CAPITOLO 65DI CORSA AL SAN MUNGO

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CAPITOLO 65
DI CORSA AL SAN MUNGO

Harry e gli altri solcavano i corridoi del castello a testa bassa, sbuffando e cercando di dimenticare il più possibile quella terribile giornata che stava finalmente giungendo al termine. La versione adulta di Sirius camminava in mezzo a loro, questa volta trasformato in uomo. L'aspetto canino era un ricordo da quando Silente gli aveva comunicato che la sua nomina di professore di Difesa Contro le Arti Oscure era ormai ufficiale. Avevano firmato qualche carta e si erano stretti la mano, senza fare nessun commento in merito alla questione. Nessuno dei due uomini aveva voglia di parlare dei motivi che avevano spinto Silente a prendere quella decisione: se Bellatrix non si fosse messa in mezzo forse Anderson e James sarebbero stati ancora al castello, vivi. Per tutti gli studenti il nuovo professore si sarebbe chiamato Nathan Grey, un lontano parente dei Black. Harry, Hermione, Neville e Ron erano stati da subito entusiasti della notizia e persino Ginny aveva abbozzato un sorriso commentando cinicamente che chiunque sarebbe potuto essere un professore migliore di Bellatrix Black. Dopo tutto quello che aveva passato, per l'animagus era una bella rivincita poter insegnare ai giovani maghi, da uomo libero. Sirius aveva sorriso, triste, ma non aveva risposto. Era felice che Silente gli accordasse tutta quella fiducia, ma lo considerava solo un lavoro che gli dava la possibilità di stare al castello con i ragazzi. La cosa che gli premeva di più era la loro sicurezza, nient'altro. Nei giorni precedenti aveva parlato anche di quello con i signori Potter, assicurando loro che si sarebbe preso cura di Harry. Robert e Dorea l'avevano invitato a cena, dicendo che avevano molte cose di cui discutere. Lui ci era andato insieme ad Harry curioso ed insieme preoccupato. Avevano parlato a lungo, di tutto quanto quello che era accaduto negli ultimi tempi e di quello che sarebbe successo nel futuro. Alla fine Sirius aveva narrato loro la sua triste storia, cercando di trascurare i dettagli peggiori. Robert aveva ascoltato in silenzio, mentre Dorea gli stringeva forte la mano. Era orribile tutto quello che Sirius ed Harry avevano dovuto sopportare a causa di quella stupida guerra che loro non erano riusciti a fermare. Verso la fine della cena il discorso era caduto sul piccolo Teddy, che ridacchiava contento nel seggiolone. Era troppo piccolo per rendersi conto di quello che gli accadeva intorno. Decisamente questo era un bene.

"Lo porterete di nuovo al castello?" aveva chiesto la madre di James, senza nascondere la paura di non vedere più quel bimbo così allegro gattonare contento per casa.
In quei giorni tristi quel bambino era stata la sua unica fonte di gioia. Pensare a lui aveva tenuto lontani i brutti pensieri. Tutti quanti. Era come se fosse tornata nel passato, quando James era piccolo e Steve era ancora con loro. Non averlo più in giro per casa avrebbe voluto dire piombare di nuovo in quel tunnel di disperazione, con quel dolore che le attanagliava il cuore e che sapeva così tanto di fallimento.

"Non c'è più Bellatrix, abbiamo anche ritrovato il medaglione dei Black tra le cose di quella pazza.. non c'è più nulla da temere per lui. Al suo papà farà bene rivederlo." Aveva affermato Harry, sicuro, mettendosi a giocare con la manina di Teddy, che sgambettava felice.
Dorea aveva sospirato forte, Robert aveva preso a guardare il pavimento. Sirius si era accorto dell'improvviso mutamento ed era subito intervenuto. Riusciva benissimo a capire lo stato d'animo di quelli che erano diventati i suoi genitori. Anche lui avrebbe reagito così se qualcuno avesse cercato di portargli via Harry.

"Remus non è suo padre, non quello vero almeno. Forse dovremmo lasciarlo qui." Aveva sospirato Sirius senza staccare gli occhi dal piccolo.
A quelle parole i signori Potter si illuminarono. Harry lo aveva guardato perplesso. Si fidava completamente del suo padrino, eppure quella volta non riusciva a capire dove voleva arrivare. Remus e Dora avevano affidato a lui il piccolo, era lui a doversene occupare. Nessun altro.

"Per noi non c'è problema. Dorea?" aveva chiesto Robert, voltandosi frenetico verso la moglie. La donna aveva sorriso, nervosa.

"No, affatto.." aveva sussurrato lei, annuendo.

il golden trio al tempo dei MalandriniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora