Capitolo 49 (I). La lenta discesa

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A settembre 2000 Emanuele cominciò la scuola materna; come concordato venne iscritto nella scuola privata gestita da suore vicino casa di Andrea e Silvia che, nel frattempo, avevano completato il trasloco. La "camera azzurra" era stata smontata e venduta; non ce n'era più bisogno: Silvia ora aveva un solo Emanuele che l'aveva abitata per quasi tre anni e ora traslocava; la casa stessa non le serviva più e la mise in vendita, non dovette neppure contattare Nicola perché era un suo bene personale regalo dei suoi genitori.

Per Ilaria il cambio non fu facile perché per portare Emanuele alla materna doveva prendere l'autobus con il piccolo al mattino prima di andare al lavoro; lo svegliava presto, per fortuna Emanuele non protestava, scendevano a piedi le scalette verso via Napoli, prendevano il 39 o il 40 per quattro fermate fino all'inizio di corso Dogali, lo portava all'asilo e poi riprendeva l'autobus per andare in sartoria; alla sera faceva il percorso inverso e poi a casa.

Per Emanuele, invece, il cambio fu positivo, egli era un bambino curioso e timido, un po' come Marco da piccolo e la scuola scelta da Andrea era tranquilla, gestita con rigore ma anche con dolcezza da suore preparate, con classi non numerose ed Emanuele si fece subito nuovi amichetti.

Non si può ignorare il fatto che le religiose, all'inizio, stentarono a capire la situazione di Emanuele con due mamme; mentre le maestre laiche del nido comunale alla fine avevano lasciato correre e stavano al gioco dicendo "mamma Ilaria" e "mamma Silvia" anch'esse, le suore su questo furono un poco più rigide e la situazione di Emanuele mise a dura prova il loro giudizio.

Da una parte era ovvio che la mamma fosse Ilaria, ovvio sia per la somiglianza con il figlio sia perché Andrea stesso, all'atto dell'iscrizione, aveva dovuto scrivere il nome dei genitori corretti. Però. . . era altrettanto ovvio (perché gli era stato chiesto) che Andrea fosse sposato con Silvia e Ilaria una ragazza madre, mai stata sposata con lui. Tutto ciò per le povere suore rappresentava una situazione spinosa, non comune: di casi di genitori sposati e poi separati ne avevano nel loro istituto, ma Ilaria e Andrea non erano mai stati uniti e, in più, c'era Silvia che, quando andava a prendere Emanuele, si nominava mamma ed Emanuele la chiamava "mamma Silvia" come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non sapevano bene come fare, perché chiamare mamme entrambe non se la sentivano (andava contro i loro principi e, diciamolo, non avevano tutti i torti) però è anche vero che chiamare mamma solo Ilaria era come giudicare Silvia un impostore, Silvia che, comunque, apparentemente, si dimostrava una mamma altrettanto amorevole e adatta; d'altra parte era anche noto che Silvia fosse una divorziata risposata. . . cosa che alle religiose non dava molto spazio di manovra.

La situazione era così ingarbugliata e strana che arrivò alle orecchie della direttrice la quale convocò i genitori nel loro ufficio un pomeriggio di metà ottobre. Era una suora sulla cinquantina, ben robusta e con un viso rotondo; ben diversa dalla Madre Superiora direttrice della scuola dove lavorava Andrea, fu molto salomonica e disse poche parole, ma chiare:

«Signor Andrea, signorina Ilaria, grazie di esser venuti. Vi ho chiamati innanzitutto per dirvi che il vostro bambino si è inserito bene, è ben educato, non fa capricci e obbedisce alle maestre. Secondariamente mi preme un'altra questione. . . »

Si tirò su le maniche — faceva ancora caldo — rivelando due avambracci che avrebbero generato invidia a un operaio del porto; incrociò le mani ben robuste — che di sicuro non avevano maneggiato solo il breviario — di fronte a sé, guardò prima Ilaria e poi Andrea e continuò:

«. . . vengo subito al punto signori: in questi primi giorni di scuola sembra che Emanuele abbia l'idea di avere due mamme: una che chiama "mamma Ilaria" — e dovrebbe essere lei —», si rivolse a Ilaria puntandole l'indice.

«Sì. . . si, signora direttrice, sono io, certo, Ilaria: la mamma di Emanuele. . . »

«e. . . la seconda», la direttrice ignorò il "mamma" detto da Ilaria, «che chiama "mamma Silvia". . . », si voltò verso Andrea, gli fece un sorriso che per rispetto dichiareremo solo enigmatico, Andrea rimase per il momento in silenzio: «noi non abbiamo molto capito questa cosa; chi dei due me la può spiegare in poche, chiare parole?»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora