Capitolo 45 (II). Andrea e la sua famiglia

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«Non lo so, Giulia. Proprio adesso non lo so», le accarezzò il capo, divenne malinconico, si sentì stanco, si sdraiò, Giulia gli andò vicino e cominciò ad accarezzargli il petto «fino a quando stava da sola era triste, un po'. . . strana perché teneva arredata quella camera azzurra che a me faceva impressione, però era sana, triste ma sana. Quando venivo qui tutti gli anni a portare fiori a Emanuele ci vedevamo, era un'occasione brutta, ma la affrontavamo insieme: pranzavamo anche, lo sai. . . non te lo nascondevo: io comunque le continuo a voler bene, però. . . era diversa, non diceva cose strane, ci si poteva ancora parlare, eravamo rimasti amici», gli venne da piangere, «è triste. . . adesso. . . », Giulia capì che c'era qualcosa di più grave del chiamarsi "mamma", «ma al cimitero. . . che vi siete detti poi?»

«Cose fuori dal mondo, Giulia», Nicola si girò verso di lei, volle vederla in viso, i suoi occhi di moglie innamorata avevano una luce ben diversa dalla luce — quasi folle — che aveva visto al mattino in Silvia, «mi ha preoccupato quella donna. . . veramente. Diceva che — addirittura — pensa che il nostro Emanuele non ci sia più, che quella tomba sia vuota. Che l'Emanuele di Ilaria sia in realtà il suo Emanuele ritornato in vita. È anche per quello che stamattina ho accettato subito l'invito di quella ragazza, mi fa un po' pena; non pensare male: prima ho fatto una battuta sulle Salernitane; è molto bella, ma potrebbe essere mia figlia.»

«Oh ma Nico, non sono gelosa di Ilaria, per nulla», gli diede una carezza alla guancia appena rasata, fresca di dopobarba, «l'ho capito stamattina che stavi male per lei quando Silvia si diceva "mamma" di fronte a tutti, l'ho capito che hai accettato per tenerle compagnia domani che non ha il figlio, sai. . . », la carezza andò più giù, sul suo petto, «non è Ilaria che temo; in realtà io. . . un tempo. . . ero gelosa di Silvia, perché non la conoscevo. Dicevi che venivi qui, sapevo che era per Emanuele, per il vostro figlio, ma. . . un po' di gelosia c'era, specie perché mi avevi detto che era laureata, io. . . mi sentivo inferiore a lei che ho fatto una semplice scuola da estetista, però. . . », gli prese poi la sua mano e la poggiò al seno, come gli aveva fatto Silvia al mattino, «ora mi fanno pena entrambe. Silvia perché ha così tanto sofferto che probabilmente ha perso la testa, dire che addirittura la tomba è vuota, poverina, ha perso qualche venerdì; e Ilaria, che pena. . . una mamma sola ma. . . se Silvia continua così la farà soffrire. Che brutta situazione», tenne la sua mano stretta, «tu come la vedi?»

«Non so. . . Silvia non la riconosco più; da quando si è messa con questo Andrea e, soprattutto, da quando frequenta suo figlio. È proprio fuori di testa. . . », Nicola sentì il calore e la morbidezza del seno della moglie, diverso da quello del mattino di Silvia, così come il suo sguardo, amorevole, e non esagitato; per un attimo, però, le sensazioni nella sua mente si fusero, insieme a immagini di lui con Silvia incinta sul letto nei tempi sereni, precedenti alla loro tragedia; «io. . . », chiuse un poco gli occhi, «forse ho sbagliato a lasciarla così da sola. . . ma. . . non pensavo di causarle questo. . . », si appoggiò a lei, «mi dispiace amore. . . non è che sia pentito ma. . . oggi al cimitero mi faceva veramente pena. . . ma anche rabbia.»

«Non lo hai causato tu Nico, però, non darti colpa. . . », Giulia continuò a tenergli stretta la mano al seno, «è da sei anni che siete separati ed era triste ma sana. . . perché proprio adesso impazzire? Secondo me c'entra Andrea.»

«Forse. . . è come se il dolore del nostro Emanuele sia stato compresso per questi anni e poi, appena vede un altro Emanuele di quell'età, scoppi all'improvviso e lei, per difendersi, si inventa una realtà in cui questo dolore non è mai avvenuto. . . »

«Poverina. . . ma non c'entri tu, Nico, te lo ripeto; era lei che avrebbe dovuto in questi anni separarsi anche da quella morte, non continuare a vivere con quella camera vuota», lo accarezzò, gli diede un bacio, «amore. . . quando ti ho conosciuto eri quasi come lei, stavi impazzendo perché non riuscivi a convincerla a smantellarla, a voltare pagina; te ne sei andato per non fare la sua stessa fine, amore. Per non ammattire in due. . . »

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora