Il sole entrava dalla finestra e illuminava la stanza, dando un incredibile senso di tranquillità. Sembrava una giornata perfetta se non fosse stavo per i terribili avvenimenti che avevano sconvolto il castello nelle ultime ore. All'improvviso Hogwarts non sembrava più così sicura e riparata dalle cattiverie del mondo come pareva solo poche ore prima. Anche se non direttamente, fatti terribili alla fine erano arrivati fino al castello.
"Perché non ci avete avvertiti?" urlò James Potter a denti stretti, mentre Sirius Black cercava di calmarlo con poca convinzione. I due ragazzi avevano praticamente fatto irruzione nell'ufficio del preside, dove però avevano trovato solamente la professoressa McGranitt e il professor Anderson.
James e Sirius non si erano fatti intimidire dall'assenza del preside e avevano iniziato a tormentare i due insegnanti, cercando di avere qualche informazione. Subito dopo i due ragazzi era arrivato anche Harry Potter, decisamente più calmo dei primi due anche se molto pallido in viso.
"Signor Potter, si calmi. Silente non lo ha ritenuto opportuno perché non si sapeva quasi nulla." ripeté la professoressa McGranitt per la terza volta, esasperata, cercando con lo sguardo il collega visibilmente infastidito da quella situazione.
"È mio padre, voglio sapere come sta!" continuò James, per niente intenzionato a calmarsi. Era completamente fuori di sé.
Non bastava che era venuto a sapere che suo padre stava male da un giornale invece che dai professori, ora si rifiutavano anche di dirgli come stava.
"È ancora vivo, non ti basta?" sbottò Anderson, infastidito da tutte quelle urla.
"E Andromeda? E Dora? E Ted?" intervenne Sirius, a sua volta preoccupato.
Anderson sbuffò e la McGranitt si lasciò cadere su una poltrona, esasperata. Silente aveva scelto il momento peggiore per andare a San Mungo.
"Quante domande ragazzo." sbuffò Anderson, severo come al solito. Aveva visto di peggio nella sua lunga carriera di auror e non aveva la minima intenzione di farsi mettere i piedi in testa da due ragazzini agitati.
"Come stanno?" intervenne Harry, pacato, appoggiato allo stipite della porta.
Anderson alzò gli occhi, stupito dalla calma del ragazzo rispetto agli altri due. Gli occhi verdi di Harry incontrarono quelli del vecchio professore, calmi eppure allo stesso tempo stanchi. Ad Anderson ricordavano in qualche modo quelli di Silente. Anche il ragazzo, proprio come il vecchio preside, sembrava immerso in supposizioni e grandi questioni. Il professore sospirò e si chiese ancora una volta cosa nascondesse quel ragazzo misterioso.
"Dora e Ted bene, Andromeda.." iniziò il vecchio professore, rassegnato.
"È grave?" chiese Sirius, improvvisamente più pallido.
Andromeda era l'unica persona della sua famiglia che riuscisse davvero a capirlo, non poteva perderla.
"Potrebbe non farcela. La maledizione l'ha presa in pieno." ammise Anderson, triste. Era sempre difficile dire quelle parole ai parenti, nonostante gli anni di servizio non si era mai abituato a vedere morire gente più giovane di lui. A quelle parole Sirius sentì la stanza iniziare a girare su se stessa e dovette aggrapparsi a James per non cadere. Harry non disse nulla, sospirò solo ed abbassò lo sguardo mordendosi un labbro.
"Dove era mio padre mentre quella pazza attaccava Andromeda?" chiese James, fissando il vecchio auror dritto negli occhi.
Ancora una volta Anderson si stupì della determinazione di quei ragazzi. Erano rumorosi e trovavano sempre il modo di dare fastidio ma erano anche sicuramente destinati a qualcosa di grande, ne era certo.
"È arrivato subito dopo. Potter, è stata una fortuna che Robert sia arrivato. Senza il suo intervento sarebbe morta anche la piccola." rispose Anderson in malo modo, infastidito dal modo in cui James avesse messo in discussione l'operato o il coraggio di suo padre.
James abbassò la testa, imbarazzato. Nella stanza cadde il silenzio. La rabbia che aveva spinto Sirius e James a correre in quella stanza era come sparita, lasciando il posto all'apatia più completa.
"E tu? Perché sei zitto sulla porta?" chiese ancora l'uomo, notando che Harry non si era ancora mosso e non aveva fatto altre domande.
A quelle parole anche la professoressa McGranitt alzò gli occhi sul ragazzo e anche lei si stupì di trovarlo lì.
"Vorrei parlare con il preside." rispose semplicemente. A quelle parole anche Sirius e James si voltarono verso il ragazzo, perplessi. Certo, i due ragazzi sapevano certamente più dei professori circa Harry, ma il ragazzo riusciva lo stesso ad essere un mistero anche per loro.
La cosa che stupiva i due ragazzi più di ogni altra era la sicurezza con la quale Harry parlava con Silente e con gente più grande di lui. Era sicuramente più diplomatico di tutti loro, questo era certo. Sirius e James si ritrovarono a chiedersi il perché.
"E cosa vorresti dirgli esattamente?" chiese la McGranitt, curiosa e stupita allo stesso tempo.
Quel ragazzo le era sempre parso molto misterioso, quasi stesse nascondendo qualcosa. Un paio di volte aveva provato a parlarne con Silente ma lui aveva liquidato la cosa, quasi fosse a conoscenza di dettagli che invece a lei sfuggivano.
"Beh, questi penso siano affari miei e del preside." rispose il ragazzo con fermezza ed educazione, senza alzare la voce.
Quella risposta ebbe il potere di mandare Anderson su tutte le furie. Da buon ex auror non poteva sopportare che qualcuno si rifiutasse di dargli le risposte che voleva e iniziò a tartassare il ragazzo. Il suo obiettivo era fargli perdere la calma, ma non ci riuscì. Sotto lo sguardo sbigottito di James e Sirius, Harry rispose a tutte le domande del professore senza svelare nessuno dei suoi segreti.
Quando Silente comparve dal camino la situazione che si trovò davanti era paradossale: Sirius e James che tormentavano una McGranitt alquanto esasperata cercando di sapere qualcosa e Anderson che era molto vicino a torturare Harry. A Silente non sfuggì la tranquillità con cui Harry teneva testa a Anderson. Sembrava abituato a trattare con gente più grande e potente di lui, quasi non fosse la prima volta che fosse chiamato a spiegare i suoi misteri ad un'autorità. Il vecchio preside si ripropose di parlargli nuovamente per cercare di scoprire qualcosa circa quel mistero.
"Che sta succedendo?" chiese il preside, richiamando l'attenzione di tutti i presenti. Immediatamente sia professori che studenti si zittirono e si voltarono verso l'uomo. Il primo che prese la parola fu Anderson, con un sorriso schivo sul volto.
"Il signor Potter le vuole parlare." disse mettendosi a sedere nella poltrona vicina a quella su cui era seduta la professoressa McGranitt.
"Quale Potter se posso chiedere?" chiese Silente, fissando prima James e poi Harry, che a quelle parole si lasciò sfuggire un sorriso.
"Harry, signore." chiarì la professoressa di trasfigurazione, indicando il ragazzo.
Harry non disse nulla, rimase in silenzio ma contraccambiò lo sguardo del preside.
"Bene, avevo giusto bisogno di parlare con lui." ammise il preside, sorridendo.
Prima che l'uomo riuscisse ad aggiungere qualcosa fu bloccato da James e Sirius.
"Mio padre?" chiese James, ansioso.
"Mia cugina?" fece eco Sirius, preoccupato.
Anderson imprecò sotto voce mentre la McGranitt alzò gli occhi al cielo. Il vecchio preside guardò entrambi, poi sospirò e si sedette sulla sua poltrona. Era giunto il momento di dare loro le informazioni che volevano, poi avrebbe potuto parlare con Harry.
"Avete ragione ragazzi. James, tuo padre sta bene. La ferita per fortuna non era nulla di serio. Se vuoi raggiungerlo fai pure.." spiegò l'uomo, indicando al ragazzo il camino alle sue spalle. James non se lo fece ripetere due volte e vi si precipitò.
"Grazie signore." mormorò grato mentre spariva tra le fiamme. Sirius guardò l'amico sparire sorridendo mesto.
"Sirius, per quanto riguarda Andromeda le cose sono più complicate.." iniziò il vecchio preside, scegliendo con cura le parole.
"Posso andare da lei?" chiese Sirius speranzoso. Silente sospirò prima di rispondere.
"I medimaghi stanno ancora facendo il loro lavoro. Appena saprò qualcosa ti manderò a chiamare. Nel frattempo però vorrei che ti occupassi della piccola Dora. Era lei la destinataria della maledizione che ha colpito Andromeda, per qualche ragione ancora sconosciuta. Fino a che non capirò perché, ho detto a Ted che la piccola rimarrà al castello, sotto la mia protezione. Pensi di poterti occupare di lei?" disse Silente, la sua voce era triste e stanca.
"Certo." annuì Sirius, rassegnandosi a dover aspettare. Sperava che la compagnia della cuginetta avrebbe reso quelle ore più sopportabili. Il preside sorrise, ringrazio il ragazzo e diede disposizione alla professoressa McGranitt perché accompagnasse Sirius a prendere la piccola. I due lasciarono la stanza sotto lo sguardo perplesso di Anderson, che non aveva nessuna intenzione di andarsene. Voleva a tutti i costi sapere che aveva Harry di tanto importante da dire al preside.
Harry però non sembrava intenzionato a parlare di fronte all'auror, incrociò le braccia e lanciò un'occhiata infastidita a Silente.
"Grazie mille, ed ora veniamo a te Harry. Che cosa vuoi dirmi?" chiese il vecchio preside, lanciando a sua volta ad Anderson un'occhiata per fargli capire che doveva andarsene.
"Se permettete preside, avrei da fare. Tornò più tardi." disse l'ex auror di malavoglia, lasciando la stanza. Era evidente che era furente, e che avrebbe voluto rimanere lì, ma non poteva certo disubbidire al preside. Si ripromise di indagare da solo sul passato di Harry.
"So chi ha attaccato Andromeda, e perché." rispose secco Harry dopo essersi accertato che l'uomo ebbe chiuso la porta alle sue spalle.
Silente sospirò, non sembrava per nulla sorpreso. Aveva sempre sospettato che Harry sapesse di più di quanto avesse detto, ne era praticamente sicuro ma non poteva certo obbligarlo a parlare. Poteva solo fidarsi di lui e del suo giudizio. Era certo che al momento giusto, proprio come stava facendo ora, Harry gli avrebbe detto tutta la verità.
"Lo sospettavo. Si tratta di Bellatrix, vero? La Bellatrix del futuro. Come mai è qui?" chiese Silente con una sicurezza che lasciò Harry perplesso.
Il vecchio preside aveva capito che si trattava di Bellatrix quando Robert gli aveva raccontato la storia. Nel sentire le parole del padre di James aveva immaginato che la donna avesse trovato un modo di tornare proprio come avevano fatto Harry e gli altri. L'unica cosa che gli sfuggiva era la motivazione. La donna che aveva attaccato Andromeda voleva sua figlia e agiva da sola, senza i mangiamorte. Sicuramente Bellatrix era tornata indietro per cambiare a sua volta il passato, perché non allearsi con il suo Signore?
"Vuole Teddy, e vuole impedire che nasca in questo tempo." spiegò Harry, cercando le parole giuste. Doveva mettere in guardia Silente circa il pericolo che Bellatrix costituiva per tutti loro ma non poteva dire troppo. Era ancora presto perché il preside sapesse tutta la verità, inoltre era fermamente deciso a tenerlo lontano dalla pietra della resurrezione. Sapeva che per Silente la pietra, così come il mantello dell'invisibilità, era una tentazione troppo forte e che avrebbe potuto condurlo alla morte.
"Teddy?" chiese Silente, perplesso, fissando Harry. Da quel che sapeva lui, che sospettava fosse una bugia, Teddy era il figlio di Ginny. Cosa poteva avere fatto quel piccolino per giustificare tutto questo odio da parte di Bellatrix?
"Già, Ted Remus Lupin. Il figlio di Dora e Remus." spiegò meglio Harry con un sorriso furbo sul visto. Come previsto Silente rimase stupito dalla rivelazione ma cercò di non darlo a vedere.
"Interessante. Quindi pensava di uccidere Dora per impedire che il sangue dei Black si possa in futuro mischiare con quello di un lupo mannaro. Ma perché non uccidere direttamente il piccolo?" chiese Silente, pensieroso, senza fare ulteriori domande circa il piccolo. Era strano anche per il vecchio preside però pensare che Harry e Teddy erano i figli di due suoi studenti.
"Perché è qui al castello, sotto la sua protezione." ipotizzò Harry, alzando le spalle.
A Silente quella risposta parve convincente e cominciò a fare molte domande. Harry rimase a parlare con il vecchio preside per qualche ora. Silente gli fece ripetere molte volte la sua versione, come per accertarsi che il ragazzo non gli stesse nascondendo nulla.
Lo lasciò andare solo quando fu convinto di conoscere tutti i segreti del futuro. Il preside aveva insistito particolarmente su Bellatrix. Lo preoccupava molto sapere che una pericolosa mangiamorte era tornata indietro nel tempo per salvare il suo signore, questo metteva tutti loro in pericolo. Harry e i suoi amici stavano cambiando il futuro, se Bellatrix provava a fare lo stesso rischiavano che le cose si discostassero talmente tanto da come dovevano andare tanto da stravolgere completamente tutto.
Harry uscì dall'ufficio del preside sbuffando e trovò Ginny di fronte al quadro della Signora Grassa che segnava l'ingresso alla loro sala comune.
I due si fissarono per un po', imbarazzati. La tensione e la distanza che si era creata tra i due si poteva percepire chiaramente.
"Hai detto tutto a Silente?" chiese Ginny alla fine, decidendosi a parlare per prima.
"Solo l'essenziale." rispose Harry, alzando le spalle. Tra i due ragazzi cadde di nuovo il silenzio.
"Harry, posso parlarti?" chiese alla fine Ginny. Harry immaginò che non volesse sapere di Silente ma delle sue sparizioni. Il ragazzo non sapeva se era davvero pronto ad affrontare quel discorso con lei. Il ragazzo annuì piano.
"Certo.. Dora?" si informò Harry, preoccupato per la bambina. Doveva essere stato terribile per lei vedere la mamma cadere sotto i suoi occhi, colpita da una maledizione che era destinata a lei.
"È con Sirius e gli altri. James non è ancora tornato e di Andromeda non si sa nulla." spiegò la ragazza, triste.
Harry fissò attentamente il viso della ragazza, incorniciato dai lunghi capelli rossi. Era ancora più bella del solito, anche se si poteva leggere chiaramente sul suo viso la tristezza che stava patendo.
"Sapevamo che Bellatrix avrebbe fatto qualche pazzia, ma non credevo che arrivasse fino a questo punto." sospirò Harry, lasciandosi cadere a terra, seduto con le spalle appoggiate alla parete quasi a cercare un sostegno in quelle pesanti pietre.
La ragazza lo fissò per un po', triste, poi si sedette di fianco a lui.
"È completamente pazza." commentò Ginny scuotendo la testa dopo un po'. Pazza, non c'erano altre parole per definire quella donna. Ginny aveva pensato che fosse uscita dalla sua vita dopo la battaglia finale, quando sua madre l'aveva colpita, ma evidentemente si era sbagliata. Bellatrix non era morta ed era ancora in circolazione, costituendo un grave pericolo per tutti loro.
"Si, ma potevo fare qualcosa. Avrei dovuto immaginare che il suo bersaglio, visto che non poteva arrivare a Teddy, sarebbe stato la piccola Dora." mormorò Harry, ad occhi chiusi. Si sentiva colpevole, una piccola voce dentro di lui non faceva che ripetergli che era solo colpa sua se alle persone che amava succedeva sempre qualcosa di brutto. Da sempre, fin da quando aveva solo un anno, aveva visto le persone a cui teneva di più morire, sacrificarsi, per colpa sua. Non ne poteva più. Una parte di sé voleva cedere, addormentarsi e non pensare più a nulla, ma un'altra parte di sé gli imponeva di non smettere di lottare. Harry decise di seguire questa seconda voce, anche se era terribilmente difficile.
"Hai fatto tanto, non puoi pensare a tutto tu. Anche a Silente sfuggono delle cose." cercò di tirarlo su di morale Ginny. Harry sospirò.
"Ma noi conosciamo il futuro, certe cose dovremmo poterle prevedere." esclamò Harry, alzando lo sguardo e incrociando quello della ragazza, che divenne improvvisamente più duro.
"È questo quello che fai quando sparisci?" chiese Ginny, decisa. Nei suoi occhi e nella sua voce Harry riconobbe una specie di rimprovero.
"Ginny.." iniziò Harry, ma fu subito interrotto dalla ragazza.
"No, Harry. Sta zitto e ascoltami! Ho sbagliato, non avrei dovuto seguirti, ma tu non mi hai dato altra scelta. Ho provato a farti domande, ma non hai risposto. Pensavo che il tempo dei segreti fosse finito." sbottò lei, decisa a mettere in chiaro le cose. L'aveva ferita sapere che Harry non si fidava di lei a tal punto da dirle tutto.
"Lo so, ma.." provò a dire Harry, prima di essere nuovamente interrotto.
Ginny era come un fiume in piena, non c'era modo di mettere fine alla sua delusione.
"Fammi indovinare, lo hai fatto per proteggermi? Hai mai pensato che io non voglio essere protetta ma partecipe della tua vita? Da quando mi hai scoperta a seguirti poi sei cambiato, sei diventato freddo e distante. Basta così poco per mettere in crisi il tuo amore per me?" continuò la ragazza, senza staccare lo sguardo dagli occhi verdi di Harry. Il ragazzo sospirò, e si rese conto di non avere davvero capito nulla. Ginny voleva solamente aiutarlo, fare parte della sua vita e condividere ogni più piccolo segreto mentre lui l'aveva allontanata. Era stato davvero imperdonabile. Era ricaduto negli stessi errori che aveva già commesso in passato.
"Non ho capito niente. Non pensavo di farti soffrire a questo modo, altrimenti te ne avrei parlato.. Puoi perdonarmi?" disse Harry, la voce ridotta a poco più di un sussurro. Lo sguardo di Ginny si addolcì e la ragazza si avvicinò piano a lui.
"Certo amore, ma basta segreti. Promesso?" mormorò Ginny, prendendo la testa di Harry tra le mani. I loro visi si avvicinarono e le loro labbra si posarono le une sulle altre. Proprio in quel momento un ragazzo si schiarì la voce, un po' imbarazzato, per annunciare la sua presenza alla coppia.
"Buon giorno. Ops.. Ho interrotto qualcosa?" salutò James, cogliendo il momento peggiore per arrivare di sorpresa.
I due ragazzi si staccarono improvvisamente, entrambi rossi in viso.
"No, stavamo solo chiarendo un piccolo malinteso." si affrettò a dire Ginny, dello stesso colore dei suoi capelli.
"Devo sparire così fate la pace in intimità?" chiese malizioso James. Harry lanciò al padre uno sguardo omicida, prima di decidere a dire qualcosa.
"Smettila, piuttosto. Come sta tuo padre?" chiese alla fine, cercando di pensare a qualsiasi cosa non prevedesse la morte del genitore. Sul viso di James si allargò un sorriso che fece intuire agli altri due che suo padre era fuori pericolo.
"Bene, è solo ferito ad un braccio. Lo mandano a casa tra qualche giorno." raccontò James, sorridendo.
Il ragazzo era certamente più tranquillo rispetto a qualche ora prima.
Si era precipitato a San Mungo, ed era entrato come una furia nella camera del padre.
"Papà.." aveva urlato, spalancando con poca grazia la porta della stanza nella quale si trovava suo padre. L'uomo era nel letto, parlava e sorrideva alla moglie, solo un po' sorpreso dalla brusca entrata del figlio.
"Ehy, campione.. Cos'è tutto questo baccano?" aveva detto Robert Potter, sorridendo tranquillo. Alle sue spalle la moglie aveva lanciato uno sguardo di rimprovero al figlio, ma non aveva detto nulla. Poteva capire come si sentisse James in quel momento, quando aveva saputo che suo padre era stato ferito doveva essergli caduto il mondo addosso.
"Stai bene, vero? Il giornale, Anderson, Silente.." mormorò James, confuso.
"Calmati James, è solo una ferita al braccio. Qualche giorno e guarisce." lo tranquillizzò la signora Potter, sorridendo dolcemente.
"Te l'ho detto mille volte di non badare a quello che scrive la Gazzetta. Sono tutte stupidaggini!" disse dolcemente il signor Potter.
James guardò perplesso i genitori, prima di lasciarsi cadere seduto su una sedia di plastica. Suo padre, a parte la fasciatura, sembrava stare bene. Rideva persino, mentre sua madre gli sistemava le coperte. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, felice che il padre fosse fuori pericolo.
"Chi è stato?" chiese James, cercando di farsi raccontare dal padre quello che era successo.
"Vorrei saperlo, ragazzo. Anzi, penso che tutti quanti vorrebbero saperlo." rispose Rober Potter, evasivo. James sospettò che non volesse trattare l'argomento. Come dargli torto, era stato attaccato dalla versione più vecchia di Bellatrix. James sapeva come stavano le cose, ma per suo padre e tutto il corpo auror era decisamente un mistero.
"Cosa poteva volere da Andromeda?" chiese la signora Potter, perplessa. Anche lei non era riuscita a cavare una sola parola sull'accaduto al marito e sospettava che la vicenda fosse stata messa sotto segreto.
"Non voleva Andromeda, voleva Dora." si lasciò scappare Robert Potter.
"Ma è solo una bambina!" esclamò esterrefatta la moglie. James decise di non dire nulla. Non poteva certo mettersi a raccontare che Bellatrix voleva vendicarsi della nipote che nel futuro aveva sposato un lupo mannaro e che aveva anche avuto un figlio da lui, sarebbe stato poco credibile.
Le voci di Ginny e di Harry riportarono James alla realtà.
"Ha detto niente di Bellatrix? Silente mi ha detto che l'ha riconosciuta e si è chiesto come mai fosse così giovane." chiese Harry, ricordando le parole del vecchio preside. James scosse la testa.
"No, non ha detto nulla dell'aggressione. Hai parlato con Silente?" chiese a sua volta James, prima di raccontare ad Harry di come suo nonno aveva evaso l'argomento. Anche Harry concordò con James nel pensare che qualcuno, il ministero, gli altri auror o forse lo stesso Silente, aveva chiesto al signor Potter di non parlare dell'accaduto.
"Era la cosa migliore da fare, quella pazza potrebbe combinare altri guai." spiegò Harry, mettendo rapidamente al corrente James della conversazione avuta con il preside poco prima. James ascoltò il figlio senza dire nulla.
"Ci sono novità su Andromeda?" chiese Ginny, sperando che a San Mungo avessero detto qualcosa a James. Questa volta il ragazzo annuì.
"Si, ma andiamo dagli altri così sentono anche loro." rispose James sorridendo, prima si sussurrare alla Signora Grassa la parole d'ordine per entrare nella Sala Comune di Grifondoro. I tre ragazzi entrarono nella Sala, e Ginny approfittò di quei pochi istanti per sussurrare qualcosa all'orecchio di Harry.
"Io e te abbiamo un discorso in sospeso.." iniziò Ginny, riferendosi al discorso circa le sparizioni di Harry che avevano iniziato prima dell'arrivo di James.
"Te lo dico più tardi, promesso!" promise Harry, lanciando uno sguardo preoccupato a James, che era a pochi passi da loro.
L'ultima cosa che voleva era che lo sentisse James o Sirius; sarebbe stata la fine del suo piano.
"Un indizio?" supplicò la ragazza.
Harry ci pensò un po' su, assicurandosi che il padre fosse abbastanza lontano da non sentire quella conversazione.
"Riguarda Regulus." disse alla fine, a bassa voce.
"Il fratello di Sirius?" chiese Ginny, stupita.
Sapeva molto poco del fratello di Sirius, solamente che era stato prima un mangiamorte, poi un eroe ed infine un martire ma non sapeva esattamente il perché. Era una delle tante storie, o meglio dei tanti misteri, che Harry, Hermione e Ron custodivano gelosamente.
"Si, lui.. Possiamo parlarne dopo?" chiese Harry, sorridendo.
"Va bene. Hai un piano?" chiese a sua volta Ginny, fissandolo dritto negli occhi.
"Forse." mormorò piano Harry in risposta.
Mentre i due ragazzi si attardavano a parlare, James era già corso dagli amici. I ragazzi erano riuniti di fronte al camino e una piccola peste dai capelli fuxia aveva catalizzato l'attenzione di tutti. Ginny ed Harry si avvicinarono e riconobbero immediatamente Ninfadora Tonks. Era più piccola, certo, ma i capelli fuxia, il viso a forma di cuore e la sua sbadataggine ricordavano ai due ragazzi la loro amica.
Ginny alzò lo sguardo su Hermione e Ron, e capì che anche loro la pensavano così.
"James!" lo salutò Remus, vedendolo arrivare. Sirius alzò la testa, e fissò l'amico.
"Ciao ragazzi. Ciao anche a te piccolina." rispose James, abbassandosi alla stessa altezza della bambina. Dora interruppe i suoi giochi e fissò per un po' il nuovo arrivato, stupita. Aprì la bocca per chiedere chi fosse il ragazzo con gli occhiali, ma in cugino la prevenne.
"Dora, questo è il mio migliore amico James." spiegò Sirius, indicando James alla bambina.
"Ciao, tuo papà è il mago che ha picchiato la strega cattiva che ha fatto male alla mamma?" chiese Dora, fissandolo dritto negli occhi.
Quelle parole spiazzarono James.
"Beh, si.." rispose James, incerto.
"Come sta il tuo papà? Quando l'ho visto aveva il sangue.." chiese la bambina, preoccupata. Harry fissò Dora, stupito dal coraggio e dalla calma di quella bambina. Al suo posto chiunque si sarebbe messo a piangere, isterico, lei invece si era calmata e aveva persino chiesto a James di suo padre.
"Sta meglio, non ti preoccupare." la tranquillizzò James, accarezzandole dolcemente la testa. La piccola sorrise, e si strinse forte contro il petto di James.
"E la mia mamma?" chiese ancora Dora.
Quelle parole fecero stringere il cuore a tutti i presenti. Lo sguardo di tutti si posò su James, chiamato a dare una risposta.
"Sta meglio anche lei, ora dorme." rispose James sorridendo dolcemente. Remus guardò perplesso l'amico.
"Dorme così poi sta meglio?" chiese la piccola, speranzosa. James annuì e Dora si strinse ancora contro James, sollevata.
"Che ne dici di fare un sonnellino anche tu?" suggerì Sirius, prendendo in braccio la piccola. Il visetto di Dora si imbronciò quasi subito, protestando.
"Posso fare la nanna con Teddy?" chiese Dora, indicando il bimbo che era profondamente addormentato tra le braccia di Remus. Hermione sorrise guardando la piccola guardare adorante Teddy. Quando era arrivata al castello si era subito affezionata al piccolo.
"Certo, vieni con me." disse Sirius, prendendo dolcemente Dora per mano.
La piccola guardò Sirius sconvolta, poi cacciò un urlo che face fare un salto a tutti i presenti.
"No, io la nanna la faccio solo con Remus." rispose Dora, decisa.
"Ma guarda te che signorina capricciosa. Perché solo con lui?" chiese Sirius, geloso.
Remus intanto stava calmando Teddy, che era scoppiato a piangere, e guardava sorridendo l'amico.
"Perché è più simpatico di te, ed ha gli occhi luminosi." ribatté la bambina, guardando il licantropo con aria sognante.
"Ha le idee chiare la piccola." esclamò James malizioso. Remus lanciò un'occhiataccia all'amico.
"Remus!" chiamo a gran voce Dora, chiamando il ragazzo.
"Va bene, vi porto io. Andiamo.." disse alla fine Remus arrendendosi ed alzandosi dal divano. La bambina iniziò a saltellare per la felicità.
"Mi fai anche vedere la vostra stanza?" chiese Dora, al settimo cielo, sperando di poter dormire nella stanza dei ragazzi.
"Certo, ma tu poi dormi. Va bene?"mormorò Remus, sorridendo. La bambina si affrettò ad annuire.
"Promesso." disse Dora.
Lily rimase incantata a guardare quella strana famiglia che si allontanava.
"Che peste!" mormorò Hermione, scuotendo la testa.
"È già perdutamente innamorata del nostro Lunastorta!" esclamò Sirius, felice. James annuì deciso. I ragazzi aggiornarono James, Harry e Ginny su tutti i disastri che la piccola aveva combinato in poche ore e di come si era subito innamorata di Remus e Teddy non appena li aveva visti.
"Beh, anche così sono una bella coppia.. Non trovate?" fece notare Lily. Hermione e Ron annuirono, decisi. La cosa che stupiva di più Harry era la naturalezza con cui Remus si comportava con lei. Per la prima volta in vita sua non sembrava spaventato dalla sua natura e dalla reazione che poteva procurare sugli altri.
"Basta stupidate. James, dicci di Andromeda." disse Sirius, richiamando l'attenzione di tutti. A nessuno era sfuggita la sicurezza di James nel dire a Dora che la mamma stava dormendo. Doveva essere sicuramente successo qualcosa mentre James era al San Mungo.
"Certo, quando ero con mio padre è entrato Ted e ha detto che era fuori pericolo. È ancora molto grave e dovrà stare qualche mese in ospedale ma ce la farà." spiegò James, mentre Sirius lo abbracciava felice, obbligandolo a raccontare nei minimi dettagli quello che era successo. James sospirò, ma non ebbe cuore di rifiutare una richiesta del genere all'amico.
"Meno male!" esclamò Sirius, tirando finalmente un sospiro di sollievo. Anche gli altri sembravano decisamente più sereni.
"Posso andare a trovarla?"chiese Sirius, impaziente di poter rivedere la cugina.
"I guaritori dicono che dormirà qualche giorno e che è meglio che rimanga tranquilla. Silente dice che ti lascerà andare settimana prossima." rispose James, cercando di convincere l'amico a portare ancora un po' di pazienza.
"Ma sta bene, vero?" chiese ancora Sirius, apprensivo.
"Non è al pieno della forma, ma è salva. Dicono sia stata questione di minuti, ancora qualche istante e non ci sarebbe stato nulla da fare per lei." spiegò James, pensieroso. Non poteva fare a meno di chiedersi quali fossero adesso gli obiettivi di Bellatrix. Teddy e Dora erano ad Hogwarts, Andromeda al sicuro a San Mungo. Che avrebbe fatto ora quella vecchia pazza?
"Meno male che c'era tuo padre." sospirò Lily, prendendo una mano di James e distraendolo dai suoi tristi pensieri.
"A proposito, come sta?"chiese Ron, preoccupato.
"Bene, solo un braccio ammaccato. Qualche giorno e torna come nuovo." rispose James, sorridendo. Sirius fu felice di sapere che anche il signor Potter stava bene. Robert gli aveva sempre fatto da padre, c'era sempre stato quando lui era triste o soffriva per come era trattato dai suoi genitori. I ragazzi cambiarono argomento e si misero a parlare dell'imminente partita di quiddict. Nessuno di loro aveva voglia di fare discorsi seri o di parlare di Bellatrix.
Nel frattempo dalla stanza di sopra si sentirono delle risate. Remus stava ridendo, e con lui la piccola Dora.
"Sei una peste, ha ragione tuo cugino." mormorò Remus, cercando di mettere a letto Dora. Con Teddy era stato facile, come al solito, ma con la piccola si stava rivelando una vera e propria impresa.
Dora non faceva che agitarsi, rigirarsi nel letto e guardare ovunque, curiosa come solo una bambina può essere.
"Remus, sai che sei il mio preferito?" disse lei all'improvviso, guardandolo sognante con due grandi occhi azzurri per l'occasione.
Remus si sorprese guardandola.
"Addirittura?" chiese, sorridendo. La situazione in cui si trovava era decisamente strana.
"Si! Quando sono grande mi sposi?"chiese la piccola, con sguardo sognante. Quelle parole fecero saltare qualche battito a Remus.
D'improvviso si rese conto che Harry e gli altri avevano ragione, che non era destinato a essere solo per sempre e che un giorno avrebbe trovato una compagna per dividere la sua vita.
"Poi vediamo, ora dormi!" rispose Remus, rimboccandole dolcemente le coperte.
La piccola si addormento nel giro di pochi minuti, stanca da tutte le emozioni e gli avvenimenti della giornata. Remus invece rimase sveglio a guardare i due bambini profondamente addormentati.
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il golden trio al tempo dei Malandrini
Fanfictionuna storia a cavallo tra due tempi che si incontrano, quello dei Malandrini e quello dei nostri eroi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si trovano a passare il settimo anno insieme ai Malandrini.