Capitolo 48 (IV). Un sogno che si avvera

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Andrea non rispose; Ilaria lo guardò in viso mentre fumava la pipa, tranquillamente, rivolto alla sala dove alcuni bambini giocavano su un tappeto morbido fatto a puzzle mangiando pezzetti di pizza e colorando di sugo, succo di frutta e pennarelli i loro vestiti e grandi fogli stesi, con le loro mamme attorno che parlavano; Emanuele non c'era, forse era in cameretta con altri amici e con Silvia, Marco e Anna.

«Andrea. . . ti sto parlando!», gli strinse il braccio, «siamo papà e mamma. Io sono in pace con te, per la verità, non provo rancore, non sono capace; ti perdono immediatamente tutto quel che mi fai, perché ti voglio bene, perché sei il papà di mio figlio, perché. . . », Ilaria si interruppe; quello era un luogo profondo del suo animo che era troppo doloroso da visitare, «perché. . . », ripeté, fermandosi, subito dopo; si ricordò delle sere in cui Emanuele stava nel letto matrimoniale dicendo «mamma iaia papà»; egli, col suo minuscolo vocabolario, le stava già dando la risposta a quel perché, che però ella non voleva vedere, le faceva troppa paura. . . sentì su di sé il futuro giudizio di suo figlio, un domani, cresciuto, che le avrebbe potuto chiedere il perché "mamma iaia" non avesse vissuto mai con papà, neppure un giorno, non ci avesse neppure provato. «Perché mamma?», le avrebbe potuto chiedere. Andrea si accorse di questa sua difficoltà: «già, Ilaria. . . perché?», si voltò verso di lei con un sorriso lievemente ironico, «perché non provi rancore per me e mi perdoni immediatamente? C'è qualche ragione che mi vuoi dire sensata o tirerai di nuovo fuori qualche santo o madonna che ti manda qualche messaggio speciale? Come fai sempre quando non sai che pesci pigliare?»

Ilaria tolse il braccio da Andrea, chinò il capo e stette in silenzio, «avanti, ti ascolto. . . », Andrea sorrise sotto i baffi; il fumo della sua pipa, in quel giorno senza vento, saliva verticalmente come un camino; Ilaria strinse la camicetta con le mani, torturando un bottone si scheggiò un'unghia; quel posto era difficile per lei da sondare, era il luogo nel quale il suo amore per Marco aveva preso la priorità su Andrea, sul papà, sul dare una famiglia a suo figlio. Il punto nel quale ella aveva scelto diversamente da sua madre; non aveva sposato un uomo senza amore, questo era stato probabilmente un bene, ma aveva tolto un padre al suo bambino e questo — forse — era stato un male. Il senso di colpa di aver potuto causare una ferita a suo figlio che diceva di amare la atterrì e la fece stare in silenzio, sperando che Andrea non ripetesse la domanda o non pretendesse una risposta, «posso provare a rispondere io per te, Ilaria? Visto che tu non lo fai. . . », le disse, invece; «forse perché. . . », dopo aver controllato che Silvia non fosse in sala mise una mano sotto al mento di Ilaria, teneramente lo alzò, la guardò negli occhi con uno sguardo dolce e malinconico, «perché ti stai pentendo del rifiuto che mi hai dato tre anni fa? Forse perché tuo figlio ti sta dicendo che avrebbe voluto "mamma iaia e papà" vicini? Uniti? Nella stessa casa? Questa. . . che ti avevo anche proposto?», Ilaria storse la bocca, continuò a torturare il bottone al fondo della camicetta, ormai lo stava per staccare, «chi tace acconsente? O no?», lo guardava, ma in silenzio, era il papà di suo figlio, gli voleva bene anche se in quel momento la faceva soffrire, «ebbene. . . », le tolse la mano da sotto al mento, ritornò a fumare guardando in sala, «io lo sapevo che saremmo arrivati a questo punto, Ilaria, purtroppo. Che nostro figlio avrebbe cominciato a chiedere. . . e questo non è niente. . . », alzò le spalle: «sentirai quando cresce. . . non c'è altro da fare che andare avanti.»

«Ma io no! Io non sono pentita!», disse improvvisamente Ilaria, togliendosi da lui e girandosi verso la strada, «no, affatto! Non ti amavo e non ti amo», incrociò le braccia al petto, «certo, sei dolce, sei buono, sei un papà meraviglioso e vedo che Emanuele ogni giorno di più ti cerca e ti vuole. Va bene. . . », appoggiò le mani sul parapetto, guardò in basso, «lo ammetto! Forse. . . ci avrebbe voluto insieme, ci vorrebbe anche adesso insieme, ma è un bambino, per lui siamo solo papà e mamma, cosa ne sa lui dell'amore adulto, amore tra due persone?», «abbastanza, credo, visto che ce lo continua a ripetere. . . e continuerà a farlo», «sono pronta! Non ho vergogna a dirlo; se ti avessi sposato lo avrei reso felice adesso — nel breve periodo —, ma. . . nel lungo, nel lungo si sarebbe accorto che il nostro era un matrimonio senza amore. . . », «senza amore. . . », Andrea sogghignò, «non direi. . . tu sei sempre stata piena d'amore — intendiamoci — solo non per me. . . », «e va bene Andrea, non per te!», si guardò l'unghia scheggiata, con l'altra mano cercò di staccarne il pezzetto, le mancava la borsetta con le forbicine, «non si può amare a comando! Tu ci riesci? Io no; me ne vuoi fare una colpa? Ancora adesso? Dopo quasi due anni che sei sposato con Silvia? Ma allora perché l'hai. . . » era riuscita a spezzare l'unghia, l'avrebbe limata dopo, si affacciò, non c'era nessuno, la gettò in strada, «perché la amo, Ilaria; so che ti sembra strano, ma una persona può amare di nuovo, un'altra persona, anche con la stessa intensità; per fortuna non tutti sono legati per sempre a una scelta immatura e insensata fatta a dodici anni. . . », Andrea le sorrise, stette in silenzio, aspettando una sua reazione che non venne, «amo Silvia ora, ma questo non significa che non ti amassi prima, che non fossi sincero con te. . . », al sentire questo Ilaria stette in silenzio ancora un poco, si allontanò mesta, «io. . . », disse piano, si appoggiò alla ringhiera con le mani e vi si appoggiò con la testa, cominciò a lacrimare, «hai ragione Andrea, non tutti siamo uguali, avrei voluto accontentarti, all'epoca. . . credimi, ma non potevo! Il mio cuore è diverso dal tuo. . . e. . . », non riuscì a proseguire, cominciò a piangere, «io non te l'ho mai detto. . . », senza far rumore, solo con lacrime che le scendevano bagnandole le guance e poi il braccio sul quale si poggiava.

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora