Capitolo 43 (VIII). Silvia Palestro, in Testino

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«Non so Marco mio, io. . . », Ilaria tentennò il capo, si appoggiò alla porta di casa, Emanuele nel frattempo la guardava un po' incuriosito di quell'attesa, perché la mamma aveva aperto la porta e non lo portava ancora in casa? Ma in quel momento c'era anche la cintura del passeggino che era così invitante e si dedicò a morderla, non visto, lasciando la mamma e lo zio ai loro discorsi; «devo capire cosa mi sta succedendo attorno; ho un po' paura e senza Emanuele in quei giorni mi sentirei sola; cosa verrei a fare in villa a darti fastidio? Mi vedresti giù e. . . ti rovinerei i tuoi momenti con Anna; già vi vedete poco per il suo lavoro; stai con lei. Io qui me la cavo, magari invito Francesca e il suo ragazzo, facciamo due chiacchiere oppure chiamo Nunziata, ci vediamo con qualche collega, insomma. . . non pensare a me. Divertiti; ti ho visto veramente felice al fidanzamento, non voglio per nessun motivo rovinare la tua felicità», lo abbracciò, «Marco mio, tu lo sai vero che per me è ancora valido il Sacrificio che ho fatto per te?»

 «Sì Ili, lo so. . . », a Marco quell'abbraccio improvviso fece piacere, strinse la sorella contraccambiandola, si ricordò delle parole del suocero: "l'uomo conosce i suoi punti deboli e agisce di conseguenza". Sua sorella gli stava dicendo proprio quello: con Emanuele distante in vacanza in quel fine settimana con il papà e l'altra mamma sarebbero stati deboli — soprattutto lui — e doveva agire per evitare di cadere, «ma per essere valido, Ili, deve essere un Sacrificio, non un annullamento di te stessa», la continuò a stringere, accarezzandole i capelli sulla nuca, «non ti annullare Ili; fosse pure per la Madonna che pensi ti stia dicendo le cose; se vuoi aiutarmi a non cadere con te è assolutamente necessario che tu ti riprenda la tua vita, tuo figlio; non fartelo prendere. Sei la mamma, non è lei: so che Anna ti ha parlato, ma te lo dico anch'io. Sei la mamma e fai la mamma; non lasciare che Silvia ti rubi il posto solo perché sposa Andrea; non è così che si fa», la staccò da sé, la guardò negli occhi, supplicandola, «io cerco di difenderti da Silvia, ma. . . difenditi anche tu, per favore. Lo farai?»

«Ci proverò, Marco mio. . . », gli rispose, non molto convinta. 

«Grazie Ili. . . , almeno provaci», la abbracciò ancora e poi si chinò verso Emanuele e gli disse sorridendo, «ehi tu, sì, dico a te che ciucci la cintura del passeggino come se niente fosse. Guarda che questa qui è la tua mamma», la indicò con il dito, «non quell'altra. Hai capito Emanuele, nipote mio? "Mam-ma",è questa sopra. Ripeti: "Mam-ma"»

Emanuele guardò lo zio curiosamente, smettendo un attimo di ciucciare la cintura: perché si era messo a parlare sillabando? Non era mica scemo, sapeva bene che quella lì era la sua mamma, ma sapeva anche che ce n'era un'altra; "ma proprio questi adulti non capiscono nulla, allora", pensò: era così ovvio che ci fossero due Emanuele, e quindi anche due mamme, solo che, siccome c'era un solo Emanuele sotto, perché l'altro aveva fatto uno scherzetto — era sceso un poco ma subito risalito — erano rimaste due mamme per l'Emanuele sotto, tanto — si sa — sopra, all'altro Emanuele, la mamma non serviva, anche se non si ricordava più il perché.

«Guarda Ili», Marco alzò lo sguardo verso la sorella, «sembra che mi capisca. Guarda che occhi che mi fa. Allora, hai capito, Emanuele, vero?», si rivolse di nuovo al bimbo, «poi c'è anche mamma Silvia, se proprio vuoi, quando capita, ma la tua vera mamma è questa qui», e indicò con il dito Ilaria. 

«Oh, Marco mio», Ilaria si mise a ridere, «non vedo l'ora che fai un figlio con Anna, se sei così buffo come zio, figuriamoci come papà. . . vero tesoro di mamma?», si accucciò per prenderlo, «ma cosa fai sempre con la cintura in bocca, dai vieni, andiamo a nanna», lo slegò e lo prese in braccio, Marco ripiegò il passeggino e lo ripose dietro la porta. «saluta zio Marco», gli agitò la mano, «ciao zio!»

«Allora, Ili, buonanotte», le diede un altro bacio sulla guancia, «Buonanotte topolino, fai il bravo», baciò anche il nipote.

«Buonanotte Marco mio, ci sentiamo.» 

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora