Ilaria avvisò subito Marco e sua mamma della richiesta di Andrea di portarsi Emanuele in viaggio di nozze. Maria si preoccupò, non tanto perché non avrebbe visto Emanuele a Natale, perché tanto — come suggerito dalla stessa Silvia — sarebbe poi salita a Genova a gennaio, ma perché capì che quella coppia non avrebbe reso vita facile a una mamma da sola.
Anche Anna, avvisata da Marco, ebbe le stesse preoccupazioni che, comunque, non volle trasmettere del tutto a Marco perché aveva capito che i due fratelli stavano cercando di tranquillizzarsi autonomamente in una situazione che, sempre più, tranquilla non era; Ilaria continuava a tenersi distante: si telefonavano tutti i giorni, ma talvolta passava anche più di una settimana fra un incontro e l'altro e, quasi sempre, non erano soli: o Marco era con Anna o si vedevano a casa di Irene.
Ilaria, seguendo il suo voto segreto, cominciò — talvolta — a simulare. Cercava di sorridere e di fare una voce serena al telefono in modo che Marco non sospettasse nulla anche se la serenità, a volte, l'abbandonava; sostituiva il conforto del fratello con la preghiera: non erano rare le sere in cui, messo a letto Emanuele, recitava un giro di rosario.
A metà dicembre Anna e Marco finirono il corso prematrimoniale con una festa in parrocchia; ciascuna coppia portò qualcosa da mangiare o bere e, insieme, fecero una cena in allegria anticipando il Natale con panettoni e spumante; Don Benedetto mangiò con appetito (la cyclette nel suo ufficio rimaneva poco usata), seduto fra loro — con piatto e bicchiere pieni — e guardava tutti con occhi allegri (dovuti anche alla quantità di brindisi); ogni volta che finiva uno dei suoi corsi aveva la soddisfazione di aver instradato un po' di coppie al matrimonio, si spera per la vita. Per Marco e Anna, per la verità, un leggero dubbio rimaneva, ma cercò di non pensarci più e molte volte, nelle settimane precedenti, aveva affidato quella coppia al Signore giudicandola da una parte una delle più belle e piene d'amore che avesse mai avuto il piacere di conoscere e, dall'altra, una delle più a rischio di sofferenza.
***
Dopo esser usciti dal cimitero, dove Giulia e Gaia li attendevano, Silvia li accompagnò con l'auto presa a noleggio, andarono a prendere prima Andrea a casa sua e poi Emanuele da Ilaria per poi tenerlo fino alla domenica sera.
Ilaria fece entrare tutti nella sua casetta: con Nicola e Giulia fece subito amicizia e a loro fece una buona impressione, un po' per la comune origine meridionale, un po' per quell'aria da ragazza innocente e gioiosa che Ilaria manifestava anche con gli sconosciuti o per una semplice simpatia che a volte origina senza motivo. Gaia, appena vide Emanuele, se ne innamorò e si fece promettere dai genitori di "impastarne" subito uno uguale (pensava che i bambini si impastassero nella pancia della donna più o meno come un'impastatrice e poi uscissero una volta pronti); Emanuele ogni tanto vedeva Simona, la figlia di Nunziata ed era anche abituato a vedere i bimbi del nido, ma una bambina così grande, quasi ormai da scuola primaria, per lui era una novità. All'inizio ne fu intimorito, ma divennero amici e, mentre Ilaria offriva caffè, tè, biscotti e fette di torta per tutti (malgrado Andrea avesse ripetuto di aver fretta perché aveva il ristorante prenotato), i due bambini stavano per terra giocando come se si conoscessero da una vita anche se, bisogna dirlo, Emanuele avrebbe preferito che quella bimba grande non toccasse tutte le sue cose, ma Gaia aveva un modo di fare, ed eloquio — che a Emanuele mancava —, da non ammettere repliche.
A Nicola Ilaria fece particolarmente tenerezza, sia perché la vedeva quasi come una figlia, e sia perché notò subito che Silvia si fosse chiamata "mamma" di fronte a lei e che Andrea non le avesse detto nulla; di Ilaria sapeva poco, solo che avesse avuto il figlio in circostanze non chiare con Andrea, forse una breve relazione quando ancora non conosceva Silvia. La vedeva indaffarata e le continuava a dire: «Ilaria, siediti per favore; certo che noi meridionali ci facciamo sempre riconoscere: ci conosciamo da un quarto d'ora e già ci avresti offerto mezza casa. Stai tranquilla; andiamo via subito.», e anche Giulia aggiungeva: «sì, Ilaria, basta. . . è tutto buono, ma così ci togli l'appetito. . . siediti, facciamo due chiacchiere e andiamo via, poi ci vediamo al matrimonio e parliamo di più.»
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Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)
General FictionSettima parte del romanzo "Dolore e Perdono" (nove in totale) Una storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rin...