Capitolo 51 (I). La caduta

38 6 19
                                    

«Gattino. . . chi può essere?», Anna fu la prima ad alzarsi seduta, «che ore sono?», guardò la radiosveglia, «le sei e quarantacinque. . . chi sarà?»

«Vado micia, corro. . . », disse Marco, alzandosi veloce, corse e chiuse la porta di camera uscendo; per fortuna Elena, che dormiva nel lettino ai loro piedi, non sembrò svegliarsi.

«Pronto?»

«Marco. . . sei tu Marco? Il fratello di Ilaria?»

Era una voce di donna, Marco non la riconobbe subito, era chiaramente da un cellulare, in viaggio, si sentiva il rumore di una macchina.

«Sì. . . sono io», Marco cominciò ad avere un sospetto, ma non volle subito pensarci, «con chi. . . con chi parlo?»

«Ciao Marco, scusami se ti chiamo a quest'ora. . . sono Nunziata, la collega di Ilaria. Mi sono fatta dare il tuo numero dal 12, meno male che sei sull'elenco.»

«Ah ciao Nunziata. . . », Marco si sentì più sereno; era il ventisette, vero, era andata a prendere Ilaria a Colliano, ma perché chiamare?, «tutto bene? Siete partiti, dovevate partire oggi, no?»

Nel frattempo Anna si era alzata ed era andata vicino a Marco, aveva sentito il nome Nunziata, neanch'ella capì il motivo della telefonata, perché di solito Nunziata non chiamava, anzi, non sapeva neppure il numero, cosa era successo?

«Ecco. . . », Marco sentì una pausa, «è proprio di questo che ti devo parlare: tua sorella non è venuta all'appuntamento.»

«Cosa?», Marco aprì gli occhi, si svegliò del tutto, sperò di non aver capito bene: «cosa hai detto Nunziata?»

«Sì è così, Ilaria. . . »

Marco sentì dei gracidii, qualcosa poi di inintelligibile, «scusa, non sento!», le disse, altri suoni robotici, delle sillabe staccate, «pronto Nunziata? mi senti?», Marco lo ripeté alcune volte, «pronto?»

«. . . scusa Marco. . . prende poco qui. . . io ti sento adesso, ora mi senti?»

«Sì ti sento», Marco cominciava a pestare i piedi, nervoso, Anna a fianco gli tenne la mano, avvicinò il viso alla cornetta, presagendo il peggio.

«Oh bene, ti sento ora. . . ti volevo dire che è da pochi minuti che siamo ripartiti. . . siamo quasi a Campagna, eravamo partiti stamattina, ho mandato un messaggio a tua sorella, ma subito mi chiama al cellulare, era molto triste, ha detto di non aspettarla a Contursi Terme, di proseguire. . . », ci furono altri gracidii, Anna e Marco sentirono solo parole tronche, «. . . perché. . . triste in queste. . . »

«Pronto, Nunziata? Pronto?», ci fu un altro poco di silenzio, sembrò che la linea fosse caduta, Marco stava per metter giù, ma poi anche Nunziata disse:

«. . . pronto, Marco? Mi senti? Ci sei ancora?»

«Sì ti sento, oh, finalmente: ora sì: allora mi confermi? La linea è molto disturbata: non c'è Ilaria con te?»

«No, non c'è Marco; per scrupolo siamo usciti al casello di Contursi, l'ho aspettata dieci minuti, l'ho richiamata, ma ha il cellulare spento. Siamo ripartiti; mi sono preoccupata e ti ho chiamato.»

«È stata quindi lei a non venire!»

«Sì, è stata lei. . . », la voce stava diventando robotica, Marco seppe che doveva far presto, l'autostrada in quel tratto era piena di gallerie, forse aveva ancora pochi secondi prima che la linea cadesse.

«Ma ti ha detto prima il perché?»

«Non so Marco», anche Nunziata parlava veloce, «ho chiesto il perché, se si fosse sentita male, sai. . . non ci sarebbe stato problema aspettarla anche una mezza giornata. Lei mi ha detto di no, che però aveva deciso di non salire. Io. . . Marco. . . », Nunziata sembrò indecisa se proseguire.

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora