Capitolo 50 (X). La trappola

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L'avvocato l'aveva ascoltata assumendo sempre più un'espressione desolata, «ecco, era qui che volevo arrivare, mi scusi se ora le do una doccia fredda», l'avvocato si rilassò sul divano, «faccia conto che, solo per incominciare la causa, io le chiederei un fondo spese di 2.000 Euro, data la complessità del caso. Poi, molto probabilmente, il giudice ordinerà una CTU. . . cioè uno psicologo autorizzato dal tribunale per indagare sul bambino, sui genitori e sulla signora Silvia; e questa spesa va divisa in due, siamo sui 2.000 - 3.000 Euro per cominciare. Lei dovrà poi assumere un consulente tecnico di parte, non è obbligatorio, ma vivamente consigliato dato il caso e date anche le ingerenze di Silvia che, lei mi dice, si fa chiamare "mamma" pur non essendolo. Se dovessi dire, a occhio e croce, la minima possibilità di successo che abbiamo in questa causa sarebbe quella di dimostrare che Silvia, non avendo bambini, e avendone uno morto con lo stesso nome, voglia prendere il suo come compensazione e l'abbia manipolato per fargli credere che la mamma sia lei con la complicità del padre. Ma non sarà facile, bisognerebbe prendere dalla nostra parte un bravo perito, uno psichiatra con. . . buone qualità, ma costa. Le perizie in questi casi di minori sono le più difficili e care, ci sono molti incontri, test, diatribe infinite tra gli strizzacervelli dell'una e dell'altra parte su chi abbia ragione. . . per farla breve andiamo sui 5.000 Euro, a volte anche di più. Senza contare poi che — in caso di perdita — lei dovrebbe pagare anche le spese dell'altra parte. Considerando che l'avvocato Testino sicuramente non comincia una causa senza essere quasi certo di vincerla, io immagino che abbia qualche altro asso nella manica che ancora non ha scritto qui, nero su bianco; ma se lo tiene come "arma segreta" da tirarsi fuori al momento opportuno, cosa che ci farà ancora di più sforare il budget, perché per difenderci dovremo fare ulteriori indagini, memorie difensive e magari portare testimonianze di maestre, vicine di casa, pediatri eccetera e quindi io, per stare sul sicuro, direi che questa è una causa da 13-15.000 Euro, perché poi si andrà sicuramente in appello, nel frattempo il minore cresce, ci sarà un supplemento di perizia e altre spese.»

«Così tanto?»

«Sono realista signorina Ilaria. Io preferisco dire ai miei clienti le cose come stanno e presentare loro il caso peggiore piuttosto che attrarli dicendo: "ma sì, mi dia 300 Euro per cominciare. . . ", per presentare la parcella a fine causa e assistere a pianti greci o, peggio, a persone che ti accusano di non averli meritati, di provare a rubare, che minacciano di non pagare e di andare a denunciarti all'Ordine.»

Si alzò, ritornò alla scrivania: «e purtroppo noi avvocati, non tutti, abbiamo questo difetto: abbiamo paura di chiedere e ci si trova poi in imbarazzo alla fine, ma le cause costano, signorina, non ci possiamo far nulla, il mondo legale è così», cominciò a mettere a posto i fogli dati da Ilaria, «io sono un avvocato serio, magari non famoso come Testino, ma ho una mia etica e su quella non transigo. E, in più. . . », le ridiede i fogli che Ilaria prese con un'aria afflitta, l'avvocato la vide timorosa, cercò di parlarle ancora anche se, per lui, il caso era chiuso: «come le ho detto prima, per quanto io vorrei vedere l'avvocato Testino in azione — come curiosità professionale —, potermi battere con lui in aula, non lo vorrei fare a spese di una mia cliente per la quale io, già in partenza, vedo poche speranze di successo e, per la quale, come mi ha detto, i soldi non crescono sugli alberi, ma se li guadagna con un lavoro onesto e faticoso.»

«È così. . . », Ilaria chiuse la borsetta con i suoi fogli, cominciò a sbiancare, la voce le tremò, «grave? Non c'è proprio speranza?»

«Mettiamola in questo tono, signorina», l'avvocato giunse le mani di fronte a sé, le sorrise, «le farei spendere circa un anno del suo stipendio, forse di più. . . senza poterle neppure garantire un cinquanta per cento di probabilità di successo; ma che dico cinquanta? Neppure un trenta: secondo me questa causa, per lei, sarebbe un suicidio.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora