CAPITOLO 62PUNTO DI SVOLTA

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CAPITOLO 62
PUNTO DI SVOLTA

James si svegliò di soprassalto da quello che poteva considerarsi senza pensarci troppo su il peggiore dei suoi incubi, agitato e sudato. La fronte bruciava dalla febbre e la gola sembrava chiusa, sbarrata, incapace di far passare anche solo un filo d'aria. Aveva bisogno di acqua, certo, ma anche di calmarsi. Istintivamente porto lo sguardo alle sue braccia, ma non trovò segni di ferite. Non come quelli che credeva di essersi procurato e che gli erano sembrate dannatamente reali. Era stato tutto un sogno, aveva solo sognato di morire. Ad ogni modo, era la prima volta che un sogno gli sembrava così reale da provocargli attacchi di panico. Faticosamente si mise a sedere e si passò una mano sulla fronte. Scottava, certo, ma almeno non aveva le vertigini ne nessuno di quei fastidiosi sintomi che lo avevano tormentato poco prima. Il ragazzo rimase un po' fermo, guardandosi intorno e ringraziando il cielo di essere vivo. Tuttavia, doveva fare qualcosa, oppure il suo incubo sarebbe presto divenuto realtà.

Grazie a tutto il proprio autocontrollo, si impose di calmarsi. Doveva ragionare come un auror, non come un ragazzino spaventato, proprio come gli aveva sempre insegnato suo padre. Erano passate molte ore e non si era ancora visto nessuno, ne nemici ne soccorritori. Ormai era evidente che non c'era nessun carceriere di guardia e che il posto doveva essere talmente sperduto che nessuno aveva sentito le sue urla. La prima cosa da fare era sicuramente esplorare la zona, per cercare una via di fuga. Non sapeva in che zona si trovasse, ma sapeva bene che le grotte di solito avevano più uscite e che forse ne poteva esistere una che faceva al caso suo.

James raccolse tutte le forze rimaste, poi provo a issarsi in piedi. L'operazione fu complicata e terribilmente dolorosa, ma alla fine riuscì nell'intento. Dato che non poteva vedere bene dove stava andando per via della poca luce, si lasciò guidare dal suo istinto, proteggendosi il viso con le mani. Vagò per diverso tempo, senza avvertire nessun cambiamento fino a che non sentì l'aria fredda colpirgli il viso facendolo rabbrividire ancora di più. Il ragazzo si illuminò, sollevato. Se quella che sentiva era davvero una brezza allora doveva essere vicino ad un'uscita o quanto meno ad una fenditura del terreno. Non potevano esserci altre alternative. Senza indugio si mosse in quella direzione, senza riuscire a vedere ad un palmo del suo naso. Man mano che procedeva l'aria si faceva sempre più fredda, segno evidente che stava andando nella direzione giusta. Quando una sferzata di pioggia lo colpì sul viso, James ebbe la conferma che aveva raggiunto il suo obiettivo. La gioia tuttavia non durò a lungo. Improvvisamente il terreno si fece scivoloso ed accidentato ed il ragazzo perse l'equilibrio, ruzzolando per diversi metri e finendo per sbattere addosso ad un grosso tronco secolare. L'unico motivo che gli permise di non perdere i sensi fu il profondo dolore che lo colpì ad una gamba, rimasta incastrata sotto quello che poteva essere una radice o un grosso sasso. James tossì a lungo, incapace di muoversi. Aprì piano gli occhi per controllare dove fosse finito e vide la luna, brillare sopra la sua testa in mezzo ai rami che si slanciavano verso il cielo. Sul suo viso si disegnò un sorriso, alla fine era riuscito ad uscire dalla sua prigione. La fitta di dolore alla gamba destra, che si doveva essere rotta nella caduta, gli ricordò che non era ancora tempo di gioire. Usando tutte le sue forze riuscì a liberarla dalla morsa, dopo James provò a muoverla con scarso successo, senza tuttavia scoraggiarsi. Non era sfuggito alla grotta per morire di freddo nella foresta e finire con il diventare la cena di qualche grosso e poco socievole animale selvatico. Se avesse avuto con sé la sua bacchetta avrebbe potuto assumere l'aspetto di un cervo e muoversi più agevolmente e senza destare l'attenzione dei predatori, tuttavia la sfortuna continuava ad essere dalla sua parte. Gli sarebbe toccato attraversare quell'infinita distesa di alberi a piedi, riuscendo a trovare aiuto prima di svenire ancora, definitivamente vinto dal dolore e dalla stanchezza. Facendo nuovamente appello a tutta la sua forza di volontà riuscì a trascinarsi bocconi per diverse centinaia di metri prima di perdere conoscenza, sconfitto dalla febbre, dalla gamba rotta e da tutte le ferite che aveva addosso. L'ultimo pensiero, prima di chiudere gli occhi fu per Lily e per Harry, convinto che non avrebbe più potuto vederli. Si chiese come avrebbe fatto il suo bambino a nascere e se la donna di cui era irrimediabilmente innamorato avrebbe sposato un altro, finendo per dimenticarlo. Pensò anche a Remus, a Sirius, a Regulus e ai suoi genitori. Tutti loro dovevano essere disperati, lui aveva provato a tenere duro ma alla fine era crollato.

il golden trio al tempo dei MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora