Il problema era che — purtroppo — la situazione divenne cronica e Ilaria, una volta cominciato a lavorare un po' di più, non tornò indietro, anzi, andò avanti. Questo non solo per il passaggio dalla Lira all'Euro, ma anche perché si sentiva in debito con Irene e Marco che non le facevano pagare l'affitto. Si ricordava della proposta di Marco di vendere quella casa e di fare metà per ciascuno e da quel pensiero nacque l'idea di cominciare a risparmiare per comprarne una. Voleva copiare quel che aveva fatto Irene con Marco, riuscire a farcela da sola, a crescere il figlio e a farlo studiare. Nei suoi sogni a occhi aperti fatti mentre cuciva, vedeva Emanuele al liceo, proprio come Marco, persino poi all'università, anche non necessariamente ingegneria, magari medicina come Anna o lettere come Andrea, qualcosa comunque di bello che le desse una grande soddisfazione. In questi pensieri passava i giorni lavorando, anche se non era più necessario per il momento attuale.
***
Marco e Anna erano invece tranquilli; i primi sei mesi di Elena volarono; Anna ritornò alla scuola di specializzazione a marzo quando Elena era quasi da svezzare; non ebbe bisogno di un nido e si appoggiò ai suoi genitori o, meglio, alla mamma che era a casa.
Sara fece volentieri la nonna a tempo pieno dato che Irene lavorava. Elena, quindi — durante la settimana quando anche Marco era in ufficio —, fu guardata da Sara e Alfredo. Quest'ultimo si ritrovò nonno adottivo e lo fece bene, cambiandola, facendole il bagnetto, preparandole le pappe, trattandola come la reginetta della famiglia. Sara doveva solo godersi la piccola quando era tranquilla nel lettino o portarla in giro in carrozzina all'Acquasola o per via Volta attendendo il marito all'uscita dell'ospedale per fare la "passeggiata dei nonni", come l'avevano soprannominata, ma le altre incombenze, quelle che di solito fanno storcere il naso per la puzza, la sporcizia o altro, le faceva il domestico; era proprio una nonna "signora" e se ne sentiva orgogliosa. Ilaria era un pensiero astratto, Anna non ne parlava più o, comunque, ne parlava serenamente, sembrava come se la sorella di Marco non fosse più un problema; quel matrimonio, di esito così incerto all'inizio, al suo secondo anno, era ancora pieno d'amore e con una bambina che cresceva bene, in salute e tranquillità.
Anche Sara, però, faceva lo stesso sbaglio di valutazione della figlia: Ilaria non era più un problema perché lavorava tanto, ma non perché avesse smesso di amare Marco; nel lavoro manuale, anche con la difficoltà di Silvia, Ilaria trovava la pace, perché proiettava nel futuro la sua felicità — cosa del resto fatta anche da Irene — pensando appunto a un Emanuele che seguisse le orme dello zio, diventando studioso e laureato; ma questo non significa affatto, purtroppo, che fosse felice nel presente e questo, Anna e Sara, l'avrebbero dovuto capire; solo che la loro felicità con Elena che cresceva bene e dava gioia, con la scuola di specializzazione che proseguiva senza intoppi, con Marco che — diciamolo — era un ottimo papà e marito, mal si accordava alla difficoltà di Ilaria che non colsero, come due ricetrasmittenti sintonizzate su canali diversi. La tragedia, che sta per arrivare, fu dovuta però soprattutto a Marco che — comprensibilmente, ma, con il senno di poi, tragicamente — si sintonizzò sulla gioia per Elena e sua moglie e cominciò a non vedere più la tristezza di sua sorella.
Anna e Marco non si dimenticarono dell'altra nonna: andavano quasi tutte le settimane a Sant'Ilario a portarle la bimba o di sabato o di domenica a seconda del turno di Irene in albergo; non per dormire, la villa era chiusa e non riscaldata, ma anche solo per passare due o tre ore al pomeriggio, prima che facesse buio. Se era il fine settimana in cui Emanuele era con Ilaria di solito portavano anche loro due. Anna, proprio perché confondeva la tranquillità di Ilaria nel lavoro per serenità, la voleva con sé non temendo gli effetti su suo marito: su questo punto ormai non aveva né gelosia né paura e questo rimandò di qualche tempo il dramma (ma lo rese più forte); era ella stessa che diceva a Marco:
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Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)
General FictionSettima parte del romanzo "Dolore e Perdono" (nove in totale) Una storia di sofferenza e redenzione, una passione ostinata e proibita, tre famiglie coinvolte, trent'anni di storia. Marco e Ilaria, due fratelli divisi da quasi mille chilometri si rin...