Malgrado una causa pendente fra loro due, la vita scorreva comunque normale con Andrea e Silvia; del resto, quando si vedevano per prendere e riportare Emanuele nel fine settimana, Ilaria non poteva affrontare l'argomento: c'era il bambino presente e non voleva che sentisse i loro discorsi. La domenica sera successiva a quella telefonata Andrea le disse tranquillo, persino educato:
«Ilaria, è ora di parlare di vacanze: quest'anno io e Silvia abbiamo preso ferie da fine agosto a inizio settembre. Tu quand'è che vai al tuo paese?»
«Andrea, io. . .», Ilaria si imbarazzò, perché Andrea — apparentemente — sembrava il solito, un po' freddo, ma non cattivo, non di certo un papà che stava per toglierle il bambino; «lo sai: dipendo da Nunziata per un passaggio a Colliano.»
«Colliano? Andiamo a Colliano, mamma Iaia? Quando?», la interruppe Emanuele, alzando lo sguardo, era dietro di loro, sul divano, a guardare un album di animali; finché era presente Silvia non osava andare in camera sua a giocare alla console.
«Si amore. Tra un mese circa, vedrai nonna Maria e Ghemon, sei contento?»
«Sì, Ghemon soprattutto; è il mio cane preferito. . . », sentenziò e poi ritornò alla lettura a suo modo, sillabando, «mamma Silvia?», chiese all'improvviso.
«Sì, amore?», Silvia subito si voltò, «come si legge questo?», alzò il libro verso di lei, «gia-gu-a. . . »
«No, gia-gua-ro amore. . . », Silvia si alzò e andò accanto a lui sul divano, «è un dittongo, "ua", si legge tutto attaccato, in un solo respiro, non "u-a"», indicò con il dito: «te l'ho spiegato l'altra volta, te lo ricordi? Non è la bu-a, ma gia-gua-ro.»
«Si, mamma Silvia. . . », a Emanuele sembrò fin troppo difficile la spiegazione, le porse il libro, «mi leggi tu, però, adesso? Sono stanco di farlo io, ho già letto una pagina. . . »
«Sì, va bene», Silvia prese il libro sulle sue ginocchia e poi cominciò a leggere, «il giaguaro e la gazzella. . . andiamo avanti, amore?», sottovoce per non disturbare gli altri due, Emanuele annuì.
«Allora, Ilaria?», riprese Andrea dopo averli visti, aveva sorriso vedendo sua moglie così vicina al figlio, «quando vai a Colliano quest'anno?»
Ilaria era rimasta assorta a vedere Silvia ed Emanuele, seduti vicini, sembravano proprio affiatati, suo figlio stava veramente attento, come quando Marco gli leggeva i fumetti, ma con Silvia c'era anche — si vedeva — un'intesa, una complicità, si può dire, tra mamma e figlio; si ricordò delle parole scritte nel ricorso, "il minore mostra attaccamento alla moglie del padre e la chiama mamma", era vero, purtroppo, lo sentiva ella stessa, che era la madre, figuriamoci una persona neutrale che avesse visto quella scena; non avrebbe potuto far altro che confermare e dire che tra i due c'era un ottimo rapporto.
«Ilaria! Ti sto parlando. . . »
«Oh, scusa Andrea, fammi vedere. . . », Ilaria si riscosse da quei pensieri, si alzò e andò a vedere il calendario appeso: «Ferragosto è un venerdì, non so. . . », segnò con il dito i giorni, «probabilmente andremo dal quattro al diciassette o dall'undici al ventiquattro. . . devo parlare con Nunziata e con la padrona della sartoria, quando vorrà chiudere, ma probabilmente sarà dall'undici, credo. . . », si voltò verso di lui, Silvia ed Emanuele erano ancora nel loro mondo, parlavano sottovoce, talvolta sorridendo, «perché me lo chiedi, Andrea?»
«Perché quest'anno anche noi andiamo al sud, dovremmo andare in Puglia al mare. . . », Andrea la guardò sorridendo.
«Al sud? Davvero Andrea? Non pensavo. . . », questa notizia parve mettere di buon umore Ilaria, era un modo — ella pensava — per avvicinarsi.

STAI LEGGENDO
Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)
General FictionUna storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rincontrano per il funerale del loro padre. Così diversi e così s...