Capitolo 45 (IX). Andrea e la sua famiglia

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Anna rise di cuore, aveva bisogno di distrarsi, anche per quello si era presa Gaia: Ilaria e Nicola non erano gli unici ad aver visto come Silvia si stesse comportando con Emanuele e già prima ne stava parlando con Marco; li vide assieme e sperò che Nicola avesse modo di parlargli, forse come ex marito di Silvia ne conosceva più la personalità e — forse — come uomo più maturo, sperò che gli desse qualche consiglio su come difendersi (anche se ormai aveva capito che per Marco ciò era molto difficile). Gaia rispose al padre:

«Quel che è papà, comunque è sempre aprire la pancia: è fantastico, Anna andrà alla scuola per imparare ad aprire le pance a tutte le donne e poi le richiude pure, non pensavo che fosse così divertente essere dottori, posso andarci anche io? Papà-posso? Papà-posso?», Nicola si sporse dalla balaustra, alzò gli occhi al cielo, «vedremo Gaia, cerca di non assillarla troppo però, Anna», al che Anna rispose: «Nicola, stai tranquillo, qui mi diverto. . . »; la bimba poi si rivolse ad Anna, più a bassa voce, quasi preoccupata, tanto che Anna si dovette chinare, «. . . però poi tutta quella cosa lunga come fa a starci dentro una volta che hai tagliato la pancia e l'hai fatta uscire? Io mi ingarbuglierei tutta e ci farei qualche nodo nel rimetterla a posto.»

Anna non aveva mentito: si stava proprio divertendo e le disse, prendendole la mano per spostarla un poco e dar modo a Nicola di star da solo con Marco: «la regola base è stare molto attente a non fare uscire quella cosa lunga, se non proprio quando serve. . . »

«Ah, ecco. . . », Gaia fece uno sguardo un poco preoccupato e pensò che, forse, la scuola per aprire le pance non fosse così bella come le sembrava prima.

Nicola, invece, di nuovo all'aperto, si accese un'altra sigaretta che aspettava da tempo; la offrì anche a Marco che rifiutò: «non fumi? Eh. . . che bravo ragazzo. Beh, certo, ti sposi una dottoressa, è chiaro che ti abbia fatto smettere di fumare.»

Marco sorrise: «per la verità non fumavo neppure prima di conoscerla.»

«E non dirmi che non bevi neppure. Un cocktail? Qualcosa di più forte del vino?»

«No, davvero», Marco alzò le spalle, «non conosco queste cose, non bevo, un po' di spumante per brindare, una birra ogni tanto se c'è la pizza. . . il vino. . . quello che fa mia zia Maria a Colliano, se c'è. Ma non tocco altri alcolici. . . »

Nicola si accese la sigaretta, sorrise: «beh, se devo essere sincero Marco. . . », espirò il fumo, «meno male che non tutti gli uomini sono come te altrimenti il mio bar sarebbe fallito da tempo: la mia attrazione sono proprio i cocktail, ne abbiamo nel menù più di cento e ogni anno ne imparo di nuovi; però ti faccio i miei complimenti per esser così virtuoso. Se un giorno con Anna passate per Palermo dammi una telefonata; qualcosa ti devo far assaggiare, non dirmi di no. Te l'ho dato il mio numero, vero?»

«Eh. . . forse. . . », Marco alzò le spalle, «so che l'hai dato a mia sorella, se non sbaglio ieri quando vi ha invitati.»

Nicola cominciò a passeggiare un poco nel loggiato, togliendosi dalla balconata per non essere visto dalla figlia: «certo, hai ragione, l'ho dato a Ilaria. . . », Nicola poi si fermò, stette un poco a riflettere; «Ilaria. . . lo sai Marco che tua sorella mi ha molto colpito? Spero che tu capisca che sto parlando in senso proprio umano. . . », mise le mani avanti, fumò un poco, si appoggiò a una colonna, «anche se è vero che vi chiedo di darmi del tu, potrei essere vostro padre.»

«Beh, a dire il vero, Nicola. . . », Marco gli stette di fronte, un poco imbarazzato, «anche lei, cioè. . . tu. . . mi hai molto colpito stamattina: non lo immaginavo così il primo marito di Silvia.»

«Ah, sì?», Nicola sorrise, fumò ancora un poco, in silenzio, «e cosa pensavi che fossi? Un altro letterato che sta sempre in biblioteca come lei e Andrea?»

Dolore e perdono (Parte VII. La tragedia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora