Capitolo 44 (V). Una tomba vuota

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Anna e Silvia si guardarono negli occhi con espressioni che dicevano: "perdonalo, è senza speranza", "non ti preoccupare, lo conosco da più tempo di te", tentennando il capo; Anna poi la prese a braccetto e si allontanò con lei per parlare di vestiti, le battute di Andrea la interessavano poco: voleva invece già informarsi su come si sarebbe dovuta presentare al matrimonio, se Silvia avesse già pensato a un colore o a un tema particolare per le sue seconde nozze che Anna avrebbe poi abbinato come testimone. Andrea, rimasto solo con Marco, aspirò una boccata, buttò il fumo in alto e disse:

«Comunque, Marco, è ovvio che non lo scordo che Ilaria è madre, era solo una battuta, mi ricordo di aver concepito Emanuele qui, due anni fa, con tua sorella; eccome se lo ricordo. . . », fece un sorriso, quasi velato di rimpianto, la indicò poi con la sigaretta in mano, «la vedo laggiù con il bambino che parla al tuo futuro suocero, tranquilla, come se ormai fosse di casa qui, mi pare così strano visto quel che c'è fra voi e sapendo che Luigi e Anna lo sappiano; sai come la penso e sarei ipocrita se non lo dicessi.»

«Andrea però. . . per una volta, sei sempre così enigmatico dietro quel tuo umorismo che fa da schermo», Marco scosse il capo, «sii sincero senza battute questa volta con me», Marco si girò verso l'uscita, voleva un po' parlargli, «ti va di far due passi?»

«D'accordo. . . anche se non so cosa realmente tu mi voglia chiedere; sai già tutto ormai di me. . . », ma incominciò a seguire Marco che si era avviato verso il giardino.

«Come la pensi veramente su Ilaria adesso che ti sposerai?», Marco aspettò di uscire in giardino per riprendere il discorso, c'era una temperatura non proprio estiva, tremò un poco, anche per emozione, «io ti vedo leggermente più gentile con mia sorella nelle ultime settimane; Ilaria me lo conferma al telefono, ma ho come il sospetto che. . . tu lo faccia per un secondo fine.»

«Non ti è chiaro Marco? Mi pare ovvio: ho saputo da Silvia che avete parlato di questo prima delle ferie, in spiaggia. È vero?», dalla piscina si sentiva un poco attutito dalla distanza il caos della festa di Walter; quell'anno aveva fatto le cose in grande stile: aveva chiamato un DJ che aveva anche installato luci colorate trasformando la terrazza in una discoteca all'aperto.

«Sì, è vero, le ho parlato ai bagni prima di partire per il Veneto, ma. . . volevo sapere anche la tua opinione.»

«Ecco. . . la mia opinione? Beh, mi ha detto cosa ti ha riferito: lo sottoscrivo in pieno, senza battute; sarò proprio il perfetto marito; seguo già la prima regola del matrimonio: non contraddire mai tua moglie», gli sorrise con la sigaretta mezza fumata ancora in bocca; «l'ho già imparata tre mesi in anticipo. . . »

«Oh, Andrea, ti prego, sii serio», Marco stava per perdere le speranze di parlargli seriamente ma doveva farlo, o almeno provarci.

«Sono serio», c'era un tavolo proprio oltre il portico sul quale erano posati stuzzichini, bicchieri e due ciotole di aperitivo, con e senza alcool. Andrea si versò un po' di quello alcolico, Marco nulla, e continuarono a passeggiare, «se dico che sono d'accordo con Silvia è perché ne abbiamo già parlato, Marco, e la nostra posizione è comune.»

«Allora, Andrea. . . devo dire che un po' mi preoccupano certe sue posizioni dette da una fidanzata. . . se poi una volta moglie le penserà ugualmente mi fanno un po' paura a dire il vero, sapendo che c'è di mezzo Ilaria col bambino», c'era una panchina poco oltre, Marco la raggiunse e si sedette, Andrea gli andò a fianco, «ci ho pensato per tutto agosto e. . . per quanto possa capirla razionalmente ho paura che il vostro accordo sia molto fragile; di questo volevo parlarne con te, per favore

«Va bene, parliamo Marco», Andrea sospirò, lo guardò con un poco di supponenza, bevve un poco di aperitivo, «cos'è che ti fa paura? Sentiamo. . . »

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora