«Alla sua, don», Ilaria alzò il bicchiere, bevve un poco, era molto forte, ma la rinfrancò e le fece piacere, «mi ha detto che la causa costerebbe tantissimo e molto probabilmente la perderei, il bambino già va a scuola lì, ha lì gli amici, ha una famiglia unita, anche se Silvia non è sua madre, ma la chiama "mamma" lo stesso e poi. . . sembra che lo voglia lui, l'ho portato dal nonno e ha detto così, che vuole andare dal papà», Ilaria cominciò a piangere, prese il tovagliolo, «capisce, don? Hanno messo in mezzo anche lui, anche Emanuele!»
«Oh, mio Dio Ilaria, non sapevo. . . », il don posò le posate, le prese la mano, «anche mettere in mezzo il bambino! Povera creatura, cosa ne sa lui? Ha sei anni, certo, casa del papà è più bella, ma. . . »
Ilaria gliela strinse, e poi riprese la forchetta, «ecco don. . . ecco cos'è successo! Ma. . . non volevo rattristarla, torni a mangiare, per favore, parliamo dopo», si sforzò di sorridergli, «si raffredda.»
Mangiarono in silenzio per qualche minuto; le campane del campanile, sopra le loro teste, suonarono mezzogiorno e mezza, la finestra aperta della canonica dava sul cortile esterno della chiesa; il vociare dei ragazzi usciti di messa che, di solito, occupavano il muretto che correva lungo il piazzale diminuì del tutto fino a scomparire: erano andati a mangiare; solo occasionalmente c'era il rumore di uno scooter che, su di giri, si inerpicava sulla ripida salita verso il Belvedere. Il don, nel frattempo, meditava sulle parole di Ilaria; egli l'aveva previsto che Andrea, pian piano, si volesse prendere il bambino, ma non pensava in quel modo — una azione legale — malgrado sapesse che il papà fosse figlio di un avvocato; aveva pensato in cuor suo a un graduale avvicinamento di Emanuele verso di lui, sia per la posizione più bella dell'abitazione, sia per la vicinanza con gli amici, ma non in un modo così preordinato e, quasi, bellicoso.
«È così dunque, Ilaria?», il don disse quando ebbe finito, prese un'altra fetta di pane per pulire il piatto, «l'avvocato non ti ha dato speranza?»
«Sì don, purtroppo è così», Ilaria bevve un altro poco di vino, aveva mangiato — a fatica — quell'unica fettina di carne, ma senza pane, si sforzò di finire anche quei pochi fagiolini, ormai freddi, «mi ha detto che non si può far nulla perché io ho accordato ad Andrea di mandare Emanuele alla scuola materna lì, adesso comincia le elementari ed è chiaro che un giudice sceglierebbe la casa più vicina alla scuola, senza contare che Andrea abita in una zona più bella, è sposato, io no, gli può dare una mamma. . . », Ilaria si fermò, posò la forchetta, si tenne la fronte, appoggiando il gomito, «una mamma!», riprese a piangere, «una mamma che non sono io, però!»
Il don sospirò, lasciò la fetta di pane mezza mangiata sul piatto, «oh, Ilaria, mi spiace. . . », non seppe come consolarla, la lasciò sfogare, bevve un poco di vino, il suo mezzo bicchiere era ormai finito, non ne volle prendere altro, era molto forte: gli sarebbe venuto sonno e non voleva; aveva da presenziare al ritiro dei cresimandi nel pomeriggio; le toccò la spalla, le fece comunque sentire una presenza vicina.
«Anche se non è quella vera è una donna che Emanuele conosce e alla quale si è affezionato, mentre io. . . non gli posso dare un papà, sono sola don, Marco mio è uno zio, ovvio, non si è mai messo in testa di fare il papà sostituto, non glielo avrei neanche mai chiesto; sono sola. . . ma. . . », alzò il capo, prese il tovagliolo, si asciugò gli occhi, «io. . . sono anche forte don, non creda, piango, sì, sono sola, ma sono anche forte.»
Il don riprese a pulire il piatto con il pane per poi mangiarvi l'insalata: «cosa intendi per forte? Che cosa vuoi fare Ilaria?»
«Non so don. . . », Ilaria finì di mangiare gli ultimi fagiolini, «sono forte e una parte di me vorrebbe lottare; anche se c'è poca speranza andrei anche in tribunale per cercare di far valere le mie ragioni di mamma vera», aspettò che il don finisse di pulire il suo piatto, si alzò per prendere l'insalata, «ma sono anche stanca, don, tanto stanca. . . », prese la ciotola con l'oliera e la portò in tavola, «dopo sei anni che cerco di fare la mamma da sola con Silvia che fa la mamma anche lei e cerca di rubarmi il posto. . . io sono stanca don. Voglio un bene enorme a Emanuele ma. . . forse questa volta, lo devo cedere?»
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Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)
General FictionSettima parte del romanzo "Dolore e Perdono" (nove in totale) Una storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rin...