Capitolo 50 (VIII). La trappola

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L'avvocato la interruppe:

«Lei, signora, non è stata mai sposata con il padre? Ho capito bene?»

«Si, mai sposata con lui.»

«E con altri?»

«No. . . mai sposata con nessuno.»

«La sento molto giovane dalla voce, signorina.»

«Ho venticinque anni.»

Ilaria sentì un rumore, forse la cornetta veniva cambiata di posto, come se l'avvocato cominciasse a prendere qualche appunto, disse con la voce un poco diversa:

«Un figlio di sei, ha detto?»

«Sì. . . »

«Giovanissima. . . », l'avvocato sembrò pensare un poco, a Ilaria sembrò di sentire il rumore di un foglio preso, «altri figli?»

«No, solo lui, solo. . . Emanuele, io volevo. . . »

«Va bene signorina», l'avvocato disse, «mi scusi se la interrompo, ma voglio capire subito il quadro andando al punto: non siete stati sposati e ha detto che ve lo siete per ora divisi. A voce? Come siete andati avanti fino a sei anni? Con accordi verbali?»

«No. . . ho firmato con il papà due accordi in questi anni. Uno praticamente subito dopo la nascita e uno tre anni dopo.»

«Consensualmente, senza andare da un giudice?»

«Sì, tutti e due, li ho firmati da suo padre, è avvocato; finora lo prendeva due notti e il fine settimana alternato; ora però vuole che io firmi un terzo accordo in cui glielo cedo del tutto, tutte le notti, altrimenti mi fa causa. Mi è arrivata la lettera di suo papà stamattina.»

«Ha il papà avvocato. . . come si chiama il padre del bambino?»

«Andrea Testino, figlio dell'avvocato Giorgio Testino.»

Sentì una breve pausa dall'altra parte.

«Capisco signorina. Beh...», l'avvocato disse con un tono diverso, forse aveva lasciato il foglio e ripreso la cornetta in mano, «direi che non serva parlarne per telefono: sembra un caso piuttosto complesso. Potrebbe venire in studio da me. . . », sentì un rumore di fogli, «domani mattina, sul presto, per esempio?»

«Certo posso chiedere un permesso. Dove. . . dove si trova?»

«Salita del Fondaco 4; si trova proprio sotto piazza de Ferrari. . . », l'avvocato fece una pausa, forse aveva sentito il suo accento non proprio genovese: «lei non è di qui, sa arrivarci?»

«Sì, lavoro lì vicino, in Galleria Mazzini.»

«Va bene, ce la fa a venire sul presto, per le nove? Dopo ho degli impegni.»

«Sì, certo.»

«Ha una copia dei due accordi che ha firmato?»

«Sì.»

«Bene, li porti per favore. Porti naturalmente anche la lettera che ha ricevuto oggi.»

«Sì va bene ma. . . ne avevo ricevuta anche una prima due settimane fa in cui mi diceva di andare nel suo studio. Ci sono andata. . . »

«Va bene signorina», tagliò corto l'avvocato, «me ne parlerà domani con calma, è inutile continuare a parlarne per telefono; non si agiti, tutto si può aggiustare. Porti naturalmente anche quella lettera. Buonasera.»

***

Ilaria passò il resto del pomeriggio aspettando che venisse Nunziata per andare a prendere Emanuele; le sue continue preghiere non ebbero risposta e non la calmarono più di tanto, attendeva con ansia che fosse il giorno dopo; quell'avvocato, nel ricordo, le era sembrato una brava persona, forse era stato mandato proprio dal Cielo; però sapeva che non fosse gratis, controllò l'ultimo estratto conto arrivato: con il secondo lavoro e risparmiando, in quegli anni, malgrado i prezzi aumentati con l'Euro, era riuscita per il momento ad accumulare ottomila euro e spiccioli, non sufficienti per una casa, ma per un avvocato forse sì. Quanti ne avrebbe dovuti usare. . . e con quale risultato?

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora