CAPITOLO 68 RICORDI DI MISSIONE - LA GROTTA SUL PROMONTORIO DEI BRUTTI

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CAPITOLO 68

RICORDI DI MISSIONE - LA GROTTA SUL PROMONTORIO DEI BRUTTI RICORDI

Remus entro nella stanza del professore, strizzando appena gli occhi per abituarli l'oscurità che lo attendeva all'interno. Le tende, tanto spesse da non far passare nemmeno un raggio di sole oppure di luna, erano ben tirate. Probabilmente nessuno avrebbe cercato di sbirciare dalla finestra, ma non si poteva mai sapere. Se Malocchio Moody aveva insegnato qualcosa ai suoi ragazzi era stato che la prudenza non è mai troppa. Meglio abbondare correndo il rischio di sfiorare la paranoia piuttosto che piangere per anni troppa imprudenza.

Sulla scrivania del professore c'era una mappa con diversi cerchi rossi, numerosi croci e persino qualche nota a margine. Frasi confuse, parole lasciate a metà o persino cancellate. Accanto alla mappa spiccava una piccola agenda malconcia dall'aria innocente sulla quale Hermione segnava in modo maniacale ogni più piccolo dettaglio dei luoghi che avevano esplorato fino a quel momento. Grotte, case disabitate e vecchi casolari abbandonati. Ogni posto che era stato visto, così come ogni oggetto strano nel quale si erano imbattuti era stato catalogato con attenzione. C'era persino qualche pagina dedicata alle persone che avevano incontrato. Hermione e Lily prendevano nota di ogni particolare insolito che potesse servire da indizio. Tipi strani, frasi dubbie. Su quel piccolo quaderno di pelle nera ogni dettaglio strano vi trovava posto. Se qualcuno lo avesse trovato avrebbe potuto ricostruire tutto il loro lavoro, oppure scriverne una lunga storia, a tratti avventurosa ed a tratti noiosa, da raccontare ai bambini quando non volevano dormire.Persino un tipo preciso come Remus all'inizio aveva trovato tutto questo piuttosto maniacale ma alla fine aveva dovuto convenire che si trattava del modo più sicuro per procedere senza correre rischi. Ad ogni modo questo sistema, così come le assidue ricerche di James in biblioteca, fino a quel momento non erano servito a nulla. Più il tempo passava e più la ricerca diventava frenetica.

Il primo posto esplorato era stata la grotta in cui Harry era stato con Silente, qualche settimana prima. La visita era stata programmata appena qualche giorno dopo il ritorno di James dal San Mungo.

Il ragazzo, sebbene inizialmente ritroso a tornare nel luogo in cui aveva perso il suo preside e mentore, alla fine aveva finito con l'insistere per andarci da solo per non mettere in pericolo la vita di nessuno. Nessuno era riuscito a fargli cambiare idea. Non le proteste assennate di Hermione, nè quelle isteriche di Ginny. Harry era stato irremovibile e testardo. Sirius tuttavia aveva finito con il dimostrare di essere più testardo di lui. 

Ron li aveva guardati allontanarsi sorridendo appena. Nessun altro avrebbe potuto tenere testa ad Harry, fatta eccezione del suo padrino.

"Perchè hai quell'espressione così stupida, Ron? Hai idea di quanto sia pericoloso? Quell'idiota finirà per farsi ammazzare davvero questa volta!" aveva esclamato Ginny senza prendere fiato. La ragazza si tormentava ossessivamente un filo della sciarpa che portava al collo, cercando di nascondere le sue paura. Era stanca di vedere il ragazzo che aveva partire senza di lei, ma anche abbastanza rassegnata al fatto che fosse inevitabile.

Ron non aveva osato fiatare, si era limitato ad abbassare la testa per sfuggire allo sguardo assassino della sorella. Andare contro la furia di Ginny era insensato e folle.

I due maghi avevano camminato in silenzio mentre si dirigevano oltre i confini del castello, ignari di quello che stessero facendo o pensando gli altri. Sebbene non li avesse visti, Harry poteva ben immaginare gli sguardi preoccupati ed irritati di Hermione e Ginny, lasciate indietro. Anche a Ron quella situazione non doveva essere andata a genio, eppure il ragazzo era certo che l'amico alla fine avrebbe capito. Sapeva che la sua paura era insensata e folle - e che probabilmente quella grotta era tutto tranne che maledetta, non ancora almeno - eppure non poteva farci nulla. Sarebbe dovuto andare da solo, quella avrebbe dovuto essere la scelta più prudente.

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