Capitolo 43 (XI). Silvia Palestro, in Testino

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«. . . non lo so micia; per la verità io te l'ho detto: non la desidero fisicamente, ma Ilaria ha ragione, perché tentarci?», Marco si fermò a un passo da lei, la guardò cercando di cogliere la sua espressione del volto che però gli era indecifrabile; «il mio amore per te è presente, sempre, ma devo accettare il mio punto debole che comunque è rimasto. Ne ho parlato anche con tuo papà: anche lui dice che non è il caso di separarci ma. . . alla fin fine solo io e Ilaria possiamo sapere ciò che c'è stato fra noi e ci sappiamo regolare, come un tempo, quando neanche tu c'eri e sapevamo volerci bene, non da fratelli, sì, ma senza far nulla»

«Ma così soffrite!», Anna riprese a camminare; malgrado non facesse grande attività fisica lo stare in piedi in ospedale per parecchie ore nei suoi giri di visite le dava agilità e resistenza alla fatica.

«Se vuoi dire così, sì, forse. . . non stiamo bene perché ci imponiamo qualcosa», Marco, pur se di mestiere sedentario, si teneva in forma prendendo i mezzi pubblici e vivendo in una casa al quinto piano senza ascensore, le stava dietro senza troppa difficoltà, «però, micia, meglio soffrire noi che far soffrire gli altri a questo punto; non ti preoccupare per noi, ce la caviamo: l'importante è per me riuscire a non cadere con Ilaria; c'è il nostro patto che è sempre valido: io farò la vita con te e lei farà la sua vita con Emanuele.»

«Ma ci riuscirà, gattino?», erano saliti sopra i tetti delle ultime case, non c'era vegetazione in quel punto se non arbusti e ginestre, il mare sotto di loro era una distesa argentea che non si poteva osservare in alcuni punti senza abbagliarsi, «mi hai raccontato di Silvia, mi pare molto determinata: non le renderà la vita facile. . . »

«No, certo. . . e non so bene come fare; sì lo so. . . », Anna aveva inavvertitamente fatto cadere una pietra, Marco la raccolse, la pose a lato del sentiero, «questa Silvia che si continua a chiamare "mamma" di Emanuele mina la nostra serenità, è indubbio. Ilaria lo sa ed è per quello che praticamente mi obbliga a distanziarmi da lei quando è sola. . . », Marco continuò a seguire Anna che continuava a un buon ritmo, «so che dico forse un'assurdità, micia. . . »

«Dimmi, gattino. . . », Anna, si girò, lo aspettò; gli diede un bacio veloce, «ti ascolto. . . » 

«Ecco, da una parte Ilaria chiedendomi di staccarmi da lei sta pensando a noi due, alla nostra felicità e dovremmo quasi ringraziarla. . . », Marco sollevò le mani e le sorrise, cercando compiacenza, «in via teorica, diciamo. . . dall'altra. . . immagino cosa vorresti dire: se veramente tenesse alla nostra felicità dovrebbe smettere di amarmi, altro che ringraziarla: potresti arrabbiarti con lei, piuttosto, perché non mi lascia in pace, però alla fine capisco che per lei è impossibile, e forse l'hai capito anche tu»

«Oh, certo che l'ho capito!», Anna sorrise e riprese a camminare, «ormai, dopo che ti ho veramente conosciuto, sarebbe impossibile anche per me smettere di amarti, gattino, comprendo Ilaria, questo è fuori dubbio: però. . . », Anna guardò un poco in basso, tentennò il capo, «trovo ingiusto questo che sta succedendo e non so come risolverlo. Perché a parte tutto, a parte. . . il vostro amore. . . voi comunque siete due fratelli», si girò, lo guardò negli occhi, «gattino: è tua sorella, Ilaria, non è una donna qualunque per la quale essere gelosa, lo capisci?», gli prese la mano, il sentiero si era leggermente allargato e potevano camminare a fianco, «perché obbligarvi a star distanti per una paura di una donna che si è intromessa fra tua sorella e Andrea e che non avrebbe dovuto farlo? Non so, vorrei. . . risolvere questa cosa e non ci riesco.»

«Non c'è soluzione: per quello non ci riesci, micia.» 

«Non è possibile, gattino; c'è sempre una soluzione; forse dobbiamo pensare più a fondo.» 

«Non c'è soluzione perché per Silvia non esiste problema: per lei è naturale essere madre di Emanuele perché Ilaria ha rifiutato Andrea e ha lasciato un posto vacante; il che mi pare sbagliato, ma non ho saputo come ribatterle.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora