Capitolo 49 (VI). La lenta discesa

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Marco sorrise al nipote, gli fece una carezza e sorrise alla sorella, poi si voltò verso Antonio e disse:

«Papà. Sono ventitré anni che mi hai abbandonato e dieci che sei morto. E, finalmente, dopo tutto questo tempo, ho saputo ieri cosa mi hai detto per giustificarti; me l'ha detto zia Maria, ho capito da uomo, adesso, che l'amavi e. . . grazie anche a Emanuele che chiede del padre, capisco come Emanuele non possa capire, come io non capivo a cinque anni, lui non può capire a quattro; come dirgli, infatti, che tua figlia ama me e non ha sposato il papà? Quando sarà grande. . . potrà capire la mamma? Abbiamo ripetuto lo stesso sbaglio? No, non credo; Emanuele — a parte quando cerca il papà — è un bambino sereno, è diverso da me, comunque, il papà lo vede, tu te n'eri andato via e ti vedevo una volta sola all'anno. Lui lo vede almeno due volte a settimana, lo so che è una consolazione, ma è già qualcosa; non credo che Ilaria si debba addossare una colpa simile, vuole solo fare una mamma, lavora, non chiede nulla al papà, non l'ha sposato ma non gli impedisce di vedere il figlio, perché non glielo lasciate fare? Perché Silvia si intromette sempre?. . . », Marco sospirò, poggiò la mano sul marmo freddo, «perché. . . la continuo a non vedere felice?»

«Marco mio io sono felice!», Ilaria gli andò vicino, «non dire così, sei venuto a Colliano, è la mia gioia, mi hai reso felice in questi giorni. . . », «mamma Iaia titte?», «no, amore, la mamma non è triste, Marco mio. . . », Emanuele cominciava a pesarle, lo poggiò a terra, lo tenne per mano e con l'altra prese la mano di Marco sul marmo, «non sono triste, a volte. . . sono solo un po' preoccupata, tutto qui.»

«Ili. . . », Marco si voltò, ma non tolse la sua mano da sotto quella di Ilaria, «ho paura di quel che sta per accadere. Tua mamma ha ragione, non ci sappiamo difendere da Silvia e Andrea.»

«Ma non me lo toglierà Andrea, Marco mio, te l'ho detto ieri, forse Silvia vorrebbe ma lui glielo impedirà, comunque un po' ha conservato dell'affetto per me. . . », Emanuele era stanco di star fermo, cominciò a tirare la mamma verso l'uscita, «un attimo amore. . . adesso andiamo», lo prese di nuovo in braccio, «saluta nonno Antonio, digli che ci vediamo di nuovo quest'estate, che torni qui a Colliano. . . », Emanuele fece di nuovo "ciao" con la mano, «ciao nonno 'Tonio, e'tate Ema'uele viene Coiano, brum Gheon mamma Iaia», «bravissimo amore. . . », gli stampò un bacio con lo schiocco e il sorriso, lo pose per terra, «ciao papà. . . », si voltò verso la tomba, fece il Segno di Croce e toccò un'ultima volta la foto, «andiamo Marco mio. . . Emanuele non sta più fermo. . . », si incamminarono.

«Non so, Ili. . . », disse Marco dopo un poco, «forse proprio togliertelo no. . . perché poi? Sei una brava mamma. . . », pensò ancora per qualche passo, «però magari dartelo di meno, non so, sai. . . io non ne capisco di queste cose, è per questo che non ti so difendere, scusami.»

Camminava a fianco di lei, dalla parte opposta al bimbo, Ilaria gli prese la mano: «non ti devi scusare, Marco mio, io ti amo così come sei, come Anna io avevo capito — già prima di lei — che sei buono e che. . . che non ti meritavi che ti mettessi in questa situazione. Scusami anche tu Marco mio.»

«Anche tu non te lo meritavi, Ili. . . », stavano uscendo dal cimitero e andando verso l'auto, sarebbero poi passati a prendere Maria in piazza, «è vero, non hai sposato Andrea, ma ci sono migliaia di mamme sole che vivono tranquille con il loro bambino. Perché proprio a te è dovuta toccare una mamma senza figli che vuole prendere il tuo? Non capisco. . . », si girò verso di lei, a Colliano Ilaria era comunque più serena, gli sorrise, «mi dispiace Ili, come faremo a Genova, una volta su?»

«Ho fede Marco mio, ce la faremo. . . », erano arrivati all'auto, Ilaria al posto di guida, «mamma Iaia brum», a Colliano guidava quasi sempre lei per tenersi in esercizio ed Emanuele l'aveva notato, «sì amore, mamma guida. . . non ti preoccupare Marco mio. . . andrà tutto bene», aprì la portiera, ma prima di salire lo abbracciò all'improvviso, «vedrai che ce la caveremo. . . abbracciami», Marco restituì l'abbraccio; Emanuele, in mezzo a loro due, alzò il dito e disse divertito:

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora