Capitolo 51 (VI). La caduta

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Luigi aveva girato il tè in silenzio, «no, incapace no. . . », aveva detto sottovoce, «però particolare sì, e ti andava bene, vero Giorgio? Per spaventarla, sapevi che era da sola e che per il suo carattere fatalista e per il suo amore per Marco non avrebbe chiesto aiuto.»

«Va bene, non ha chiesto aiuto a Marco, e allora?», l'avvocato aveva bevuto il suo tè, preso la teiera e poi aveva suonato il campanello.

Gianni era apparso dopo qualche secondo; «signor Giorgio. . . », aveva fatto un lieve inchino.

«Gianni, per favore, prepareresti un altro poco di tè e la mia stanza? Desidero poi andare a riposare. . . »

«Certamente», il cameriere aveva preso la teiera ed era poi uscito.

«In ogni caso la tua pupilla ha avuto il buon senso di contattare un mio collega, Famagosta, ottimo avvocato, io stesso non l'avrei mandata da qualcun altro; è stata consigliata bene. . . magari dalla sua Madonna?», lo aveva guardato sorridendo a denti stretti, «chissà. . . »

«Lasciamo perdere la Madonna, Giorgio, per favore», Luigi aveva finito il suo tè, «immagino cosa le abbia detto. . . andiamo, su. . . a Genova sei conosciuto per non cominciare le cause senza una buona percentuale di successo. . . Ilaria non naviga nell'oro, l'avrà spaventata con un preventivo.»

«Non so. . . mi dai un'importanza forse eccessiva Luigi, anche questo lo considero un complimento indiretto, grazie. . . », Giorgio gli aveva sorriso e aveva preso il vasetto di yogurt, lo aveva aperto con calma, «comunque mi è stato comunicato dal collega che la sua assistita accetta il cambio di affidamento del figlio e la sua collocazione. . . »

«"Accetta", dai! Non farmi ridere! Ilaria — una mamma così dedita al figlio — che accetta di dare il suo bambino al papà! Con tutto quel che ci sta dietro. Non ha accettato Giorgio!», Luigi aveva battuto la mano sul tavolo, e aveva alzato la voce: «ce l'hai costretta! Ammettilo! Fammi vedere le lettere che le hai mandato.»

«Luigi! Per chi mi prendi?», anche Giorgio aveva alzato la voce e l'aveva guardato risentito, picchiandosi il dito sulla tempia, «per uno sciocco? Fattele dare da Ilaria, se vuole. È un segreto professionale.»

«Oh, Signore. Giorgio. Piantala di fare la tua parte; siamo anche amici, credo.»

«Amici, certo. . . », Giorgio aveva avuto qualche colpo di tosse,  si era pulito il naso con un fazzoletto preso dalla vestaglia, «fintantoché la tua amicizia non va contro gli interessi del mio cliente. . . siamo amici.»

Avevano sentito due colpi alla porta, «avanti. . . », aveva risposto Giorgio.

Gianni era entrato e aveva posato la teiera fumante sul tavolo, «è caldo, facciano attenzione, prego; preparo subito la sua camera. . . », aveva detto a Giorgio, «con permesso. . . », era poi uscito.

«Va bene, va bene. . . », Luigi se n'era preso un'altra tazza, ma era bollente e l'aveva posta davanti a sé, mescolando, «e ora con questa mossa cosa pensi che succeda, eh? Ho visto prima che il tuo sguardo è brillato. Tu volevi che si arrivasse a Marco che deve andare a recuperare Ilaria per tenerli in scacco.»

«È stata una sua scelta, Luigi, io non ho colpa di ciò che fa il tuo caro genero», l'avvocato si era versato mezza tazza di tè, anche per lui era bollente e aveva continuato a mangiare il suo yogurt prendendone poco per volta, gustandoselo, «te lo sei preso in casa sapendo che amava la sorella e questo è il risultato: la vede sola, poverina, e la va a salvare. Oh, il nostro cavaliere!»

«Non è un cavaliere. . . è suo fratello. . . »

«Suo fratello che la ama

«Ma questo lo si sapeva, però era stabile, perché Ilaria cresceva Emanuele come sostituto d'amore del fratello. Arrivi tu e le fai paura con una causa; andiamo, cosa pensi che accada? Cascano nella trappola e tu puoi agire togliendoglielo definitivamente per darlo a Silvia. Non sono scemo Giorgio, guarda che la vita la conosco anch'io.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora