra da sarta. Nessuna pensò di associare lo svenimento alla lettera rimasta a fianco della macchina da cucire; «Ilaria, che hai? Tu non stai bene. È da qualche giorno che sei così un po' assente e apatica.»

Ilaria cominciò a riprendere colore, si accorse di quel che stava succedendo, vide la padrona di fronte a lei, preoccupata, «io. . . », lentamente la consapevolezza di dove fosse e perché fosse sdraiata le arrivò, «mi dispiace. . . », fece per alzarsi.

«No tu rimani, qui, un attimo», disse la signora, spingendole le spalle e facendola rimanere sdraiata, «e voi. . . », rivolta alle altre sarte, «non state troppo vicino, fate aria! Che succede, Ilaria? Stai mangiando? Mi pari dimagrita», tenendole la nuca da vicino vide meglio il suo fisico.

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora