CAPITOLO 10 UN PROBLEMA è RISOLTO

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Sirius non ne poteva più di correre per il castello come un oca senza testa ma non poteva fare altro. Decisamente quando tutto sarebbe tornato a posto avrebbe dormito per un paio di giorni. Si rimise in tasca lo specchio, pregò mentalmente che James stesse bene e fosse in grado di cavarsela da solo fino a che non faceva ragionare Remus e corse dalla Evans chiedendosi cosa poteva dirle e cosa No.

Tra le cose da non dirle c’erano che James fosse in un luogo non bene identificato a causa di uno specchio magico e che Remus fosse un lupo mannaro anche se forse questo dettaglio lo avrebbe scoperto da sola se non si fossero dati una mossa. Anche che Remus fosse scappato a causa del racconto della morte del fratello di James non era un argomento da toccare e la mappa del malandrino era decisamente un tabù.  Sirius sbuffò cercando di inventare bugie abbastanza credibili da raccontare alla Evans nei pochi secondi che lo separavano da lei.

Nel frattempo, in una buia e desolata prigione un ragazzo guardava fuori dalla finestra per scorgere i primi raggi di luna che non si decideva a sorgere.

Aveva pensato con cura a cosa chiedere alla stanza per essere sicuro che ne Sirius ne James potessero immaginarlo ed entrarci e il risultato era quella prigione che rifletteva alla perfezione il suo stato d’animo. Era stato Silente a suggerirgli la stanza delle necessità invece che le segrete.

“Penso che sarebbe più appropriata e comoda. Diciamo che sarebbe la stanza che tu vorresti. Immagino tu comprenda cosa intendo.”

Così aveva detto il vecchio preside prima di salutarlo. Non poteva immaginare quanto bene Remus conoscesse quella stanza. In quella stanza per tre lunghi anni Sirius, James e Peter si erano duramente allenati per diventare animaghi. Sempre in quella stanza avevano disegnato la mappa del malandrino e messo a punto centinaia di piani per folli scherzi che avevano quasi sempre portato loro a lunghe punizioni con praticamente tutti i professori del castello. Quando era lì con gli altri malandrini quella stanza era però totalmente diversa. Un brivido lo scosse e Remus non seppe dire se si trattasse del freddo o di qualcosa di diverso, nostalgia forse.

Anche lo specchio lo aveva abbandonato. James prese a calci quella che sembrava essere una parete per sfogare la sua rabbia. Prima la mappa che non serviva a nulla, e ora anche lo specchio. Decisamente quello non era il suo giorno fortunato.

Si lasciò cadere seduto e si mise a studiare il nuovo arrivato in attesa che si riprendesse. Era sbucato dal nulla, come materializzato. Aveva i capelli rossi che ricadevano lunghi sulle spalle. James si chiese se forse era a causa sua se si trovavano li..

Dopo un attesa che James non seppe quantificare il rosso aprì gli occhi, erano azzurri e alquanto inespressivi, ricordavano quelli di Peter.

“E tu saresti?”

Chiese il cercatore al nuovo arrivato che si mise a fatica a sedere. Sembrava sperduto almeno quanto lui. Decisamente rinchiuderli in quel posto non era stata una sua idea.

“Non so se posso dirtelo..”

Rispose il nuovo arrivato guardandosi intorno per analizzare quel posto strano.

La risposta era suonata parecchio strana a James, ma quest’ultimo non demorse.

“Come sei arrivato qui?”

Provò a chiedere allora James.

“Non lo so di preciso..”

Niente da fare, il ragazzo aveva evitato ancora una volta di rispondere.

“Ti ha portato lo specchio?”

Chiese James sperando che cominciasse a fidarsi di lui.

il golden trio al tempo dei MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora