Capitolo 42 (II). Il fidanzamento

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«Grazie a te, Anna, di fidarti di me come sarta», le rispose Ilaria mentre fermava il nastro. «Hai scelto proprio bene, questa stoffa ha un colore meraviglioso, al tatto è morbidissima e ti dona con i tuoi capelli e i tuoi occhi.»

«Anche se forse...», Anna si vide nel suo specchio, Ilaria aveva ragione, non era un complimento gratuito: era bella e si sentiva proprio bene, ma ai piedi aveva l'altra donna che amava il suo uomo, «è un giorno per te triste. Ilaria, non te l'ho mai chiesto ma... sei contenta di quel... che, insomma... sta per succedere tra me e Marco?»

«Certo Anna, certo che sono contenta per oggi; non sarei qui sorridente che ti sistemo il vestito; ora, stai per favore ferma, devo dar dei punti.»

«E tu?»

«Io, cosa, Anna?», Ilaria stava cucendo al rovescio il nastro per farlo star fermo, le sue mani esperte lavoravano tutto sul dietro senza che fuori si vedesse alcunché.

«Quando farai anche tu un passo simile? Capisco Andrea. L'hai rifiutato, non lo amavi, ma prima o poi... non pensi che sia meglio trovare un uomo adatto a te? Quando lo farai?» 

 «Mai, Anna. Io... non mi fidanzerò mai, non mi sposerò mai; lo sai il perché». Disse quest'ultima frase con un tono che non ammetteva alternative; «ma sono contenta per voi», concluse, prendendo un altro ago perché quello che stava usando era troppo sottile per quel raso.

«Sì... Ilaria. Lo so il perché. Ed è un perché che mi spaventa, a volte, a dire il vero, mi sento in colpa, mi sembra di averti tolto qualcosa, o, meglio... qualcuno...»

Anna si sentiva rigida, sapeva di non potersi muovere mentre Ilaria cuciva, e questa immobilità la percepiva nella situazione attorno, in una futura cognata che sembrava non capire quanto il suo sentimento potesse condizionare Marco.

«Non mi hai tolto qualcuno, Anna; ricordati che io te l'ho dato.»

«Ma tanto non avresti potuto prenderlo Ilaria! Non l'avresti mai potuto sposare, te ne rendi conto? Non avresti mai potuto indossare un abito così per Marco. Io sì; questa è la differenza fra noi due. Perché ti vuoi togliere questa gioia? Hai già un bambino, certo, ma così come Andrea ha trovato una donna che accetti il suo bambino, anche tu potresti trovare un uomo che ti accetti già con Emanuele, col quale sposarti. Sarebbe... bello.»

Ilaria si era nel frattempo inginocchiata per dare gli ultimi punti all'altezza della vita, il nastro così non avrebbe svolazzato con il rischio di impigliarsi in qualche pianta o di essere calpestato, ma sarebbe rimasto ancorato al vestito.

«È bello se lo puoi fare con chi ami, Anna. E io non lo posso fare. Lo puoi fare tu, non ti invidio, ma... siamo diverse io e te. Tu ami l'uomo che sposerai, io amo l'uomo che non potrò mai sposare.»

«Però è lo stesso uomo! E... lui lo sa che viene amato da te, a volte... lo vedo pensieroso, non me lo dice, ma... chiaramente ti pensa. Sì, non mi fa mancare nulla, ci mancherebbe, è dolce e mi ama, non sarei qui con questo vestito se non fossi sicura che mi amasse. Ma... è lo stesso uomo!»

Ilaria aveva finito di cucire, strappò con i denti il filo e nascose il capo rimasto nel rovescio della gonna.

«Sì, è lo stesso; ma andrà tutto bene, Anna. Finora è andato tutto bene e andrà bene ancora. Ecco... ora ho finito con il nastro.» 

Mise l'ago e il ditale a posto, si alzò, «cosa te ne pare?», le pose le mani sulle spalle e le fece fare un giro di un quarto da una parte e dall'altra.

«Bellissimo Ilaria, davvero, sembra scolpito», Anna rimirava la gonna, era dai tempi del Ballo delle Debuttanti che non indossava un abito simile, ma, all'epoca, non era stato fatto su misura e di quella qualità. «Prova a fare una mezza ruota, come se dovessi voltarti all'improvviso», le disse Ilaria; Anna ubbidì e provò a fare un mezzo giro di scatto: la gonna si aprì un poco a ventaglio ma il fiocco e il nastro le rimasero incollati e nessuna cucitura era visibile. «Hai fatto un lavoro incredibile: non si muove nulla, e non si vede nulla, sei bravissima.»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora